Piccolo Piede (una favola thailandese)

เว้าเท้าเล็ก (wua tau lek) di Pornthip Munkhong

Piccolo Piede

di Pornthip “Golf ” Munkhong

Parte 1ªlettera del 3 ottobre 2014
C’era una volta, un bambino nato in un villaggio in cui tutti gli abitanti avevano cuori di pietra. Questa durezza non poteva essere vista guardandoli in petto, ma si vedeva nelle loro parole e nelle loro azioni. Spiavano i loro vicini di casa e spettegolavano su di loro. Li calunniavano. E tutte le famiglie agivano con ipocrisia … Ma il cuore del bambino non era uguale e quello degli altri abitanti del villaggio. Il suo cuore aveva le dimensioni di un pugno. Lui era nato con i piedi piccoli. Agli abitanti del villaggio piaceva prendere in giro i punti deboli degli altri e quindi lo chiamavano “Piccolo Piede”. Un freddo giorno d’inverno, tanto che la rugiada sui fili d’erba si era ghiacciata, o comunque qualcosa molto simile al ghiaccio. Piccolo Piede si svegliò prima che il cielo schiarisse. Non si svegliò per ammirare la bellezza scintillante della rugiada sui fili d’erba, come fanno quelli di città quando sono in visita al villaggio, ma in modo da poter pianificare l’indipendenza della sua nuova vita. Piccolo Piede prese il fagotto di panno preparato la sera prima, una bottiglia di acqua, e lentamente si diresse verso la scala di casa. Non accese una lampada, perché non c’era energia elettrica nei pannelli solari. Dopo aver spento l’interruttore in cima alle scale, Piccolo Piede scese goffamente tentoni giù per i gradini. Armeggiò a lungo, fino a che le sue pupille iniziarono ad adattarsi al buio così da poter vedere, seppur indistintamente, la strada. Piccolo Piede prese a camminare sulla stradina del villaggio, nulla di più di una cresta di terra fatta dagli abitanti del villaggio che avevano tagliato l’erba. Lui camminava a piedi nudi, la sua piccola coppia di piccoli piedi. I suoi piedi spogliati, nudi, calpestavano un sentiero coperto d’erba simile a lame affilate dal ghiaccio. Ma Piccolo Piede non provava alcun fastidio perché il freddo tappeto erboso aveva intorpidito i suoi piedi. Provava piccole fitte di dolore, ma lui non smetteva di camminare.

“Procedere nel buio, camminando in parte sulla strada giusta ed in parte su quella sbagliata è sempre meglio che non procedere affatto” pensò Piccolo Piede in cuor suo …”

