Dal profondo sud della Thailandia. Saiburi Looker: forgiare amicizie all’interno di un territorio pericoloso

In questo 7 Eleven di Saiburi sono state costruite pareti bunker per proteggersi dalle esplosioni – foto Prachatai.

Seconda parte dell’articolo: Interrupted normalcy of everyday lives in Thailand’s restive Deep South, di Thaweeporn Kummetha, pubblicato dal quotidiano online Prachatai.

L’ultima volta che il distretto di Saiburi, in provincia di Pattani, è apparso tra le ultime notizie è stato il 25 luglio 2015, quando una bomba è esplosa nel quartiere cinese. La bomba ha provocato la morte di un soldato, che era di guardia a dei monaci, e la morte di un monaco. Gravemente feriti  un altro monaco, due soldati e due locali. Nel 2009, un’altra bomba era esplosa nello stesso quartiere, colpendo buddisti thai, sino-thai, musulmani ed agenti di sicurezza.

fonte deepsouthwatch.org

Secondo le statistiche fornite da Deep South Watch, il distretto di Saiburi si classifica come uno dei più pericolosi del Profondo Sud della Thailandia.

Saiburi, nota in passato per essere una città fiorente, il cui porto serviva la penisola malese, è stata resa irriconoscibile dagli episodi di violenza degli ultimi anni. La maggior parte delle aziende sino-thailandesi della zona si sono trasferite altrove. Si e’ creato un clima di tensione e diffidenza, con i sino-thailandesi evitano i quartieri malesi e viceversa.

«La costante rappresentazione mediatica dei malay musulmani come “banditi meridionali” ha convinto anche la gente che vive qui. Le persone si informano attraverso i media, si mettono quasi a conversare con i propri televisori e con internet. Ma se Somsak volesse solo girarsi e parlare con Ma-ae, allora potremmo capirci meglio, smussando i pregiudizi», dice Anas Pongprasert, un giovane imprenditore malay di Saiburi.

Anas Pongprasert presso la sede di Saiburi Looker a casa sua – foto Prachatai

Anas ha co-fondato Saiburi Looker nel 2013 con l’obiettivo di migliorare le relazioni tra le persone di diverse etnie, che sono peggiorate per via della violenza degli ultimi dieci anni. Saiburi Looker utilizza temi e problematiche quotidiane per riavvicinare le persone.

«Abbiamo avuto alcuni studenti d’arte che hanno riprodotto, dal vivo, gli edifici in stile British Malaya nella parte vecchia della città. I proprietari delle case hanno visto gli studenti e sono venuti fuori a parlarci. I proprietari sino-thailandesi ci hanno aperto le loro case, si sono fermati a parlare con noi e ci ha portato anche da bere. Negli ultimi dieci anni o giù di lì, niente di simile era mai accaduto. Poi abbiamo esposto i disegni in una mostra in cui ancora più persone si sono incontrate per discutere», ci racconta il 32enne Anas.

Gli studenti provenienti dalla Yala Rajabhat University and Pattani campus of Prince of Songkla University partecipano a una attività di disegno dei vecchi edifici della città costruiti in stile British Malaya. Foto da TEAOOR

Questo è stato solo il primo di molti altri eventi organizzati da Saiburi Looker. Un altro esempio e’ stata la raccolta di storie locali degli abitanti delle case in stile British Malaya, delle mostre d’arte e la pubblicazione di questi eventi sulla loro pagina Facebook. Saiburi Looker, a quanto pare, ha avviato un fertile terreno di discussione tra i membri della comunità.

«Adesso possiamo andare a casa della gente sino-thailandese ed organizzare eventi nei santuari cinesi perché si fidano di noi», ci dice Anas.

Anas ci spiega che le attività si concentrano sulla comunità sono-thailandese, perché da quando sono iniziati i disordini nella zona, lo stato tende a fornire assistenza principalmente ai malay musulmani. La comunità sino-thailandese e’ una minoranza, e di conseguenza si sente esclusa. Molti si sono trasferiti. «Ogni volta che lo stato vuole compensare o aiutare le vittime colpite da atti violenti, si concentra sui malay musulmani. Credo che questo possa causare nella comunità sino-thailandese un sentimento di abbandono».

Secondo Anas nel 2004, prima che iniziassero le  violenze, sino-thailandesi e malay coesistevano senza alcun problema perché rispettavano le reciproche differenze. Ad esempio, la comunità sino-thailandese evitava di  sacrificare agli antenati le teste di maiale, non teneva cani come animali domestici e beveva alcol solo entro le mura di casa.

All’evento ” Return Happiness to Saiburi “, addetti e visitatori vestiti con abiti d’epoca British Malaya

Un altro evento promosso da Saiburi Looker, collaterale alla performance artistica di disegno urbano,  è stata “Return Happiness to Saiburi“, un titolo che vuol essere una parodia per le politiche praticate dalla giunta militare thailandese. L’evento si incentrava su una fiera mercato dedicata al vintage dell’epoca coloniale British Malaya. Durante questo periodo, tra 18° e 20° secolo, quando la potenza coloniale britannica esercitava grande influenza nella zona marittima malese, Saiburi era una città fiorente, sia economicamente che culturalmente. Durante questo periodo, la cultura inglese influenzò quella malese, dando vita agli edifici in stile British Malaya ancora in piedi nella parte vecchia della città.

I visitatori dell’evento “Return Happiness to Saiburi” erano invitati a vestirsi in costumi d’epoca, ad esempio pareo e camicia per gli uomini e banong per le donne.

