Rotte migratorie

F. SOULIER, Invasion des barbares, da “Atlas élémentaire simplifié”, Paris 1850, J. Andriveau- Goujon

ROTTE MIGRATORIE E POLITICHE DI ACCOGLIENZA
Fabio Alfredo Fontana (SIS n.8/2015)

«“Il mondo è in guerra”: questo il titolo emblematico del rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati pubblicato nel giugno 2015. Il resoconto annuale dell’ACNUR [en.UNHCR] facente riferimento al 2014 attesta a 59,5 milioni il numero di persone costrette a migrazioni forzate per sfuggire a scenari di guerra.»

«Il dato è il più alto in dieci anni (nel 2005 gli sfollati erano 37,5 milioni) e in costante aumento dal 2011 … urge tuttavia fare una precisazione riguardo la quota di sfollati nel mondo.

Dei 59,5 milioni registrati nell’arco del 2014:

  • 38,2 milioni sono sfollati interni, ovvero quelle persone che, pur abbandonando il proprio paese, restano dentro i confini nazionali; …
  • 1,8 milioni sono richiedenti asilo, per i quali si intende tutti coloro che, fuori dal proprio Paese d’origine, presentano in un altro Stato domanda per il riconoscimento della protezione internazionale e dello status di rifugiato; …
  • 19,5 milioni sono rifugiati, cioè ogni individuo che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese, di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese: oppure che, non avendo la cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra e ha ottenuto lo status di rifugiato dalle autorità del Paese ospite …

Tra i quasi 20 milioni di rifugiati, 14,4 milioni sono sotto mandato ACNUR, mentre i restanti 5,1milioni sono Palestinesi registrati presso l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA).

…  la ripartizione degli sfollati nel mondo dimostra come il dramma delle migrazioni forzate resti circoscritto in larga parte ai confini nazionali. Quasi il 65% dei migranti forzati è costituito da sfollati interni; l’aumento progressivo anno dopo anno dei migranti rischia però di creare una situazione esplosiva, nel momento in cui, spinti dalla necessità e dal desiderio di sopravvivenza, queste persone riescono a varcare le frontiere. Il fenomeno delle migrazioni forzate ha comunque una portata globale, con oltre 20 milioni di persone richiedenti asilo e rifugiati nel mondo (circa il 35% del totale).

L’agenzia europea Frontex, il cui obiettivo è il supporto e il monitoraggio delle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea, riferisce come ci siano 8 rotte migratorie per raggiungere l’Europa via terra o via mare. La predilezione per un percorso rispetto ad un altro dipende ovviamente dalla Regione di provenienza, dallo Stato europeo più vicino e dal contesto storico-politico in cui ci si trova in un dato momento. Tali rotte migratorie sono:

1. Rotta africana occidentale: è il passaggio di mare dagli Stati dell’Africa occidentale verso le Isole Canarie e coinvolge principalmente individui provenienti da Marocco, Senegal, Niger, Nigeria e Mali. …

2. Rotta mediterranea occidentale: è il passaggio di mare dal nord Africa (Algeria e Marocco) alla Penisola Iberica, in direzione di Spagna, Francia e Italia. …

3. Rotta mediterranea centrale: è la rotta migratoria dal nord Africa (Libia) verso Malta e Italia, passando attraverso il mar Mediterraneo. …

4. Rotta pugliese e calabrese: è la rotta migratoria dalla Turchia e dall’Egitto e comprende anche i movimenti migratori tra Grecia e Italia. …

5. Rotta circolare Albania – Grecia: è la rotta attraverso la frontiera terrestre tra Grecia e Albania. …

6. Rotta mediterranea orientale: è la rotta utilizzata dai migranti irregolari per giungere in Unione Europea attraverso la Turchia, passando per Grecia, Bulgaria e Cipro. …

7. Rotta dei confini orientali: è la rotta migratoria attraverso i 6mila km di confine tra Bielorussia, Moldavia, Ucraina e Federazione russa con gli Stati orientali dell’Unione Europea (Estonia, Finlandia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Norvegia, Polonia, Romania e Slovacchia). …

8. Rotta balcanica occidentale: è la rotta che dai Balcani occidentali entra in Unione Europea attraverso due canali migratori: il primo concerne gli ingressi di cittadini dei Paesi balcanici occidentali, il secondo riguarda quei migranti, soprattutto dall’Asia, che in origine sono entrati nell’Unione Europea attraverso le frontiere terrestri o marittime Bulgaria – Turchia o Grecia – Turchia e poi procedono verso l’Ungheria attraverso i Balcani occidentali. …

