Un italiano in Thailandia: intervista ad Alessio

Alessio sotto lo sguardo attento di Rabindranath Tagore

Nuovo appuntamento con Italiani in Asia, la sezione di Asiablog.it dedicata a interviste e opinioni di giovani italiani in Oriente. 

Dopo uno scambio di idee tra me e Barbara e la lunga chiacchierata con il grande viaggiatore Marco Ferrareseoggi vi propongo una mia breve intervista apparsa a dicembre sul sito LaThailandia.com gestito da Fausto Melis. 

Fausto: Ciao Alessio, come stai? Presentati e fai veloce che passiamo alle domande serie.

Alessio: Ciao, io sto benone. Mi chiamo Alessio, ho 31 anni e vivo a Bangkok da un anno. Sto seguendo un master in studi del sud-est asiatico  all’università Chulalongkorn, inoltre gestisco un sito che riporta principalmente notizie di paesi asiatici: www.asiablog.it

Ci vuole molto coraggio ad abbandonare la propria città e iniziare una nuova vita in un paese all’estero, quale è la molla che ti ha spinto a trasferirti in Thailandia?

A dire il vero la Thailandia non è la mia prima tappa asiatica. Prima di trasferirmi qui ho vissuto in Vietnam dal 2006 al 2010, inizialmente facendo volontariato e poi insegnando inglese e italiano. Il sudest asiatico ha sempre stuzzicato la mia curiosità. Questo interesse mi ha portato a leggere vari saggi storici e vari “classici” del giornalismo e della letteratura, su tutti Terzani. In un certo senso pero questa “preparazione” teorica non mi è stata particolarmente utile, in quanto una volta trovatomi in Asia ho capito di non saperne assolutamente nulla. La gente si comportava in modo per me strano e tante mie sicurezze si sono sciolte al caldo sole dei tropici. Ad ogni modo, la curiosità verso la cultura di questa regione mi ha spinto ad esplorare questi paesi e a continuare ad indagare sulla loro storia, sulle loro credenze, sulla loro società. Fino a che un giorno ho deciso di inquadrare la mia ignoranza e le mie conoscenze in una cornice più accademica. Per cui, dopo una breve parentesi californiana sono atterrato a Bangkok.

Quali sono state le reazioni dei tuoi familiari e dei tuoi amici davanti alla tua decisione di trasferirti?

I familiari si sono disperati e in parte ancora lo sono, mentre molti dei miei amici mi hanno detto che facevo benissimo, ma poi nessuno è stato disposto a rinunciare a qualcosa per lasciare l’Italia e seguirmi. Anzi, tolte alcune eccezioni che si contano sulle dita di una o due mani, in cinque anni nessuno ha neanche trovato il tempo di passarmi a visitare. Alcuni, addirittura, non hanno avuto nemmeno il tempo di mandare una email. Ma anche questo è stato sociologicamente interessante.

Che attività svolgevi in Italia quando hai deciso di trasferirti?

Sono volato in Asia nel 2006 dopo aver terminato gli studi universitari e dopo una piccola esperienza di vita in Francia.

In che città vivi in Thailandia? La consiglieresti?

Vivo a Bangkok, la capitale, una delle tante metropoli asiatiche. Una giungla di cemento, grattacieli, strade, machine, scooter, tubi di scappamento, metropolitane, sky train e cavi elettrici che si attorcigliano attorno a sette o dieci milioni di esseri umani. Ma anche una buona offerta culturale, una vasta scelta di locali per potersi divertire, tanta storia, viuzze contornate da alberi dai rami nodosi, meravigliosi templi cinesi e pagode buddhiste, affollatissimi mercati orientali, ristoranti per tutti i gusti e tutte le tasche, dozzine di centri commerciali dell’ultima generazione con fast food, negozi, sale cinematografiche, piste da pattinaggio sul ghiaccio e innumerevoli altre diavolerie. Insomma, penso che Bangkok offra molto. Ma ovviamente mi sento di consigliarla a chi non ha preclusioni verso le grandi metropoli.

Con quali aspirazioni e con quali desideri hai abbandonato l’Italia?

Direi che sono stato spinto dal desiderio di conoscenza, o più banalmente dalla voglia di viaggiare. Volevo vedere il mondo, ma soprattutto volevo riuscire a capire questi popoli, che mi sembravano così diversi.

Molti di questi si sono realizzati?

In parte, in quanto il cammino verso la conoscenza non può avere fine.

Secondo te quali sono i pregi e i difetti principali del vivere in Thailandia rispetto a vivere in Italia?

La Thailandia è grande e ci sono luoghi diversissimi. Per cui restringerei il campo della domanda alla sola Bangkok, il luogo che conosco meglio. Vivere a Bangkok rispetto a vivere, che so, a Roma o Milano, ha diversi pregi. Su tutti, posso dire tranquillamente che Bangkok non è una città particolarmente costosa. La maggior parte degli stranieri che ci vivono possono addirittura fare a meno di una cucina: si può mangiare un piatto di riso o una zuppa per strada a cinquanta centesimi di euro. Detto questo, ci sono ovviamente anche dei difetti, come l’inquinamento, l’eccessiva cementificazione e dunque la carenza di spazi verdi, alcune differenze culturali e via dicendo.

Come è la situazione lavorativa in Thailandia per gli italiani?

