Thailandia: dittatura militare e repressione

Centinaia di arresti. Proteste popolari. Condanna internazionale. Rischio violenza

BANGKOK (Asiablog) – Due giorni dopo aver imposto la legge marziale, il 22 maggio l’esercito thailandese ha preso il potere con un colpo di StatoRispetto al golpe del 2006 operato del generale Sonthi Boonyaratklin, definito “liscio come la seta” da alcuni giornalisti di regime, il putsch del 22 maggio 2014 ha immediatamente scelto la linea dura con arresti, mobilitazioni di truppe, censura e coprifuoco in tutto il Paese.

Il nuovo dittatore del “Paese dei Sorrisi”, il generale golpista Prayuth Chan-ocha, ha consolidato la sua presa del potere arrestando centinaia di persone, tra cui l’ex premier Yingluck Shinawatra, vincitrice alla guida del partito Pheu Thai delle elezioni del 2011 con 15,7 milioni di voti, ed il suo successore ad interim, Niwattumrong Boonsongpaisan. Tra le circa 200 persone al momento detenute in basi militari ci sono leader politici, attivisti, intellettuali, professori universitari e giornalisti. 

I golpisti hanno anche proibito le manifestazioni politiche e tutti gli assembramenti di cinque o più persone, chiuso le scuole per tre giorni, sciolto il Senato (l’unica Camera funzionante, in quanto l’Assemblea Nazionale era stata sciolta a dicembre), annullato la Costituzione del 2007, e chiuso i confini con il Laos e la Cambogia ai cittadini thailandesi per impedire ai dissidenti di fuggire all’estero. 

Il colpo di stato è arrivato dopo mesi di sforzi congiunti operati delle cinque braccia dell’establishment – Camicie Gialle (PDRC), partito Phak Pratchatipat, tribunali, agenzie “indipendenti” ed esercito – per indebolire il governo civile e creare il contesto di “vuoto istituzionale” e proteste di piazza volto a giustificare l’intervento militare come inevitabile. Conquistato il potere, i militari hanno annunciato di voler “riportare l’ordine e condurre il paese verso le riforme politiche”.

Pravit Rojanaphruk giornalista thailandia

Pravit Rojanaphruk, giornalista, protesta prima di consegnarsi ai golpisti. E’ detenuto da giorni in una una base militare.

Dietro agli annunci si nasconde il vero programma, che verterà su due riforme principali. La prima interesserà una serie di istituzioni e poteri, dalla polizia ad alcune grande aziende pubbliche e private, al momento non controllati completamente dall’establishment. Mentre la seconda consiste nella modifica della legge elettorale per impedire che, una volta tornati alle urne, la maggioranza dei cittadini possa scegliere un governo di suo gradimento. Riforma necessaria, dal punto di vista del complesso monarchico-militare, per “sradicare il Thaksinismo“, dal momento che il partito anti-establishment, il Pheu Thai (in precedenza denominato Thai Rak Thai e poi Phak Palang Prachachon), vince ininterrottamente le elezioni da 13 anni con larghe maggioranze.

Prayuth, militare noto per la sua fanatica fede monarchica ed ultra-conservatrice, viene considerato particolarmente vicino ad alcuni pezzi da novanta dell’elite siamese, tra cui il generale Prawit Wongsuwan, ex Ministro della Difesa del regime guidato da Abhisit Vejjajiva (2008-2011), ed il generale Anupong Paochinda, ex comandante dell’esercito. I due fanno parte della giunta militare con i ruoli rispettivamente di chief advisor e responsabile della sicurezza nazionale. Entrambi sono considerati tra gli uomini con maggiore influenza nei circoli monarchico-militari che costituiscono lo “stato nello stato” del Paese asiatico. Secondo la Reuters, i due hanno appoggiato segretamente il movimento del PDRC che ha impedito il regolare svolgimento delle elezioni di febbraio ed ha tenuto sotto scacco il governo Yingluck e la capitale Bangkok per 7 mesi.

La giunta dovrà fare i conti con l’opposizione popolare alla dittatura militare. Migliaia di persone hanno già sfidato la legge marziale scendendo in strada a Bangkok e in altre città. In molti, e non solo i sostenitori del movimento pro-elezioni delle Camicie Rosse, paiono intenzionati a manifestare ad oltranza contro il nuovo regime, il che costringerà la dittatura militare a reagire con un mix di diplomazia e repressione.

La repressione militare sarà più aspra e sanguinosa se alcuni settori delle Camicie Rosse, esasperati dopo la rimozione di ben cinque primi ministri del partito Pheu Thai in 8 anni, dovessero scegliere la lotta armata, con azioni di guerriglia simili a quelle impiegate dai separatisti islamici nel sud del Paese. Ciò potrebbe accadere soprattutto nelle roccaforti rosse dell’Isan (nordest) e Lanna (nord), ma anche nella capitale, dove gli elementi armati del fronte anti-militare potrebbero colpire con relativa facilità.

Nel frattempo, la condanna internazionale del golpe e della dittatura militare istituita dal generale Prayuth è stata unanime. L’Unione Europea ha invitato i golpisti ad accettare l’autorità del governo civile come un principio democratico basilare. La Gran Bretagna ha chiesto il ritorno immediato del potere ai civili. Gli Stati Uniti, oltre a consigliare ai cittadini americani di riconsiderare ogni viaggio “non essenziale” in Thailandia, con un una dichiarazione alla stampa del segretario di Stato americano John Kerry hanno chiesto ai golpisti di rilasciare tutti i prigionieri politici e riconsegnare immediatamente il potere al popolo thailandese. Gli americani hanno anche sospeso 3,5 milioni di dollari di aiuti militari, mentre il portavoce del Dipartimento di Stato, Marie Harf, ha dichiarato che Washington sta decidendo in merito a ulteriori 7 milioni di dollari. Nel frattempo gli Usa hanno annullato le esercitazioni militari che erano in corso con l’esercito thailandese.

I nostri principi democratici e la legge americana ci impongno di riconsiderare l’assistenza e le relazioni militari con Bangkok”, precisa l’ammiraglio John Kirby.

Germania, Australia, Giappone eed altri Paesi si sono uniti al coro di condanna nei confronti del regime militare di Bangkok, mentre Amnesty International, Human Rights Watch, ed altre Ong hanno condannato le violazioni dei diritti umani operate dall’esercito thailandese.

“L’esercito sta utilizzando i poteri draconiani della legge marziale per detenere politici, attivisti e giornalisti, censurare i media e proibire gli assembramenti pubblici,” ha spiegato Brad Adams, direttore di HRW Asia. “Questa repressione deve finire immediatamente.”

Il ruolo di Thaksin Shinawatra, cratore ed anima del Pheu Thai e primo dei cinque primi ministri defenestrati da esercito o tribunali, sarà determinante a livello internazionale, dove l’ex premier ha coltivato importanti legami diplomatici e di affari. Alcuni osservatori, giocando sul fatto che Thaksin vive all’estero da quando fu deposto dai carri armati nel 2006, credono sia possibile addirittura formare un governo thailandese in esilio riconosciuto alla comunità internazionale. Questa ipotesi, che sarebbe volta ad isolare il regime di Bangkok, appare al momento molto remota, soprattutto per via dell’importanza strategia della Thailandia nello scacchiere geopolitico internazionale nel quadro della strategia americana di contenimento del gigante cinese.

thailandia Monumento alla Democrazia

Soldato difende, si fa per dire, il Monumento alla Democrazia. Bangkok, Thailandia.

 

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Alessio Fratticcioli

About Alessio Fratticcioli

Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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