Astana, la città del futuro

Astana

La città del futuro

Una città futuristica sta nascendo nel cuore dell’Eurasia,

la nuova capitale dello stato del Kazakistan.

Voluta dal suo presidente, Nursultan Nazarbayev,

per celebrare la potenza crescente della sua Nazione.

Il progetto è opera del giapponese Kisho Kurokawa,

all’insegna di una esplosione di stili,

tra grattacieli, piramidi, un «tendone»

e una foresta per proteggerla dai venti…

Nel 1824 un gruppo di cosacchi siberiani provenienti da Omsk fondò una fortezza sul fiume Ishim. Questa diede origine alla città di Akmolinsk, che rimase a lungo una cittadina di poca importanza. Ma negli anni cinquanta del secolo scorso Krusciov scelse la zona per un importante progetto “per lo sfruttamento delle Terre Vergini” e così l’importanza di questa cittadina crebbe improvvisamente. Nel 1961 la città venne ridenominata Tselinograd (o Città Vergine) ed eletta capitale del Territorio delle Terre Vergini Sovietiche (Celinnyj Kraj). Durante il periodo sovietico, Tselinograd è stata soprattutto un centro di buona produzione di mais e frumento, ma anche di bestiame, latte e lana. C’era anche una miniera e una frabbrica per la produzione di automobili.

Nel 1991 il Kazakistan divene indipendente da Mosca. Strade e piazze, tutte intitolate a eroi sovietici o a avvenimenti della storia sovietica, vengono ribattezzate con nomi kazaki. Anche alla città viene cambiato il nome: diventa Aqmola. Ma non è finita.

Pochi anni dopo Aqmola viene indicata come nuova capitale del nuovo stato del Kazakistan, in sostituzione di Almaty, polverosa città nel sud del Paese. Ambasciate, rappresentanze, banche e uffici devono spostarsi a Aqmola, che tanto per cambiare viene ribattezzata ancora una volta e diventa Astana.

Le ragioni del trasferimento della capitale da Almaty a Astana furono diverse.

Il Kazakistan inizia a risollevarsi dalla crisi economica dell’inizio degli anni ’90 grazie alle sue immense risorse energetiche. Il paese ha grandi quantità di petrolio e gas naturale. Secondo le stime dell’OPEC solo dieci paesi vantano riserve maggiori. Nel 2006 il Kazakisan ha prodotto circa 1,5 milioni di barili (226,70,000 m3) >al giorno di petrolio e un totale (in 12 mesi) di 23,5 miliardi di metri cubi di gas naturale.

Il Kazakistan è anche il secondo paese al mondo per riserve di uranio, cromo, zinco e piombo, il terzo per manganese, il quinto per rame e tra i primi dieci per oro, acciaio e carbone. Per non farsi mancare nulla, questo paese centroasiatico è anche un buon esportatore di diamanti. Praticamente una ricchezza immensa. Il migliore dei passaporti che una nazione possa presentare all’inizio del XXI secolo. Ed e’ per questo che la classe dirigente vuole costruire una capitale all’altezza delle rinnovate ambizioni nazionali.

Il Presidente Nazarbaev ha ritenuto Astana una capitale migliore di Almaty, troppo distante dalle vie commericali e di comunicazione che attraverso la Russia portano direttamente in Europa. Inoltre lo spostamento verso nord permette anche di avere una capitale al centro della steppa kazaka, e più o meno del paese. Altri invece hanno interpretato questa mossa come un tentativo di allontanare il centro decisionale del paese dai confini con la Cina (Almaty dista appena una sessantina di chilometri dal gigante asiatico) ed avvicinarlo, ai fini di un maggiore controllo, alle regioni del nord, abitate in maggioranza da russi che potrebbero chiedere l’annessione alla madrepatria. Inoltre Almaty è anche una zona sismica, per cui molti sostennero che costruire lì nuovi edifici sarebbe stato estremamente più costoso. Probabilmente tutte le ragioni hanno avuto un peso nella decisione.

Astana è una città dal nome altisonante, perchè in lingua kazaka significa per l’appunto “capitale” o, più precisamente, visto che i kazaki sono tradizionalmente un popolo nomade, “il posto dove vengono prese le decisioni”.