«L’evento “Il ritorno della felicità a Saiburi” ha evidenziato le diversità culturali della nostra città. Queste diversità era chiaramente visibili durante il periodo British  Malaya, circa 70 anni fa. A quel tempo il Profondo Sud era sotto l’influenza britannica, esemplificato dalla ricerca di uno stile di vita moderno e di principi democratici. La gente ascoltava alla radio i programmi della BBC trasmessa dalla Malesia, mandava i figli a studiare a Penang, dava ai figli nomi inglesi e abiti di foggia moderna. Ciò non significa che dobbiamo essere orgogliosi di essere occidentalizzati, ma testimonia da dove veniamo, e spiega perche siamo quel che siamo ora», ci spiega Anas.

Diversamente dalla maggior parte dei malay locali, che frequentano la tradizionale scuola islamica o scuole islamiche private, Anas ha frequentato una scuola thailandese per poi studiare Scienze Politiche presso l’Università Ramkhamhaeng di Bangkok. Ha avuto uno stile di vita simile a qualsiasi altro adolescente bangkokiano sino a che non si è stancato della vita nella capitale e, bombardato dalle notizie dei disordini nel Profondo Sud, ha deciso di tornare nella sua città natale. Si sentiva alienato ed è tornato a Pattani per ritrovare le proprie radici.

«Sono stato educato nel sistema statale, quindi le lezioni di storia erano piene zeppe di nazionalismo. Allora ho capito che non sapevo nulla della mia vera casa. Sapevo della mia nazione, ma non della mia patria. Mi sono reso conto che mi sentivo in trappola. La mia identità e la mia autostima erano scomparsi», ha continuato Anas.

Pipitpakdee Mansion, costruita nel 1885 e di proprietà della famiglia del governatore di Saiburi, l’epoca in cui Saiburi era uno dei principali stati autonomi della regione. Nel 1901, Saiburi divenne provincia per diventare, nel 1932, un distretto di Pattani – foto Prachatai

Ultimamente l’interesse  storico culturale riguardante le vicende di Pattani è andato riemergendo. Ma si tende a trasmette un senso di nazionalismo e di orgoglio per quest’area, che era un prosperoso impero marittimo e islamico, prima di diventare una colonia siamese attorno al 1800, per essere poi diviso in sette stati in gran parte autonomi, uno dei quali era Saiburi.
Alla domanda sul perché abbia scelto di concentrarsi sulla storia di Saiburi, invece di quella di Pattani, Anas risponde:

«Alcuni cercano di collegare tra loro la situazione odierna con la storia di 300 anni fa. Ma io penso che i problemi in quest’area non risalgano a 300 anni, ma solo a circa 70 anni fa. Penso che solo la storia più recente oggi sia più ‘reale’ e ‘tangibile’ di quella di 300 anni fa. Quando questa zona era parte del Regno di Pattani, era multiculturale e diversificata. Ma il fanatismo attuale, motivato dal nazionalismo, guarda solo la parte malese musulmana di quel vecchio regno. Dimenticando che c’erano, e ci sono, anche buddisti malesi e cinesi», prosegue Anas.

«Se la gente sceglie solo le parti della storia che tendono a soddisfare le proprie esigenze, quel che fanno non è molto diverso dalla propaganda. Dobbiamo ri-raccontare la nostra storia in un modo giusto, che non includa l’oppressione di un ‘altro’  gruppo di persone. Se non lo facciamo, allora non siamo diversi rispetto a coloro che diffondono propaganda. Dobbiamo parlare dei nostri punti negativi. È la storia. È qualcosa che è già accaduto e dovrebbe essere discusso apertamente».

Se gli si chiede se Saiburi Looker ha in mente qualche idea o proposta politica, Anas risponde che in questo momento l’attenzione resta incentrata sulla promozione della fiducia all’interno della comunità e sulla costruzione di una sfera pubblica libera.

«Per noi l’andare su un grande palco ad annunciare un piano tecnico ancor prima di chiedere alla gente normale quel che vuole, equivarrebbe a saltare dei passaggi importanti ». E l’orgoglioso abitante di Saiburi conclude: «Il processo di pace deve partire dalla gente del posto. Devono riunirsi e discutere per scoprire i propri sospetti, diffidenze e barriere. Solo in un secondo tempo potremo passare a obiettivi su larga scala».

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Giu-guy Sae-Giang, 67 anni – foto Prachatai

Giu-guy Sae-Giang, un sino-thailandese di etnia hokkien, gestisce un negozio di materiali da costruzione a Saiburi, provincia di Pattani, Thailandia.

«La mia famiglia è in Thailandia da tre generazioni. I miei nonni arrivarono qui via mare, sbarcarono a Bang Kao. Vendevano pesce essiccato e lo esportavano a Singapore prima di trasferirsi a Saiburi.

Ho un sacco di amici malay musulmani. Vanno e vengono abitualmente da casa mia. Mia madre ci ha insegnato, quando eravamo bambini, alcuni precetti dall’Islam. Quando arrivarono dalla Cina, non avevano  nessuna religione, così quando sono arrivati qui hanno assorbito qualcosa dell’Islam

Io parlo malay. Lo uso quando vendo materiali a clienti malay. Mia madre mi ha insegnato a parlare educatamente malay ai clienti. Mia madre parla solo due lingue: hokkien e malay.

Durante il Ramadan, mia madre mi ha insegnato a preparare lo zucchero per fare i dolci che i nostri amici musulmani mangiano di notte, dopo il digiuno giornaliero. Anche se c’è violenza nella zona, i miei più stretti amici musulmani saranno sempre i miei amici più cari.

Non ho alcuna intenzione di spostarmi da questi luoghi, perché questa è la mia casa»

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Segue in: Waeng in Love: dove la violenza nutre la natura

Tiziano Matteucci
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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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