Una favola dalla prigione

เว้าเท้าเล็ก (wuatau lek) di Pornthip Munkhong

Parte 1ª e  2ª della fiaba Piccolo Piede di Pornthip “Golf” Munkhong, apparse su Prachathai English in due articoli, il 23 ottobre ed il 25 dicembre u.s., nella traduzione dal thailandese all’inglese di Tyrell Haberkorn.

Sintesi dei commenti (a cui rimando per completezza), della redazione di Prachathai English, ai due articoli:

L’autrice, Pornthip “Golf”, è in detenzione preventiva per un reato previsto dalla Legge 112 ().  Arrestata il 15 agosto 2014,  la detenzione è stata rinnovata 6 volte; il pubblico ministero doveva decidere se perseguire o meno l’imputata entro il 25 ottobre 2014. Gli avvocati difensori si sono opposti ai rinnovi della detenzione ed hanno inutilmente richiesto, per quattro volte, di stabilire una cauzione per la concessione della libertà. La Corte ha sempre rifiutato le proposte di cauzione giudicando l’accusa contro di lei estremamente grave e temendo che possa fuggire all’estero. Golf è stata arrestata a causa del suo coinvolgimento nella rappresentazione teatrale “The Wolf Bride”, avvenuta lo scorso anno nel contesto delle commemorazioni per il  quarantesimo anniversario degli eventi del 14 ottobre 1973.

Golf (right) at the Ratchada Criminal Court

Golf è di Phitsanulok e la sua famiglia possiede una fattoria di manioca. Si è laureata presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Ramkhamhaeng. Sin dalla fine della scuola secondaria, è stata coinvolta in attivismo sociale e varie attività di sensibilizzazione culturale. Ha molte doti artistiche, tra cui disegnare e scrivere favole. Ma  ha una predilezione particolare per le rappresentazioni teatrali e la compagnia teatrale, da lei fondata, Prakai Fai,  venne sciolta nel 2012. Ha scritto la favola Piccolo Piede durante la detenzione e l’ha inviata per  posta ordinaria ad un caro amico. La favola racconta i  suoi sogni e vuol essere un  incoraggiamento per quelli  fuori dal carcere, in particolare i bambini.

La prossima riunione della Corte per giudicare il caso avrà luogo il 29 dicembre (oggi)  presso il Tribunale penale di Bangkok.

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Prigione femminile centrale
33/3 Ngam Wong Wan Street
Lad Yao, Chatuchak, Bangkok 10900
3 ottobre 2014

« Piccolo Piede, parte 1ª»

C’era una volta, un bambino nato in un villaggio in cui tutti gli abitanti avevano cuori di pietra. Questa durezza non poteva essere vista guardandoli in petto, ma si vedeva nelle loro parole e nelle loro azioni. Spiavano i loro vicini di casa e spettegolavano su di loro. Li calunniavano. E tutte le famiglie agivano con ipocrisia… Ma il cuore del bambino non era uguale e quello degli altri abitanti del villaggio. Il suo cuore aveva le dimensioni di un pugno. Lui era nato con i piedi piccoli. Agli abitanti del villaggio piaceva prendere in giro i punti deboli degli altri e quindi lo chiamavano “Piccolo Piede”. Un freddo giorno d’inverno, tanto che la rugiada sui fili d’erba si era ghiacciata, o comunque qualcosa molto simile al ghiaccio. Piccolo Piede si svegliò prima che il cielo schiarisse. Non si svegliò per ammirare la bellezza scintillante della rugiada sui fili d’erba, come fanno quelli di città quando sono in visita al villaggio, ma in modo da poter pianificare l’indipendenza della sua nuova vita. Piccolo Piede prese il fagotto di panno preparato la sera prima, una bottiglia di acqua, e lentamente si diresse verso i gradini della casa. Non accese una lampada, perché non c’era energia elettrica nei pannelli solari. Dopo aver spento l’interruttore in cima alle scale, Piccolo Piede scese goffamente tentoni giù per le scale. Armeggiò a lungo, fino a che le sue pupille iniziarono ad adattarsi al buio così da poter vedere, seppur indistintamente, la strada. Piccolo Piede prese a camminare sulla stradina del villaggio, nulla di più di una cresta di terra fatta dagli abitanti del villaggio che avevano tagliato l’erba. Lui camminava a piedi nudi, la sua piccola coppia di piccoli piedi. I suoi piedi spogliati, nudi, calpestavano un sentiero coperto d’erba simile a lame affilate dal ghiaccio. Ma Piccolo Piede non provava alcun fastidio perché il freddo tappeto erboso aveva intorpidito i suoi piedi. C’erano piccole fitte di dolore, ma lui non smetteva di camminare.

