Nessuno di questi

Vivo in Thailandia e spesso mi capita di filtrare, quel che qui accade, con quel che accade in Italia.

Qui, alle ultime elezioni nazionali,  il risultato ottenuto è stato, poco dopo, disconosciuto dal tribunale competente. Ma ancor prima delle votazioni, la forza politica che rappresenta il 34% dei voti espressi alle elezioni precedenti e ben sapeva che sarebbe uscita nuovamente sconfitta dalla tornata elettorale, aveva dichiarato che non avrebbe comunque accettato il risultato delle urne ed ha ostacolato lo svolgersi della tornata elettorale.

Insomma una minoranza ha imposto la propria volontà a tutta la nazione (o, se volete, a quel 48% che, nella precedente consultazione, aveva votato per il partito vincitore), ottenendo quel che voleva e cioè un colpo di stato militare che, sospendendo la Costituzione ed introducendo la legge marziale, ha azzerato quel poco di democrazia esistente nelle istituzioni.

In Italia, dopo le ultime elezioni nazionali, una coalizione con circa il 30% dei consensi ha creato una “strana” maggioranza con gli eletti di un partito, dichiaratamente di opposizione, per poter continuare a tenere sotto controllo il nostro sistema democratico.

Se alla base di questo controllo, in Thailandia, troviamo ora (per l’ennesima volta) una giunta militare che proporrà una nuova Costituzione in cui l’assemblea parlamentare sarà in buona parte composta da nominati dall’Alto. Da noi troviamo un’assemblea di “nominati dai partiti” (fatte salve le libere – o meno – consultazioni degli elettori proposte da alcuni), il cui unico pregio risiede nell’appartenere ad un qualche partito politico. Inutile quindi chiedersi chi abbia nuovamente votato i simil Razzi o Scilipoti, presenti in tanti schieramenti, bisogna chiedersi chi e perché ha “rinominato qualcuno”.

Molto simile anche la struttura delle parti in campo. Qui lottano tra di loro oligarchie composte da monarchico-aristocratici, industrial-capitalisti e militari. Da noi oligarchie di politicanti, industrial-capitalisti e burocrati. Tutta gente che, salvo rari casi, in entrambe le nazioni ha buona abitudine con la corruzione ed il favoritismo.

La sottile differenza tra la “loro democrazia” e la “nostra democrazia” risiede tutta nel fatto che qui in Thailandia la partecipazione politica viene da sempre ostacolata e, nel caso esca vincente, entrano in scena i militari (con buona pace della misconosciuta democrazia). Da noi la partecipazione democratica invece resta comunque libera e viene anche offerta. Basterebbe poterla esercitare se non ci fosse l’opposizione dei politicanti, ben supportata dai mezzi di informazione del “regime democratico”. Quando poi la maggiore offerta di partecipazione, quella fatta dai partiti, si scontra con la dura realtà dei fatti, allora sono lacrime amare.

Logo del PD per le elezioni nazionali 2013

Rileggere oggi l’incipit del Programma elettorale 2013 del PD  ha un sapore tragicamente beffardo: 

«Ci candidiamo come alternativa politica e civica al lungo periodo berlusconiano, responsabile di aver lasciato un cumulo di macerie nel Paese e un contesto sociale gravemente deteriorato

Ma la tragica beffa prosegue:

«Dobbiamo sconfiggere l’ideologia della fine della politica e delle virtù prodigiose di un uomo solo al comando.» «La sola vera risposta al populismo è la partecipazione democratica. La crisi della democrazia non si combatte con “meno” ma con “più” democrazia.»

Oggi, a quasi due anni dal successo elettorale della coalizione guidata dal PD, l’unico cambiamento evidente è l’uomo solo al comando (anche se il precedente uomo solo al comando non è propriamente scomparso), ed ora ci ritroviamo, al posto di un magnate che considerava gli elettori dei consumatori da irretire con la pubblicità, un bischero che considera gli elettori dei bischeri (i molteplici significati di questo termine prettamente fiorentino risiede principalmente nell’atteggiamento e nel tono con cui viene pronunciato nel contesto del discorso).

matteo renzi segretario pd spalle

Matteo Renzi

Tutto il resto del palcoscenico della partitica italiana (a chiamarla Politica non vorrei che tanti politologi si offendessero) non pare mutato. La maggioranza a favore del governo viene sostenuta dalla finta opposizione (fede ne fanno la miriade di voti favorevoli alle proposte dell’attuale governo). Questo “strano” momento politico credo sia l’obbiettivo perseguito da quasi subito l’inizio di quella che viene chiamata la seconda Repubblica, ovvero subito dopo la “demonizzazione” del periodo di Mani Pulite.