Il giorno del compleanno del presidente Nazarbayev, che governa ininterrottamente il Paese dal 1991, è stato scelto come giorno di festa della capitale.

Astana, nel 1998 una città di 300mila persone, nel 2003 era salita a mezzo milione, e si calcola che per il 2012 raggiungerà il milione. Oggi i due terzi degli abitanti sono di etnia russa, discendenti dei “coloni” insediatisi nelle “Terre Vergini”, e il restante soprattutto di etnia kazaka, ma anche ucraini e tedeschi. Quest’ultimi, anch’essi lontani discendenti di coloni. La minoranza tedesca e’ quella piu’ vicina culturalmente e storicamente a quella russa.

Le temperature ad Astana sono tra le piu’ estreme del mondo. L’estate fa caldo: tra i 20 e i 35 gradi. L’inverno e’ lungo, nevoso e freddissimo: -15 gradi, eccezionalmente -30, con venti gelidi che spazzano la steppa.

Il Kazakistan, il piu’ grande dei cinque paesi centro-asiatici ex sovietici, sta rasformando la sua capitale in uno strano e affascinante sogno urbanistico del XXI secolo. Una città ideale, un insediamento urbano ideato secondo un progetto urbanistico razionale, che segue un metodo scientifico. La costruzione e’ gia’ cominciata. Alcuni l’hanno definita la futura ‘Dubai della steppa’, ma in realta’ nonostante gli enormi capitali investiti non ha nulla in comune con l’opulenza “americana” sempre sopra le righe degli Emirati Arabi.

Chi ha voluto questo ambizioso progetto intende far cambiare idea a chi pensa che i tentativi del Novecento avessero dimostrato che le città-utopie non funzionano in quanto “non umane”, cioe’ che essendo pianificate a tavolino non possono essere a misura d’uomo.

Infatti la nuova Astana è una città disegnata per essere una grande capitale, ma anche una citta’ rivoluzionaria, un’opera umana che riesca a vincere la battaglia con la natura rimanendo sostenibile.

Lontane parenti di questo eccezionale esperimento sono le mussoliniane Sabaudia e Latina, l’australiana Canberra, la Brasilia di Oscar Niemeier e l’indiana Chandigarth di Le Corbusier, tutte città programmate a tavolino dagli architetti piuttosto che sbocciate naturalmente dal libero aggregarsi degli individui sulle vie commerciali della storia.

Quindi Astana e’ solo l’ultima delle città utopiche. Forse è stata voluta per dimostrare a tutto il mondo (addirittura prima che il film ″Borat″ di Ali G uscisse nelle sale di tutto il mondo) che il Kazakistan è uno Stato importante, da non ridicolizzare, ma anzi tra le potenze energetiche più influenti del pianeta, e pronto a far pesare i suoi assets per salire finalmente i gradini della gerarchia mondiale ed accomodarsi nella comoda poltrona che gli spetta: al centro dell’Eurasia, e quindi, nel XXI secolo, al centro del mondo intero, con i rubinetti energetici saldamente nelle proprie mani.

Vincitore del concorso architettonico è stato il giapponese Kisho Kurokawa, architetto di fama internazionale, teorico nel 1958 della “Transizione dall’Era della Macchina all’Era della Vita” e fondatore nel 1960 il Movimento Metabolista. Kurokawa da sempre predica, per l’architettura e lo sviluppo umano, l’ecologia, la sostenibilità, la simbiosi, e per decenni ha creato progetti architettonici eco-friendly e sostenibili.

L’attuale chief planner, Vladimir Laptev, ha affermato dal canto suo di voler dar vita a una Berlino in stile Euroasiatico, cercando di evitare di creare una capitale meramente amministrativa come l’australiana Canberra.

Per prima cosa si è proceduto a un kosmeticesky remont, un restauro cosmetico, come usano dire i russi: in pochi mesi stucchi e intonaci scrostati sono stati ricoperti da gusci di plastica verniciati con tenui colori pastello.

Astana è stata sviluppata lungo due vettori naturali: il fiume Ishim e la ferrovia che collega il Sud del Paese con il Nord, la Russia e attraverso la Russia con l’Europa. Un progetto che si allontana dalla tradizionale struttura radiale, dove le periferie si sviluppano ad anelli concentrici attorno a un centro storico. Kurokawa è infatti uno dei primi architetti ad aver infranto questa consuetudine.

