Thailandia, l’orrore nel tempio

Il “paese dei sorrisi” sconvolto da un’orribile scoperta. Un numero imprecisato di feti umani, dai 300 ai 2 mila a seconda delle diverse fonti, sono stati ritrovati in un tempio di Bangkok, il Wat Phai Ngern. Il paese intero e’ scioccato.

BANGKOK – Un forte odore aveva attirato la polizia al tempio Wat Phai Ngern, nella città vecchia di Bangkok. Senza troppe difficolta’, in una camera mortuaria del tempio le autorità thailandesi hanno ritrovato centinaia e centinaia di sacchetti di plastica bianca, in una fila allestita con grande cura. Ogni sacco era stato annodato in alto e conteneva i resti di un feto abortito di diverso peso e dimensione. Il tenente colonnello della polizia Kanathud Musiganont ritiene che alcuni feti siano stati nascosti nella camera mortuaria – dove generalmente sono tenuti i cadaveri  in attesa di  cremazione – per addirittura un anno.

VIZI PRIVATI E PUBBLICA MORALE – Anche se la Thailandia è una rinomata meta per il turismo sessuale, con un industria del sesso che secondo alcune fonti conta addirittura un milione di lavoratrici, molti thailandesi sono decisamente conservatori in materia sessuale e la Sangha, la comunita’ dei monaci buddisti, che detiene un fortissimo potere di guida morale su questa nazione del sud-est asiatico, e’ decisamente contraria alla liberalizzazione dell’aborto per motivi morali, in quanto il buddismo vieta ogni tipo di uccisione. Per queste ragioni in Thailandia l’aborto è illegale, salvo in tre condizioni – se una donna viene violentata, se la gravidanza influenza la sua salute o se il feto è anormale. Secondo la legge attuale, per un aborto che non rientra nei sopracitati tre casi, una donna rischia fino a tre anni di reclusione. Una pena massima di sette anni è prevista per coloro che eseguono interruzioni della gravidanza. Nei casi in cui l’aborto provoca la morte della donna, il responsabile rischia una pena di 20 anni. Come nell’Italia di qualche decennio fa, anche nella Thailandia di oggi le donne ricche possono andare ad abortire in impianti sicuri, ma la stragrande maggioranza delle donne thailandesi in caso di bisogno e’ costretta a rivolgersi a cliniche abortiste piu’ o meno clandestine che potrebbero mettere in serio repentaglio la loro salute.

SDEGNO PUBBLICO E REAZIONE ISTITUZIONALE – I primi risultati della scioccante scoperta dei feti sono stati il disgusto generale dell’opinione pubblica e le richieste di modifica della legislazione anti-abortista. Attivisti, ONG, una parte della societa’ e dei media hanno immediatamente chiesto modifiche legislative. “Il mondo è cambiato, ma a quanto pare la legge thailandese no“, ha scritto un lettore in una lettera inviata al Bangkok Post. Come risposta, il primo ministro Abhisit Vejjajiva ha dichiarato che il suo governo ha discusso a fondo la questione, concludendo che “le leggi esistenti sono adeguate e sufficientemente flessibili e non c’è necessità di modificarle o aggiungere di nuove, ma è importante che i bambini ei giovani vengano educati in questo materia attraverso una campagna di educazione sessuale”. In pratica, Abhisit ritiene che il suo governo debba fare di più per evitare gli aborti clandestini ma che non debba rivedere le leggi vigenti. Secondo il primo ministro, gli aborti clandestini vanno combattuti con uno sforzo educativo. Il ministro della Salute Jurin Laksanavisith, interrogato dai giornalisti, ha detto che circa 1 milione di donne thailandesi rimangono incinte ogni anno, con 60.000 aborti naturali e circa 80.000 aborti legali. Non ha fornito alcuna stima per il numero di aborti illegali ma, in appoggio della linea del Primo Ministro, ha sostenuto che combattere gli aborti illegali “richiede sforzi sia da parte sia il governo sia da parte del settore privato per promuovere una migliore comprensione di sesso tra i giovani“. Anche secondo Suriyadeo Tripathi, direttore del Thailand’s National Institute for Child and Family Development, l’educazione sessuale deve essere migliorata, in quanto i giovani sarebbero vittime di messaggi contrastanti. “Da un lato, si vedono molte campagne che cercano di promuovere il sesso sicuro”, ha detto Suriyadeo, “ma, dall’altro, un sacco di gente ancora incoraggia fortemente l’astinenza e mantiene un forte stigma sociale contro il sesso prematrimoniale”.

VERSO UNO SBOCCO LIBERALE? – Tuttavia, in questi giorni per strada non si parla d’altro e sono stati tanti i lettori arrabbiati che si sono permessi di criticare il governo dalle colonne dei giornali, attribuendo la responsabilita’ di quanto accaduto nel Wat Phai Ngern direttamente alle leggi anti-abortiste. Con un’opinione pubblica cosi’ scioccata e con un governo e un paese intero che sentono di aver ‘perso la faccia’ per una questione che i paesi occidentali hanno sostanzialmente risolto decenni orsono, sembrerebbe che, nonostante le affermazioni del Primo Ministro, anche la tradizionalista ma pragmatica Thailandia sara’ presto costretta a legiferare sull’aborto in modo piu’ liberale.

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Alessio Fratticcioli

About Alessio Fratticcioli

Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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