La Scimmia d’Oriente: intervista a Marco Ferrarese (Parte 4)

Italiani in Asia – Eccoci alla quarta parte della nostra chiacchierata con Marco Ferrarese. Fotografie di Kit Yeng Chan.

(Alla prima parte) 

(Alla seconda parte)

(Alla terza parte)

Bene Marco. In questa parte di intervista vorrei parlare di temi un pizzico meno personali e più generali, che possano essere d’aiuto agli italiani che stanno ponderando l’idea di trasferirsi in Asia. Innanziutto, com’e’ l’isola di Penang e com’e’ la Malesia? Le consiglieresti?

Secondo me Penang e’ il posto migliore per vivere in MalesiaPenang e’ bella, calda, lussureggiante, e allo stesso tempo non le manca nessuna comodità occidentale! Inoltre, in quest’isola per me si possono degustare i piatti migliori di tutta l’Asia. E’ anche il posto con la maggiore presenza cinese nel paese, ma apprezzo moltissimo che l’inglese sia la seconda lingua, e che, ad esempio, si possa andare al cinema vedendo i film in lingua originale. Penang era, prima di Malacca, un importantissimo porto coloniale, e la sua costruzione e cultura ne ricorda questo passato multicolore e cosmopolita. Georgetown per me e’ un gioiello coloniale conservato ancor oggi come poteva essere cento anni fa: quando sono arrivato qua dalla Thailandia per la prima volta nel 2008 mi ha letteralmente stregato! Allo stesso tempo, l’isola ha subito un enorme boom industriale, facendo la fine dei tipici moloch del progresso asiatico: decine di centri commericali tutti uguali dove le persone fanno a gara per mostrare la propria ricchezza e le donne sfigurano se non munite di dieci centimetri di tacco e minigonne da urlo. C’e’ un po’ tutto quello che ti aspetti dal sudest asiatico, con in piu’ una componente turistica molto (troppo) laid back e dominata dalle idee dei grandi mercati asiatici, Honk Kong e Taiwan in primis. Penang e la Malesia ospitano anche una florida scena musicale alternativa, che si esprime soprattutto con grugniti di bestiale ultracore, thrash, death e black metal. Anche io ora sto suonando coi WEOT SKAM, ed e’ possibile andare a vedere concerti punk e metal anche tre volte al mese.

Per concludere, la Malesia e’ un paese interessantissimo culturalmente e con una natura incredibile. Soprattutto ad Est, nella parte piu’ tradizionale e musulmana, il mare, le isole e le tradizioni sono meravigliose, antiche e perfettamente conservate. Il Borneo, un discorso a parte, e’ un altro posto interessantissimo, dove altre culture e razze a parte le tre dominanti (cinese, malay e indiana) la fanno da padrone.

Bene. Ci hai detto molte cose positive della Malesia. Pero’ mi e’ capitato di parlare con diversi turisti che la pensano diversamente. Come mai? Che ne pensi? Quale sono a tuo avviso i problemi principali per un turista in Malesia?

Il problema principale sta nel fatto che, a differenza di altre nazioni sudest asiatiche dove i locals hanno bisogno del soldo del turista bianco, i malesi sono piu’ ricchi, riservati e non hanno interesse ne’ troppa voglia di curarsi di turisti e saccopelisti occidentali. E dunque non appaiono tanto ospitali quanto i locals in altri paesi. Questo crea tantissimi commenti negativi sul paese. Addirittura, molti turisti si lamentano perche qui la birra qua costa piu’ che in altri paesi (per via delle tasse imposte dal governo). Se quindi cercate l’Asia su misura del bianco che trovate in Thailandia e oramai persino in Cambogia, le guesthouse superospitali con il ragazzetto che vi vende la marijuana imbevuta di robaccia chimica a 5$, la Malesia non vi piacerà. Questo e’ un paese da raschiare, setacciare, in cui bisogna stare a lungo per creare dei contatti veri e duraturi con gli abitanti, e capirne la cultura. La Malesia, dopo Singapore, e’ la nazione del sudest asiatico piu’ ricca e opulenta, sebbene a zone e a tratti. Esiste uno spaccato tra zone rurali dove la gente vive in assembramenti urbani di 5/20 case, e aree urbane con supercondos dotati di piscina, sorveglianza 24 ore e minimart dietro l’ascensore. Penang contiene in qualche modo queste contraddizioni, con aree dove e’ ancora facile osservare le mucche brucare l’erba al lato di un fiumiciattolo, dietro le quali sorgono complessi residenziali da 25/30 piani abitati prevalentemente da studenti stranieri o borghesi locali che cercano posti adatti dove crescere i propri figli in sicurezza e riservatezza.