Astana è costruita a settori: tanti quartieri uno in fila all’altro, il primo industriale, attorno alla stazione, così da sfruttarne le possibilità di trasporto. Quindi le aree residenziali con parchi. Infine una nuova amministrazione del governo e un quartiere per diplomatici tra il fiume e il centro della città.

Al centro della città rimane il grande Viale della Repubblica, dove come in ogni capitale che si rispetti si trovano innumerevoli caffè, negozi, ristoranti, pub, discoteche e anche qualche casinò.

Anche l’escursione termica, che come detto è di circa 70 gradi (da -40 a +30), ha posto non pochi grattacapi ad architetti e urbanisti. Però non si sono demoralizzati, e sono riusciti a far convergere le necessità di una città come Las Vegas a quelle di una come Ottawa.

Kurokava e gli altri architetti hanno deciso letteralmente di domare la natura. Per prima cosa creando una gigantesca foresta, che dovrà mitigare la siccità della zona e formare una barriera al vento della steppa. Per risolvere il problema della penuria di acqua è stato costruito un sistema di fogne che permette il riutilizzo dell’85% dell’acqua per l’agricoltura e l’irrigazione delle foreste.

Oltre a Kurokawa, alla corte del Presidente Nazarbayev è stato chiamato un altro grande dell’architettura mondiale: il britannico Norman Foster, già autore del Palazzo della Pace e della Conciliazione di Astana. Il suo progetto più sorprendente, probabilmente senza precedenti nella storia dell’uomo, è una gigantesca tenda, la Khan Shatyry, alta 150 metri e con una base ellittica di 300 metri, capace di coprire un’area di 100 mila metri quadrati. Sotto il tendone ci sarà un parco, un fiume navigabile, un centro commerciale, un minigolf e una spiaggia! La copertura sarà fatta di etfe, uno speciale tessuto dalle proprietà altamente flessibili che, assieme a complessi sistemi di ventilazione, assicureranno alla mini-città una temperatura costante attorno ai 20 gradi per tutto l’anno. Le attività possibili al di sotto del “tendone” andranno dal nuoto alle terme alla visita ai giardini botanici. Insomma: un’oasi di eterna primavera nel cuore dei gelidi inverni centroasitici!

La nuova capitale del Kazakistan spazierà su un’area di 710 chilometri quadrati, gigantesca, se si considera che Mosca, capitale da 11 milioni di abitanti, è grande circa mille chilometri quadrati. Ma le dimensioni della creatura non preoccupano il suo architetto Kurokawa, che in un’intervista ha dichiarato:

“Penso che le città debbano essere la somma di varie componenti: progettando Astana ho rifiutato l’idea di un layout che fosse completo in se stesso: il mio primo pensiero è stato di disegnare una città che fosse capace di crescere e di espandersi“.

Come una creatura vivente.

Al momento Astana giace a nord del fiume Ishim, ma secondo la volontà di Kurokawa il fiume diventerà gradualmente il centro della città, un centro di gravità che si muoverà verso sud:

“Nel futuro Astana giacerà sulle rive di un fiume che, come la Senna a Parigi e il Tamigi a Londra, scorrerà nel centro della capitale. Il fiume Ishim unirà natura e civiltà, città e ambiente, e diventerà un simbolo di Astana. Il mio progetto vuole utilizzare l’infrastruttura esistente integrando i palazzi del periodo sovietico: ho pensato a una simbiosi tra la vecchia città sovietica e il nuovo piano, una simbiosi tra l’acqua, come elemento naturale, e la città in quanto elemento artificiale“.

Il risultato sarà una fusione di moltissimi stili differenti — antichi, moderni e futurstici, dall’imponente architettura sovietica a piramidi, chiese, moschee, obelischi, archi, grattacieli a vetri e grattacieli ondulati come miraggi nel deserto.

Ancora più importante, si vuole creare una città sostenibile, l’unica pensabile per il prossimo millennio.

Per il 2030, tutto dovrebbe essere completato, ed allora potremo visitare la Città del Futuro.

Approfondimenti (altre fonti):

Alessio Fratticcioli

About Alessio Fratticcioli

Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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