Parte 2ª – lettera del 17 ottobre 2014
Per mia sorella maggiore xxxx. Raccontala anche ai bambini.
All’orizzonte comparvero l’arancio, l’ambra, il rosso ed il rosa che annunciavano l’arrivo della luce mattutina. La nebbia nascose nuvole bianchissime. Il duro gelo lentamente si sciolse in rugiada. Piccolo Piede alzò gli occhi al cielo e disse: “È il momento, devo farla. Cosa devo fare? ” Piccolo Piede, come ogni mattina, doveva fare la cacca. Sbirciò a sinistra, sbirciò a destra e si diresse verso i cespugli a lato del percorso. Appoggiò a terra le sue cose, si calò i pantaloni, e si accovacciò. La fece subito. Un grande mucchio di cacca era sempre un buon motivo per rallegrare Piccolo Piede. Si immaginava un viandante che, non prestando attenzione a dove stava camminando, la centrava in pieno. Piccolo Piede utilizzò dei ramoscelli per ripulirsi. Tirò su i pantaloni, raccolse le sue cose, e si incamminò di nuovo attraverso l’aria gelida. Anche se l’aria lo gelava, la gioia del pensiero del mucchio di cacca, lo spingeva a tornare sulla scena del crimine. A dire il vero, Piccolo Piede voleva solo vedere di nascosto gli sfortunati che sarebbero capitati sulla cacca. Ma aveva saldo il proposito di continuare a camminare e decise di non perder tempo a gingillarsi.  Era bastato il divertimento immaginato per renderlo allegro … L’aria fredda impediva al sudore di inumidirgli la pelle. Il respiro, invece, usciva come vapore dalla bocca e dal naso. Ed anche un filo di muco gli colava dal naso. La luce del sole gli sfiorò dolcemente il viso. Come un bambino, che gioca a nascondino, il sole si acquattava nelle valli e poi riappariva per essere visto. La strada divenne più ampia rispetto a prima. Tutto ciò che restava dietro Piccolo Piede erano alti alberi,  foresta e la strada già fatta. Non riusciva più a vedere il villaggio. Ma, camminando da prima dell’alba, la pancia di Piccolo Piede iniziò a brontolare. Si guardò intorno e si diresse verso un grande albero un po’ più in alto, sul bordo del sentiero. Si sedette, aprì il pacchetto di foglia di banano col cibo e mangiò voracemente. Il profumo della foglia di banano, che prima avvolgeva il riso, ora gli avvolse la bocca. Lasciò a metà lo sgombro salato perché era troppo salato. Quando lo aveva mangiato con i duri chicchi di riso che sono coltivati sulle colline, il sapore era perfetto … era delizioso !! Piccolo Piede non si alzò, bevve un poco d’acqua e si riposò.

Parte 3ª – lettera del 26 dicembre 2014
È giunto il momento di affidare ai bambini un altro pezzo della favola. Ed anche a te.

Piccolo Piede, dopo aver fatto il grande mucchio di cacca, era orgoglioso e soddisfatto di sé. Un mostro stava bussando alla porta del suo cuore. Aveva raggiunto una certa distanza, ma poteva ancora vedere il monumento che aveva fatto.
Andò a rannicchiarsi dietro un cespuglio e attese per vedere se qualcuno, camminando senza guardare, ci passava dentro … sarebbe stato divertente e grottesco … rise in cuore suo a questo pensiero. Il mostro rise ancora più forte di lui. Ah ah! Ma i suoi pensieri ed il suono delle risate si fermarono … una mandria di mucche! Una mandria di mucche andava in direzione della cacca. E un vitello, bianco come un ciuffo di cotone, tanto che sembrava fosse appena uscito dal grembo materno, improvvisamente si fermò vicino al mucchio di cacca e sollevò la coda.
“Uh …” gridò Piccolo Piede quando Piccola Vacca depositò una pila di cacca più grande proprio in cima alla sua e la ricoprì … Nulla era rimasto del suo ottimo piano … Piccolo Piede balzò in piedi. Mani ai fianchi e lo sguardo irritato sulla mandria di mucche.
Arricciò il naso e, con gran cipiglio, scattò sui suoi piccoli piedi.
Pensava: “Come osa Piccola Vacca fare la sua cacca sopra la mia?”
Spinto dalla furia, accelerò il suo ritmo. Non c’erano più motivi divertenti per fermarsi. Non sapeva da quanto tempo un muco chiaro gli solcava il viso, semplicemente si asciugò le guance con la manica. Luci ed ombre cominciarono a diffondersi in tutto l’orizzonte e lo stomaco di Piccolo Piede iniziò a brontolare. Sì! Era il momento di mangiare. Cercò un albero con un baldacchino non troppo grande in modo che solo lui potesse ripararsi dal sole  mentre mangiava.
Scartò l’involucro di foglia di banano che conteneva grossi chicchi di  riso.
Il profumo delle foglie di banano impregnava ogni boccone di riso che mangiava.
Alternava riso con sgombro salato, che aveva acquistato da un camion che passava dal villaggio, provenendo da altri posti, una volta al mese.
Mangiò solo la metà dei salatissimi sgombri. Il suo stomaco ora era teso e le palpebre cominciarono a calare. Il rigonfiamento rotondo della sua pancia aveva spinto fuori dai pantaloni la piccola camicia. Si sdraiò su un tronco secco e chiuse gli occhi. La sua pancia era libera. Ma il cinguettio di piccoli uccelli lo svegliarono in modo da poter riprendere a camminare. Piccolo Piede era irritato dallo scherno di Piccolo Uccello che aveva detto che i suoi minuscoli piedi non potevano portare molto lontano.
“Uh … Piccolo Uccello, uno sguardo e sai quanto velocemente e fin dove posso camminare?”
Piccolo Piede aggrottò la fronte, determinato a proseguire lungo il sentiero. Camminava al ritmo del suono del suo respiro, sempre accompagnato dalla crescente luce del sole.