Ma c’è ben altro cambiamento che dovrebbe essere tenuto in maggior considerazione: la costante diminuzione dei votanti (vedi elezioni Europee). Un ennesimo segnale che la partitica italiana sta distruggendo (a mio modo di vedere: intenzionalmente) la civile e democratica partecipazione alla Politica.

Alle ultime elezioni nazionali, per la prima volta nella storia elettorale della Repubblica, i votanti sono scesi sotto l’80% degli aventi diritto (75,19%).

Se al 24.81% degli astenuti aggiungiamo: schede bianche, nulle e contestate (2,76%), abbiamo il 27,57% di elettori che, o non recandosi al voto oppure invalidando la scheda, hanno espresso la propria “impossibilità di scelta”. Una consistenza numerica superiore a tutti i singoli partiti scesi in campo e di poco seconda alla sola coalizione vincitrice.

Ora, visto che l’uomo solo al comando  ha imposto al proprio partito il peso dei “suoi numeri”, che troppo spesso comprendono anche quelli dell’ex uomo solo al comando (ora anche ospite gradito all’insediamento del nuovo (?) Presidente della Repubblica – cosa che ai benpensanti, notoriamenti vivi solo fuori dai confini nazionali, forse appare inconcepibile-). Visto che gli emendamenti alla nuova legge elettorale, che proponevano liste non bloccate, sono stati emendati dall’attuale strana maggioranza che con le liste bloccate ha un sospettabile conflitto d’interessi (dopo la “logica” cassazione degli emendamenti alla Legge elettorale arriva a ruota l’ennesimo esempio di come “io sono io e voi non sei un cazzo”. Voto – del 23 gennaio – sull’emendamento riguardante la “promessa” di ridurre “il  loro vitalizio anche retroattivamente“).

Visto che tutte le questioni in campo vengono trattate ufficialmente, ma non pubblicamente (trasparenza), con un pregiudicato ma non con la minoranza del proprio partito (e figuriamoci con gli elettori).

Visto che, a mio modo di vedere, tutta questa urgenza di “riforme” per “non riformare” ha il solo scopo di ampliare il controllo sul Parlamento (i Senatori solo nominati) e tutto questo solo per poter continuare a gestire la nostra democrazia col cartello: «Vietato disturbare il conducente».

Visto questo (e ben altro ci sarebbe) e dato il mio modo di interpretare “quel che vedo”, non mi restava altra via d’uscita se non pensare a possibili soluzioni per affrontare un problema: “Come uscire dalla decadenza della democrazia italiana?”

Un elenco, scritto di getto. Quel che mi passava per la testa ed iniziava con: “Uccidiamoli tutti”. Nulla deve essere ritenuto improponibile, ridicolo o inutile a priori, è importante non porsi alcun limite, etico o morale che sia, nel pensare soluzioni. Poi, finito con calma l’elenco, viene il tempo per riflettere su ogni singola soluzione. Soppesarne legalità o illegalità, insomma: pregi e difetti.

Brainstorming – da symbiocracy com

Devo precisare che “l’esercizio che ho praticato” (un residuo della mia esperienza lavorativa) si chiama Brainstorming e deve essere praticato con un gruppo di persone e non, come in questo caso da un singolo. A mia scusante, per questo Dudestorming, posso solo dire che mi è sembrato poco fattibile indire una sessione di brainstorming in rete (chi non conosce questa tecnica di risoluzione dei problemi è pregato di leggere la definizione in Wikipedia e la nota a piè di pagina). L’unica cosa che potevo fare era quella di esplorare il web alla ricerca di “idee” di altri per poter ampliare le soluzioni proposte.

Detto questo (e date per lette: definizione e nota), il mio Dudestorming è proseguito con la seconda fase. Ovvio che “Uccidiamoli tutti” ed altre soluzioni variamente illecite o restrittive, “Tutti in galera, gettando via la chiave”, sono subito depennate… per non tirarla alla lunga, alla fine della cernita, da un complesso di “idee” che mi erano passate per la testa o che avevo trovato in rete, nasce la proposta di soluzione per risolvere il problema:  “Come uscire dalla decadenza della democrazia italiana?”