Da considerare anche che entrando in Malesia, si lascia il sudest asiatico buddhista e si entra in quello musulmano e insulare (Malesia, Indonesia, Brunei, senza considerare le Filippine, che sono un altro mondo). E’ un bello stacco, in molti sensi. Sebbene la globalizzazione abbia semi-rincoglionito tutti gli asiatici rendedoli larve da lavoro e shopping, la religione ha creato due societa’ contrapposte. In Malesia c’e’ un bel pout-purri di culture e una forte immigrazione araba o musulmana, con conseguenti veli e “donne ninja” sparse un po’ ovunque, affiancate a templi indiani, incensi cinesi da due metri e ragazze musulmane malay che in campagna e nei piccoli centri sono coperte, e in citta’ mostrano metri di coscia marroncina… la Malesia e’ un bel problemino visivo e culturale, e va capita e gustata profondamente prima di esprimere un giudizio. Generlamente comunque, le persone sono cordiali e affabili. Ed e’ ancora possibile assistere qui a rituali dimenticati altrove, come le cerimonie di cammino sui tizzoni ardenti indiane, o le possessioni demoniache taoiste cinesi.


Altra nota dolente della Malesia: e’ anche un paese dove tutto puo’ essere terribilmnte letargico e noioso, se non si ha la forza di andare un po’ a fondo, e ricavarsi i propri spazi. Per cui io lo consiglio a chi ha pazienza, cervello e mente aperta: questo paese puo’ dare molto, ma bisogna essere pronti a soffrire molto per avere quel che si vuole. A differenza di posti come la Thailandia dove magari lo straniero non piace, ma porta soldi, per cui gli inchini e i sorrisi si sprecano, qua non hanno problemi a farti sapere che non sei desiderato. Allo stesso tempo pero’ ci sono spazi sociali in cui come stranieri e’ facile riconoscersi, avendo cura di dividere e rispettare fedi altrui come l’Islam o l’induismo. La religione qui e’ molto considerata, come anche la razza/etnia e dunque il conflitto razziale/etnico. Questi fattori in Malesia sempre presenti in ogni aspetto della vita. Malay, indiani e cinesi convivono pacificamente solo apparentemente.

Ora invece allarghiamo l’analisi. Quali sono le maggiori differenze tra Europa e Asia?

Sono molte ed e’ difficile raccontarle in poche parole, ma se vogliamo parlare di quelle principali, direi innanzitutto che rispetto all’Italia, la gente locale qui ha molte meno aspettative sulla vita, e si accontenta anche troppo di quel che ha. Il fatto che la gente non conosca molto al di fuori della propria sfera geografica sara’ probabilmente dovuto alla tipica differenza nell’educazione scolastica, che in Asia e’ notoriamente chiusa, patriottica e settoriale. Qui non pare esserci molto desiderio di rischiare per migliorarsi, e questo per me e’ un po’ un male. Altra cosa, la famiglia. Qui c’e’ molto piu’ rispetto e devozione per i famigliari, si fatica a lasciarli, e si fatica a rendersi indipendenti e spostarsi per via del rispetto filiale tutto aisatico che mette i genitori al primo posto nella vita. Le opinioni dei genitori sono come dei dogmi insormontabili: se tua madre ti dice che non le piace il tuo lavoro, generalmente l’asiatico lo lascia. Per quanto infantile e retrogrado possa suonare, qua funziona cosi’. Anche nella scelta dei partner, i genitori hanno ancora un ruolo decisivo per accettare o meno un compagno/a per i propri figli. Insomma, meno indipendenza in generale, e paura di mettersi in gioco. Altra differenza, l’orgoglio nazionale che sfiora il razzismo. In Europa generalmente ci preoccupiamo di non offenedere lo straniero, l’immigrato. Qua nessuno si preoccupa di trattare un bianco come un bianco, secondo lo stereotipo del “sono tutti ricchi, ci rubano le donne, e portano le malattie veneree e l’AIDS”, uno stereotipo sicuramente calzante qualche decennio fa, ma ormai abbastanza pedante e ridicolo. Insomma, per stare qua ci si deve adattare e sopportare le loro ‘stranezze’ perche’ a nessuno passa per la testa di adattarsi a noi, e ovviamente siamo a casa loro.

Parlando di Cina, tutto quello detto sopra, amplificato da un desiderio orribile, morboso, lercio per il possesso di beni materiali e di denaro. La Cina si definisce un paese “comunista” o “socialista”, io l’ho trovata il paese piu’ simile agli Stati Uniti, ovviamente in versione kitsch e asiatica. Le stesse preogative di ricchezza, lo stesso orgoglio nazionale e nazionalista, la stessa ignoranza dei propri abitanti, e la stessa voglia di distruggere tutto quanto per uniformare il mondo ai propri standard e cultura. Questa puo’ essere la mia opinabile opinione o impressione, ma ho trovato il sudest asiatico e l’India meno estremi rispetto a Cina e Stati Uniti.

Dimmi qualche aspetto positivo del vivere in Cina e in Malesia rispetto al vivere in Italia.

