La Palestina “stato osservatore” alle Nazioni Unite ma la Resistenza continua

Bambino bandiera Palestina

Bambino palestinese sventola una bandiera durante i festeggiamenti a Ramallah, in Cisgiordania. Foto Reuters.

Abu Mazen: «un investimento per la pace». Cisgiordania e Striscia di Gaza in festa. Ma Netanyahu minaccia: «Non consentirò la nascita dello Stato Palestinese»

(Qui la prima parte)

 

Rivolgendosi all’Assemblea delle Nazioni Unite, il Presidente palestinese Abu Mazen ha spiegato che la risoluzione va intesa come «un investimento per la pace»Abu Mazen ha altresì ricordato la tragedia della «pulizia etnica» palestinese, un crimine commesso da Israele all’epoca dell’espulsione dei palestinesi dalle loro terre alla fine degli anni ’40. Non sono mancate nemmeno le critiche a Israele per i recenti raid a Gaza che hanno causato vittime civili e devastazione. Pur chiedendo al mondo di non negare ai palestinesi il diritto alla libertà dopo decenni di guerre e immani sofferenze sotto il pugno di ferro di Tel Aviv, Abu Mazen ha anche riaffermato chiaramente la volontà del Governo palestinese di negoziare pacificamente con la potenza occupante. Le frasi di Abu Mazen sono state accompagnate da applausi scroscianti da parte della maggioranza dell’Assemblea.

FESTA PALESTINESE – Molti palestinesi hanno ascoltato lo storico discorso del Presidente Abu Mazen e hanno seguito il voto dell’Assemblea nelle piazze della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, dove erano stati montati dei maxi-schermi. All’annuncio della vittoria del Si, la gioia palestinese e’ esplosa ed ha avuto i colori delle bandiere verdi di Hamas, quelle gialle di Fatah, quelle rosse del Fronte popolare e di altre formazioni della sinistra, insieme a quelle rosse, bianche e verdi della Palestina.

NETANYAHU GELA L’ENTUSIASMO – L’ottimismo dell’Assemblea Onu e dei palestinesi e’ stato pero’ raffreddato dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu«questo voto allontana la nascita di uno Stato palestinese». Netanyahu ha inteso riaffermare le condizioni alle quali il suo Governo e lo Stato di Israele non intendono rinunciare:

«Non sarà costituito uno stato palestinese senza il riconoscimento di Israele come Stato del popolo ebraico; non sarà costituito uno Stato palestinese senza la proclamazione della fine del conflitto; non sarà costituito uno Stato palestinese senza provvedimenti di sicurezza reali che difendano lo Stato di Israele e i suoi abitanti… Come primo ministro di Israele non consentirò che una nuova base terroristica dell’Iran venga a costituirsi nel centro di questa terra, nella Giudea-Samaria (Cisgiordania, ndr) a un chilometro da qua (Gerusalemme). Nessuna forza al mondo potrà obbligarmi a fare compromessi sulla sicurezza di Israele».

ISRAELE “STATO EBRAICO”? – La richiesta di Netanyahu ai palestinesi di riconoscere Israele quale «Stato ebraico», vale a dire Stato degli ebrei, e’ un punto che persino il moderato Abu Mazen fa fatica ad accettare. Il motivo non va cercato in quel razzismo o antisemitismo che spesso viene attribuito ai critici di Israele, e che intellettuali sionisti e stampa pro-israeliana continuano incorrettamente a ripetere. Al contrario, il problema e’ che questo riconoscimento significherebbe l’annullamento di fatto della risoluzione dell’Onu 194 che sancisce il ritorno dei profughi palestinesi del 1948 nella loro terra d’origine, che e’ oggi inglobata in buona parte nel territorio israeliano. La faccenda e’ difficile da risolvera ma semplice da capire: se Israele e’ ‘lo Stato degli ebrei’, ne consegue che non e’ lo stato dei palestinesi. Oltretutto, questo riconoscimento aprirebbe persino la strada a provvedimenti tendenti a limitare i diritti delle minoranze in Israele (ci sono 1,6 milioni di cittadini arabo-israeliani su quasi 8 milioni, pari a circa il 21%), una minoranza che gia’ oggi gode di minori diritti rispetto ai cittadini considerati ebrei. Nonostante l’evidente pericolosita’ di far passare la richiesta israeliana, su questo punto Netanyahu gode del pieno appoggio di Washington e di diversi governi europei, anche tra quelli che ieri hanno votato a favore dell’ingresso della Palestina nell’ONU. Questi sono i problemi che la Palestina ha intenzione di continuare a sollevare all’attenzione dell’Assemblea Onu.

LA PACE E’ LONTANA – Il riconoscimento di ieri e’ solo un primo piccolo passo verso la risoluzione del conflitto israelo-palestinese. La Palestina rimane una entità territoriale militarmente occupata; lo Stato della Palestina resta un obiettivo lontano; la Resistenza del Popolo Palestinese continua.

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Alessio Fratticcioli

About Alessio Fratticcioli

Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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