In nome e per conto del Popolo italiano, si stampa sulla scheda elettorale (primo simbolo nell’elenco dei simboli dei partiti partecipanti), il simbolo della Repubblica italiana con la dicitura: «Nessuno di questi».

Un voto con valore di espressione democratica che, in caso di vittoria a maggioranza relativa, obbliga immediatamente a nuove elezioni (tecnicamente null’altro che una specie di “allungamento” della sola gestione ordinaria in capo al governo decaduto come avviene ora).

Non è certo l’uovo di Colombo e parte da una delle varie “proposte” lette in rete ed arbitrariamente aggiunta alle mie (questo per liberare l’inconsapevole “proponente” da qualsiasi responsabilità, le “colpe” sono solo mie).

Certo, ottenere una modifica alla nostra (attuale o nuova) legge elettorale, stante l’attuale “regime democratico”, pare poco probabile possa essere ottenuto appellandosi ai “nominati” che siedono in Parlamento e l’unica strada percorribile è  quella di una “legge di iniziativa popolare”. E, pur dovendo constatare che al momento queste proposte di legge, dopo aver ottenuto la viabilità dalla Corte di Cassazione, finiscono in fondo all’ultimo cassetto della scrivania di un ufficio abbandonato del Parlamento – dal 1979 al 2014 le proposte di iniziativa popolare (260) sono diventate legge dello stato sono in 3 casi (1,15%) -, non vedo altri metodi democratici di soluzione.

Tutti coloro che oggi non vanno a votare, o che votano bianca/nulla, potranno esprimere non solo il loro pensiero ma anche sapere che possono farlo valere democraticamente. Oserei dire un’aggregazione di “sentimenti”, anche diametralmente opposti, ma aggregati per un unico scopo comune: avere voce in capitolo. Forzare la cassaforte in cui è stata rinchiusa la nostra Costituzione e liberarla.

“Quelli” che, nel bene e nel male, sono coinvolti con l’attuale partitica italiana, non potranno non tenerne conto quando si presenteranno alle elezioni. Non sarà sicuramente la soluzione di tutti i nostri mali ma potrebbe essere un inizio.

Certo, il rischio di un immediato rinvio a nuove elezioni non obbliga “alcuno”  attualmente al potere ad un “cambio di passo” e i partiti possono smuovere mari e soldi per aumentare la raccolta di voti a proprio favore, non sono obbligati a “pulire casa”.

Ma dove è scritto che la coscienza democratica non possa risvegliarsi?

Se leggendo la mia proposta avete pensato che ho scritto una scemenza, siete ovviamente liberissimi di farlo, rientra nelle regole, ma sarebbe preferibile motivare questa vostra opinione. Anzi, siccome in realtà non intendo lanciare una “proposta di soluzione” ma solo una “provocazione”, un avvertimento: “di questo passo perderemo i nostri ultimi pezzi di democrazia”, se volete partecipare, fate la  vostra provocazione, forse si riesce a trasformare in Brainstorming, “usare il cervello (brain) per prendere d’assalto (storm) un problema”, un inutile Dudestorming, “usare un tizio (dude) per prendere d’assalto (storm) un problema”.

Nota: Brain storming in pratica: ad un gruppo di interessati viene posto un problema generale. Dopo aver presentato il problema,  si raccolgono le soluzioni proposte. Esiste un divieto iniziale, vietata qualsiasi critica o reazione immediata, da parte dei partecipanti, alle soluzioni che verranno via via presentate (nessuno deve parlare o eccepire, ma neppure sogghignare o gesticolare) sino a quando non siano state raccolte le proposte di tutti i partecipanti. Scopo del divieto: evitare che le reazioni ad una proposta giudicata “ridicola” o “insana”, blocchi il partecipante dal proporre altre soluzioni. Il meccanismo di raccolta, infatti, funziona in modo circolare. Iniziando a caso, si attende che tutti i partecipanti abbiano fornito la loro prima proposta (formulata in modo il più possibilmente sintetico) e si ricomincia il giro sin quando qualcuno ha proposte da fare. Raccolte tutte le proposte, si apre lo spazio di discussione sulla fattibilità delle proposte, ogni partecipante amplia, giustifica e mette in discussione, con gli altri partecipanti, la propria soluzione. Il fine ultimo consiste nel trovare una o più soluzioni al problema proposto con l’intervento costruttivo di tutti i partecipanti.

 

Tiziano Matteucci
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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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