“Procedere nel buio, camminando in parte sulla strada giusta ed in parte su quella sbagliata è sempre meglio che non procedere affatto” pensò Piccolo Piede in cuor suo …

P.S. Si prega di utilizzare in modo educato e corretto la lingua thailandese

Kho. Yo.⁽¹⁾ Pornthip
Camera 1/6, Phetch Building, Entry Zone

« Piccolo Piede, parte 2ª »

 Prigione femminile centrale
Lad Yao, Chatuchak, Bangkok 10900
17 ottobre 2014

Per mia sorella maggiore xxxx. Raccontala anche ai bambini.

All’orizzonte comparvero l’arancio, l’ambra, il rosso ed il rosa che annunciavano l’arrivo della luce mattutina. La nebbia nascose nuvole bianchissime. Il duro gelo lentamente si sciolse in rugiada. Piccolo Piede alzò gli occhi al cielo e disse: “È il momento. Devo andare, cosa devo fare? ” Piccolo Piede, come ogni mattina, doveva fare la cacca. Sbirciò a sinistra, sbirciò a destra e si diresse verso i cespugli a lato del percorso. Appoggiò a terra le sue cose, si calò i pantaloni, e si accovacciò. La fece subito. Un grande mucchio di cacca era sempre un buon motivo per rallegrare Piccolo Piede. Si immaginava un viandante che, non prestando attenzione a dove stava camminando, la centrava in pieno. Piccolo Piede utilizzò dei ramoscelli per ripulirsi. Tirò su i pantaloni, raccolse le sue cose, e si incamminò di nuovo attraverso l’aria gelida. Anche se l’aria lo gelava, la gioia del pensiero del mucchio di cacca, lo spingeva a tornare sulla scena del crimine. A dire il vero, Piccolo Piede voleva solo vedere di nascosto gli sfortunati che sarebbero capitati sulla cacca. Ma aveva saldo il proposito di continuare a camminare e decise di non perder tempo a gingillarsi.  Era bastato il divertimento immaginato per renderlo allegro … L’aria fredda impediva al sudore di inumidirgli la pelle. Il respiro, invece, usciva come vapore dalla bocca e dal naso. Ed anche un filo di muco gli colava dal naso. La luce del sole gli sfiorò dolcemente il viso. Come un bambino che gioca a nascondino, il sole si acquattava nelle valli e poi riappariva per essere visto. La strada divenne più ampia rispetto a prima. Tutto ciò che restava dietro Piccolo Piede erano alti alberi,  foresta e la strada già fatta. Non riusciva più a vedere il villaggio. Ma, camminando da prima dell’alba, la pancia di Piccolo Piede iniziò a brontolare. Si guardò intorno e si diresse verso un grande albero un po’ più in alto, sul bordo del sentiero. Si sedette, aprì il pacchetto di foglia di banano col cibo e mangiò voracemente. Il profumo della foglia di banano, che prima avvolgeva il riso, ora gli avvolse la bocca. Lasciò a metà lo sgombro salato perché era troppo salato. Quando lo aveva mangiato con i duri chicchi di riso che sono coltivati sulle colline, il sapore era perfetto … era delizioso !! Piccolo Piede non si alzò, bevve un poco d’acqua e si riposò.

Kho. Yo. ⁽¹⁾   Pornthip Munkhong
P.S. Si prega di utilizzare in modo educato e corretto la lingua thailandese

⁽¹⁾ Note della traduttrice dal thailandese – Un detenuto, in Thailandia, perde il suo titolo precedente. Nel caso dell’autrice invece di  “น.ส.”  (No.So.) ovvero “นางสาว” (nang sao) che corrisponde a “Signorina” si diventa “ข.ญ.” (Kho. Yo.) ovvero “ขัง หญิง ” (khang ying), che significa” detenuta femminile”.
Le parole evidenziate, in neretto nella traduzione, sono quelle che l’autrice ha dovuto usare per mantenere un linguaggio educato in linea con il regolamento del carcere. In thailandese esiste un’ampia gamma di forme che possono essere utilizzate per indicare una terza persona anche in base al suo stato ed alla sua posizione nella scala sociale thailandese. Le parole evidenziate erano più neutrali di questi ” เขา ” che ho tradotto in “lui”, che termine avrebbe usato se avesse potuto scrivere liberamente?

Testi ed immagini di questo post provengono da Prachatai, che ringrazio per la cortese disponibilità, scusandomi con la redazione, la traduttrice ed anche i lettori per la mia traduzione dall’inglese all’italiano. Non sono un traduttore, tutt’altro, sono solo un lettore che non conosce la lingua inglese. Un grazie anche a Gian Piero Taricco (lui si traduttore) a cui ho chiesto lumi su un paragrafo particolarmente ostico. Infine un pensiero per l’autrice di “Piccolo Piedecavo” (questo, per me, il titolo in thailandese): mi auguro che oggi, per te, sia una buona giornata.
Tiziano Matteucci
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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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