Un’altra Europa

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Un manifestante greco scappa dalla polizia durante una protesta per il lavoro ad Atene. Foto Louisa Gouliamaki/Agence France-Presse.

Da qualche settimana ho iniziato a scrivere di euro, debito pubblico ed altro. Inutile ripeta i motivi di questa mia (insistente e probabilmente anche noiosa) iniziativa. Forse utile ripetere che le politiche economiche europee, ma anche le politiche economiche di singole nazioni dell’eurozona (e non solo), oggi incidono prepotentemente sull’economia italiana (e non solo).

Poche le pagine dei quotidiani dedicate all’argomento (per la verità: pochi in generale i lettori) rispetto ad un argomento, in definitiva collaterale, quale la diatriba politica italiana che mai accoglie, se non stimolata dall’esterno, tutta la complessità del tema. La storia recentissima ci insegna che qualsiasi Governo abbia governato l’Italia nell’ultimo decennio ci ha sempre imposto i diktat, esclusivamente economici, dell’Europa.

Lista Tsipras

Un gruppo di intellettuali italiani si è impegnato nella formazione di una lista a sostegno della candidatura di Alexis Tsipras, capo del partito greco Syriza, alla Commissione Europea in vista delle prossime elezioni europee.

Gustavo Zagrebelsky (Micromega / La Repubblicamotiva con queste parole la sua scelta di aderire alla Lista Tsipras:

“Siamo alla smentita più clamorosa dei principi marxisti secondo i quali da un sistema economico si genererebbe sempre una sovrastruttura politica. Viviamo invece in un’Europa in cui il sistema finanziario è fuori da qualunque controllo politico, si autogoverna. Senza alcun freno o limite. (…) la cittadinanza europea si sta sgretolando diktat dopo diktat e, di questo passo, l’illusione e il risentimento nei confronti delle istituzioni europee è destinato ad aumentare. (…) Dobbiamo ritornare a poter dire con orgoglio di essere “cittadini europei”. (…) Prima che sia troppo tardi.”

Anche Furio Colombo  (Il Fatto Quotidiano – 09/02/2014) tratta l’argomento:

“Il primo punto (…)  è il debito. (…) Come avevano detto e ripetuto, finora invano, i due Nobel per l’economia Stiglitz e Krugman, nessuna grande crisi, da quella del 1929 negli USA alla rinascita della Germania nell’ultimo dopoguerra, è mai avvenuta senza la remissione del debito(…) Il problema è una politica del lavoro che non esiste. E un controllo attento, intelligente, delle grandi risorse economiche, affinché non svaniscano, senza tasse, in pura finanza apolide. (…) il parlamento europeo dovrà avere un ruolo vero, vincolante, finora mai avuto. (…) il problema del debito, che non può essere abbandonato sulle spalle dei poveri, del lavoro e di una nuova vasta classe di esclusi.”

Evidenti le difficoltà che troveranno, nel contrapporsi ai (cosiddetti) moderati (poco inclini ad accettare nuove politiche redistributive) se non agli euro-scettici, su di un palcoscenico dominato da partiti pronti ad afferrare l’occasione fornita loro da una maggioranza di cittadini poco informati ma critici nei confronti dell’Europa. Solo la conferma di voler rivitalizzare l’Europa (e non abbandonarla o ridisegnarla) può piacere ai politici in carica perché rappresenta una salvaguardia, consapevoli come sono del fatto che, se decidessero per l’uscita o per un ridimensionamento dell’eurozona questo contrasterebbe con quanto affermato ed imposto agli elettori negli ultimi lustri ed equivarrebbe ad una sicura morte politica alle successive elezioni. Anche se, una decisa presa di posizione a costo di apparire incongruenti (se non peggio), pare l’unica alternativa possibile.

Logo European Solidarity Manifesto

Pare anche evidente che le problematiche di base ed in discussione non siano molto diverse da quelle evidenziate da molti economisti (alcuni citati da Colombo). Ed alcuni economisti europei hanno dato vita allEuropean Solidarity Manifesto

I firmatari del Manifesto di solidarietà europeo provengono da ambienti diversi ed anche da scuole di pensiero diverse ma, come gli intellettuali italiani, sono preoccupati per il futuro benessere dei popoli europei e per il futuro dell’Unione Europea. 

La differenza più evidente tra le due iniziative sono nel metodo, da una parte dichiaratamente “politico” e dall’altra prevalentemente “economico”.

Il programma politico, infarcito di buoni propositi, corre il rischio di restare infangato, in una Commissione Europea a maggioranza contraria se non nella successiva approvazione del Parlamento Europeo, con relative possibilità di incidere nel breve periodo sulla politica legislativa europea. 

D’altro canto il programma economico, nella sua concretezza e consapevolezza che bisogna accelerare i tempi delle modifiche per iniziare al più presto un percorso di risanamento, corre il rischio di spaventare i politici in carica con la sua visione di un’eurozona con una moneta a due velocità ed alleanze  tra nazioni del sud. 

Una sottolineatura finale: ovunque si parla del “debito” in termini di “remissione”  od in termini di “abbuono (haircut)”.

Debito, un termine talmente freddo ed impersonale da provocare immediato diniego, meglio non averne.

Fonte immagini:  repubblicacucugliatoNYT

Tiziano Matteucci
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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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