Sicuramente l’aspetto economico. Non credo che nell’Italia di oggi potrei permettermi di affittare un appartamento, studiare e pagarmi tutte le spese da solo. Altra positivita’ e’ il momento storico particolarmente favorevole allo sviluppo asiatico, che permette di vivere e vedere in prima persona come una societa’ cresce, si adatta e cambia. A mio parere troppo verso una standardizzazione e globalizzazione di matrice occidentale, ma e’ purtroppo un processo inevitabile: i paesi asiatici hanno un grande sogno, che e’ quello di vivere bene, possibilmente in grandi citta’ ben organizzate e pianificate come le citta’ americane. Questo e’ piu’ comprensibile in paesi che hanno subito il colonialismo in modo diretto o indiretto, come la Malesia, dove hanno ancora un grande senso di inferirorita’, con i letterati che cercano disperatamente di imitare gli accenti British e condannando l’antipurismo americano. Ma anche in Cina, come pure in altri paesi che ho visitato a lungo ma in cui non ho vissuto, si va verso un desiderio sfrenato di ricchezza, omologazione, macchine grosse e veloci, donne appariscenti e agghindate secondo i canoni dell’ultima moda… insomma il romanticismo asiatico che probabilmente c’e’ stato un tempo prima del mio arrivo si e’ trasformato in una sorta di imitazione di se’ stesso, che sopravvive solamente in matrice turistica nei vari posti adornati a UNESCO Heritage Sites. Ma voglio sottolineare una ennesima cosa postiva: se si cerca di isolarsi e si vuole stare tranquilli, senza che nessuno ti venga a cercare, se si cerca di scomparire all’interno del proprio io, in Asia e’ ancora molto facile perdersi, anche se bisogna stare attenti a bilanciare il reale delle proprie radici con la realta’ che si vive qua e spesso non si affronta troppo a fondo.

Dunque riassumiamo: descrivimi la cultura cinese e quella malese con tre aggettivi…

Cina: materialista, nazionalista, razzistaMalesia: razzista, tradizionalista… tropicale (sperduta a 30 gradi all’ombra tutto l’anno).

Se anche in Asia il materialismo la fa da padrone, allora approfondiamo i temi più materiali: il costo della vita in e’ diverso dall’Italia?

Certo. Con 10 euro, in Italia potrei mangiare semplicemente al ristorante una volta. In Malesia con 10 ringgit posso comodamente fare due pasti, e se prendo le cose meno costose anche tre. Ovviamente, se si vive invece al centro commerciale, la cosa cambia e il prezzo aumenta. Ma in genere, anche considerando affitti e altro, secondo me le possibilita’ di avere una vita migliore con meno soldi sono decisamente piu’ alte. E lavorando online con l’Italia e l’Europa, come faccio anche io, guadagnando anche pochi euro si riesce a far quadrare un bilancio.

Com’e’ la situazione lavorativa per gli stranieri e in particolare gli italiani?

Per gli stranieri, c’erano piu’ possibilita’ prima, ma dipende sempre dai posti. In Cina se ne vedono sempre molti, nel sudest asiatico tanti turisti e saccopelisti, ma gente che decide di fermarsi qua e stare, lavorare, vivere… proprio pochi, escludendo la gente inviata qua dalle multinazionali, che onestamente non considero molto nella mia categorizzazione, perche’ a parte l’azienda e il proprio lussuoso appartamento, non vedono molto del cuore e della cultura del paese dove stanno, mi e’ parso di capire. Comunque in Cina e’ abbastanza facile trovare una professione o investire, se si hanno almeno una laurea triennale e un po’ di coraggio. Con conoscenze linguistiche, la cosa e’ ancor piu’ semplice.  Per me, piu’ che nel business, le opportunita’ sono nell’insegnamento linguistico.

Hai conosciuto molti italiani in queste zone?

No, non ne ho incontrati molti, e tra questi conto sulle dita di una mano quelli che mi hanno dimostrato una vera coscienza di causa del dove sono, perche’ ci sono, e dove vanno. Troppi arrivano qua per vie traverse, si adattano, restano, vanno…  ma pochi mi sembrano veramente amare l’Asia di oggi. La maggior parte si lamenta della gente locale, la schernisce, la usa, spende poco per la manodopera… L’italiano generalmente e’ sempre purtroppo associato con la ristorazione – pizza e pasta – campo che ho provato alcune volte, ma che non fa davvero per me. D’altronde, ci sono pochissime opportunita’ di insegnare la nostra lingua, da queste parti, o di svolgere altri lavori ‘culturali’. Come si sara’ capito, io non sono un fan dell’Italia, anzi… mi vergogno abbastanza di quello che dimostriamo all’estero. Saremo pure simpatici e quello che vuoi, ma generalmente se incontro degli italiani succede sempre qualcosa che mi fa rimanere deluso alla fine. Con le dovute eccezioni, ovviamente!

In Cina e Malesia nel campo lavorativo un occidentale ha qualche vantaggio?

In Malesia e soprattutto a Penang non noto grandi favoritismi nei confronti dei bianchi, e almeno io sono sempre stato pagato poco.  In Cina, al contrario, con la mia carriera di insegnante di lingue ho avuto una vita molto agiata, ma noto che col tempo l’inflazione cresce, i prezzi cambiano, e anche la Cina non e’ piu’ supereconomica per uno straniero come lo era nel 2007.

[La quinta e ultima parte dell’intervista a Marco sara’ pubblicata martedi prossimo!]

Alessio Fratticcioli

About Alessio Fratticcioli

Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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