Credo ci siano buone possibilita, visto che conosco connazionali in praticamente ogni settore lavorativo: dalla ristorazione al turismo, dal giornalismo alle ONG, dall’insegnamento all’import-export e via dicendo.

Cosa ti ha lasciato l’Italia?

Tanti bei ricordi e un pochino di amarezza per quello che potremmo essere se non fossimo così ignoranti.

Cosa ti manca dell’Italia?

La colazione al bar con cappuccino, cannolo siciliano e quotidiano cartaceo. Senza dimenticare il pranzo con pane, olio e mozzarella. Ma il principale problema, a mio avviso, è quella che io chiamo “sindrome dell’esule”, di cui molti di noi italiani all’estero soffriamo irrimediabilmente. Questa malattia può manifestarsi, ad esempio, con un lancinante desiderio di fare quattro chiacchiere con gli amici lontani, o anche nella nostalgia del Natale in famiglia, della colazione di Pasqua preparata dalla zia o della domenica con il pranzo preparato dalla nonna e poi il pomeriggio allo stadio. Potrebbero sembrare cose banali, e sicuramente lo sono, ma dopo anni di permanenza all’estero a volte a mancare è proprio la banalità della vita quotidiana, gli affetti più cari e quegli appuntamenti che hanno scandito anni della nostra vita che oramai tendono a sbiadirsi nella memoria.

Molti italiani sognano di trasferirsi e vivere in Thailandia, da parte tua cosa ti senti di consigliare?

Perché no? Provare a realizzare i propri sogni comporta dei rischi. Se sono pronti a rischiare, che facciano le valigie.

I costi per vivere in Thailandia secondo te sono molto diversi dall’Italia?

Si, sono sicuramente più bassi.

Confrontando lo stile di vita che avevi in Italia a quallo di adesso in Thailandia è cambiato qualcosa?

In Italia mi preparavo la colazione, il pranzo e la cena. Qui lo faccio molto più raramente. Come detto, si può mangiare per strada per cifre irrisorie, risparmiando tempo e magari socializzando.

Potresti descrivermi una tua giornata tipo?

Certo. Mi alzo alle 7:30, faccio qualche vasca in piscina, poi prendo la metropolitana e alle nove sono all’università. Passo tutto il giorno all’università tra lezioni, biblioteche e lunghe pause caffè. La sera ceno per strada o in un ristorante. A volte vado al cinema oppure passo al Foreign Correspondent Club o alla Siam Society, che organizzano molte serate interessanti: film, mostre fotografiche, conferenze. Il fine settimana lo utilizzo per rilassarmi, esplorare la città o fare gite fuori porta.

Sapresti dirmi quali sono le maggiori differenze tra la mentalità italiana e quella thailandese?

Tutto sommato, e generalizzando, la mentalità dell’italiano medio e del thailandese medio non sono troppo differenti. Famiglia, lavoro, soldi, donne, pallone, divertimento – non necessariamente in quest’ordine – sono i piatti forti di entrambi i popoli. Una differenza è che gli italiani a parole dicono che disuguaglianze e gerarchie sono sbagliate, anche se poi finiscono spesso per rispettare l’ordine costituito (inteso come sistema culturale, politico ed economico). Al contrario, i thailandesi a parole dicono di rispettare le disuguaglianze e le gerarchie come naturali o addirittura sacre, anche se ultimamente alcuni di loro stanno cambiando idea e hanno iniziato a staccare i santini dalle pareti.

Potendo tornare indietro rifaresti questa scelta di vita?

Penso di sì. A Bangkok posso dire di stare bene. Tutto sommato, non avrei problemi nemmeno a restare qui una volta terminati gli studi.

Raccontaci una cosa incredibile che ti è capitata in Thailandia.

Sai, di cose incredibili non penso me ne siano capitate in prima persona. A volte, sono più affascinato da incontri che potrebbero essere considerati normali o banali, ma che non penso lo siano se partiamo dal fatto che ogni persona è unica ed ha un bagaglio di vita che è una piccola galassia di storie, idée, credenze e sentimenti. Ad ogni modo, se proprio devo ricordare un evento che ha dell’incredibile, potrei citare un fatto avvenuto circa un anno fa, quando mi recai a visitare il tempio dell’orrore, così definito dalla stampa quando vennero rinvenuti migliaia di feti abortiti nascosti nella sala mortuaria di quella pagoda buddhista. L’incredibilità sta nel fatto che in pochi giorni il tempio era diventato un mercatino di amuleti, pieno di gente che ci andava a cercare i numeri da giocare al lotto. Altro che “orrore”: soldi.

Salutandoti e augurandoti buona fortuna ti chiedo un’ultima domanda, la cosa piu bella che hai trovato in Thailandia secondo i tuoi gusti personali.

Tante belle persone e la cultura del ‘sanuk’, forse parzialmente traducibile con la parola “divertimento”. In Thailandia, ogni attivita deve avere una dose di sanuk. Da una parte, questo comporta una certa dose di infantilismo. Dall’altra, assicura un po’ di spensieratezza anche nei momenti più duri.

C’è qualcos’altro che vuoi aggiungere di cui non abbiamo parlato?

Parecchie cose. Ma ne riparleremo la prossima volta.

Ciao e in bocca al lupo.

Ciao, grazie mille.

Fonte: La Thailandia

Alessio Fratticcioli

About Alessio Fratticcioli

Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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