Parte 4ª
C’era una volta … una vera favola c’era una volta. Trattare di mucchi di … , nella favola, è ancor più divertente che scriverne. Mi mancano i bambini, molto, e ho capito cosa dire loro. Dite loro che sono andata a uccidere un drago e, in questo momento, sono nel labirinto.. Ah ah ah. Mi metterò avanti con la storia.
Il sole crebbe luminoso fino a diventare alto. Piccolo Piede lo  guardò. Ma il sole a volte si nascondeva dietro le nuvole e le montagne. Questa volta il calore del sole, e non il suo stomaco affamato, lo costrinsero a fermarsi. Anche durante l’inverno, i raggi del sole potevano essere inaspettatamente caldi. Si fermò a mangiare di nuovo.
Mangiò  il riso e l’altra metà degli sgombri salati, gli restava ancora un po’ di riso (circa una manciata). Non sapeva se quella sera avrebbe avuto qualcosa da mangiare.
Una volta finito di mangiare, si alzò in piedi per continuare a camminare e così raggiungere un luogo abitato. Era sicuro di non aver mai perso la strada. E, il sentiero di ghiaia, doveva portarlo ad un luogo particolare. “Coloro che hanno costruito il il sentiero probabilmente sapevano dove finiva. Ora basta semplicemente camminare seguendo il percorso. ” È importante non accettare che le affermazioni ingiuriose di Piccolo Uccello siano vere. Certo, bisogna accelerare il passo. Ma anche con queste intenzioni in mente, gli occhi maliziosi del mostro continuavano a funzionare.
Il “frutteto di cachi” probabilmente appartiene a qualcuno. Sicuramente lo fa.
Non è possibile che molti alberi di cachi nascano ordinatamente e vegetino senza l’intervento e l’energia dell’uomo. Neppure un grosso elefante potrebbe creare qualcosa di simile. Il piccolo mostro, soddisfatto di sé,  guardò ancora una volta.
“Sarebbe bello avere cachi da mangiare lungo la strada.” E con ciò, venne afferrato dallo spirito dell’azzardo. Lentamente in punta di piedi arrivò sotto un albero di cachi e guardò in ogni direzione. Nessuno era in giro. Si arrampicò su un albero e prese due cachi, li avvolse nella camicia. Poi,  rapidamente, saltò giù e corse via dalla scena del misfatto con i suoi cachi rubacchiati.
La vittoria era sua. Saltò e ballò col suo fagotto rubato. Nulla può essere più emozionante. Non c’è più grande trionfo che rubare senza essere scoperti.
Ah ah ah. Il mostro e Piccolo Piede ridevano e facevano assieme capriole di gioia.
La loro gioia contribuì a ridurre il percorso, di un bel po’.
Take a guess at what is next. Io credo che si possa intuire il resto di questa storia, senza alcun dubbio. Ah ah ah. (Provate ad indovinare come finirà  …)

Parte 5ª – lettera del 23 febbraio 2015
Greetings, remedial students. Tutti voi, che siete in debito formativo, leggerete questa nuova parte prima dei veri bambini.

Dopo aver proseguito per un po’ lungo il sentiero, Piccolo Piede gettò l’occhio sulla sua razzia di cachi.  Ne tirò fuori uno e lo morse! Subito sputò. “Accidenti a voi, ingannevoli cachi acerbi!” Piccolo Piede, arrabbiato, gettò via sino all’ultimo cachi. Alzò lo sguardo e si preparò a pagare gli oneri al cielo. Ma scoprì che il sole non era dove doveva essere. Aveva perso troppo tempo divertendosi. Il sole non aspetta nessuno. Decise di correre. Giusto. Se non correva, non ce l’avrebbe fatta. E se la persona che racconta la storia non cambia idea e gli permette di tornare a guardare la sua magnifica cacca, forse non sarà necessario correr sino al punto di dover restare senza respiro. La scomparsa di alcune cose gli fece capire che doveva correre. Il percorso che batteva cominciava a  diventare di dura argilla rossa.
Se proseguiva correndo su un suolo duro e irregolare come quello, avrebbe provato dolore, oltre ad essere stanco. Rimase lontano dalle pozzanghere d’acqua in mezzo alla strada. Si fermò e guardò verso il cielo.  Il sole lentamente svanì.
I suoi piccoli piedi cresciuti deboli  ed il sole che cominciava a scendere.
Decise di fermarsi  dove la strada di terra rossa si trasformava in una superficie nera e dura. Il percorso non era più fiancheggiato da colline e foreste. C’erano solo case dall’aspetto strano intervallate da campi di riso. Parecchia gente era nei campi piatti, a turno si chinavano e alzavano la testa. Piccolo Piede si voltò a guardare indietro.
L’intricata immagine della montagna sullo sfondo poteva anche non impedirgli di tornare indietro. Doveva fermarsi per decidere se veramente voleva continuare a camminare, o se era meglio tornare. Ma se tornava, allora forse sarebbe come se non fosse mai partito? Fu preso dall’indecisione. Se tornava sarebbe rimasto con la madre ed il padre. Avrebbe avuto cibo da mangiare. Avrebbe avuto un riparo.
Ma la sua incertezza non durò molto perché un pick-up che percorreva la nera strada lo raggiunse da dietro. I freni strillarono: “Iiii!”
Un cucciolo malandato, che stava attraversando la strada, si fermò tremante nel mezzo della carreggiata. L’autista impaziente mise la testa fuori e urlò contro di lui.
“Questo è il camion che è venuto, l’altro giorno, a vendere prodotti alimentari nel villaggio”,  ricorda Piccolo Piede, che si è ristretto su se stesso mentre il camion passava. “Il camion ha lasciato il villaggio a mezzogiorno e mi ha già superato.  Ah ah ah. ” Sapeva di essere troppo lontano per tornare indietro.
Quindi seguì il cucciolo ancora tremante camminando lungo il bordo della strada. Il cucciolo ringhiò un po’, per avvertirlo di camminargli di dietro.
Il corpo del cucciolo era scarno e coperto di croste. Piccolo Piede diede il suo ultimo avanzo di cibo al cucciolo  e lentamente arretrò. Aveva scelto di non aver nulla da mangiare per la sera, ma il cucciolo era stato in maggior difficoltà di lui.
Un risoluto Piccolo Piede sulla nera strada sconosciuta.
Dopo diverse parti, questa storia probabilmente finisce. E una nuova storia avrà inizio.

Kho. Yo. ⁽¹⁾ Pornthip M.
P.S. Please use correct and polite Thai language.

⁽¹⁾ Note della traduttrice dal thailandese – Un detenuto, in Thailandia, perde il suo titolo precedente. Nel caso dell’autrice invece di  ”น.ส.”  (No.So.) ovvero “นางสาว” (nang sao) che corrisponde a “Signorina” si diventa “ข.ญ.” (Kho. Yo.) ovvero “ขัง หญิง ” (khang ying), che significa” detenuta femminile”.

Qui trovate una breve presentazione della favola e tutte le indicazioni relative all’autrice ed alle fonti di questa traduzione

Tiziano Matteucci
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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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