Oltre a queste 8 rotte dell’immigrazione irregolare, l’agenzia Frontex sottolinea come il più grande percorso di ingresso di migranti entro i confini dell’Unione Europea sia attraverso gli aeroporti internazionali: la maggior parte di chi attualmente risiede illegalmente in Unione Europea è entrata in un primo momento in modo del tutto lecito, con regolare visto d’ingresso, salvo poi rimanere sul territorio oltre la scadenza di tali documenti. …

L’Italia è il punto di arrivo di tre rotte migratorie. In particolare una, la rotta mediterranea centrale, ha visto un grosso afflusso di migranti nel 2014. Dati ACNUR riportano come ben 219mila persone siano sbarcate in Europa via mare. Per quanto riguarda il 2015, una rilevazione risalente al 1° luglio segnala gli sbarchi di 137mila rifugiati e migranti sulle coste europee; tra questi 68mila sono approdati in Grecia, 67.500 in Italia,  1.230 in Spagna e 94 a Malta.  Un confronto tra i dati mensili del primo semestre di 2014 e 2015 dimostra un costante aumento del numero degli sbarchi da un anno all’altro, soprattutto tra aprile e giugno. Un segnale sicuramente poco incoraggiante, considerati gli alti numeri già registrati lo scorso anno.

Ma cosa attende i migranti una volta superata l’odissea in mare e come vengono gestiti da governo centrale e regioni?…

A febbraio 2015 si contavano sul territorio italiano 1.657 strutture temporanee per l’accoglienza dei rifugiati. Di queste, la maggior parte si trovano in Emilia-Romagna (291), Lombardia (262), Liguria (147) e Toscana (144). … però ad un maggiore numero di strutture temporanee non corrisponde un elevato numero di migranti effettivamente ospitati (la Sicilia conta 110 strutture temporanee, la Puglia solo 31). Molte di queste strutture sono attualmente al collasso e per questo motivo il governo ha invitato i comuni d’Italia a fornire nuovi alloggi di natura temporanea per i migranti che continuano a sbarcare sulle nostre coste; tale richiesta, però, ha creato forti tensioni con governatori e sindaci, soprattutto del nord, che si dimostrano spesso ben poco collaborativi nel gestire questa delicata situazione.

Stando a i dati del luglio 2015, l’Italia ha accolto circa 85mila migranti, di cui più di 65mila hanno presentato richiesta per ottenere lo status di rifugiato. Circa 30mila migranti sono affidati agli enti locali tramite il sistema SPRAR, che deve comunque essere approvato da regioni e comuni prima che diventi operativo: su circa 8.000 comuni italiani, solo 4.500 hanno dato disponibilità per accogliere migranti con il sistema SPRAR. …  Il sistema SPRAR viene finanziato dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (FNPSA) e dal Fondo europeo per i rifugiati; quest’ultimo è un fondo della Comunità Europea, in favore del quale ogni Stato membro versa una quota a prescindere dalla presenza o dalla quantità di rifugiati sul territorio.

L’Italia riceve dunque fondi europei per la gestione dei migranti e l’ultimo bando SPRAR ha assegnato ai centri d’accoglienza circa 180 milioni di euro l’anno tra 2014 e 2016, da ripartire tra le 367 strutture considerate idonee. Gli enti che vincono il bando fanno poi circolare nuova mente i fondi nel territorio. I centri SPRAR accolgono circa 20mila persone; il resto dei migranti viene ospitato nelle 1.657 strutture temporanee e nei Centri governativi per l’accoglienza o il trattenimento dei migranti e dei richiedenti asilo (CARA, CDA e CPSA).

In ognuno di questi centri e strutture, il costo medio giornaliero di un richiedente asilo o di un rifugiato è di circa 35 euro. In questa cifra sono compresi l’erogazione dei pasti, servizi di lavanderia, pulizia periodica dei locali e dei posti letto, prodotti per l’igiene personale, raccolta dei rifiuti e un pocket money di 2,50 € a persona (fino a 7,50 € per nucleo familiare).

Dunque ogni ospite del servizio SPRAR riceve meno del 10% della quota giornaliera che il Fondo europeo per i rifugiati fornisce all’Italia. Va, tuttavia, sottolineato come l’Italia si sia più volte dimostrata incapace di gestire i fondi europei che le vengono assegnati, costringendo addirittura la Corte Europea ad un taglio del denaro istituito.

Al di là del sistema SPRAR, l’Italia spende ogni anno per l’accoglienza un totale di circa 700-800 milioni di euro e per l’anno 2015 la cifra sembra aggirarsi intorno a 1 miliardo di euro. Di questi solo pochissime manciate di euro sono effettivamente consegnate in mano ai migranti richiedenti asilo e rifugiati; il resto di questa spesa serve a coprire l’intero sistema alla base dell’accoglienza, ovvero i dipendenti degli enti locali, gli educatori ed operatori sociali, gli addetti al servizio mensa e pulizia, i mediatori culturali e gli insegnanti di lingua.

O almeno così dovrebbe essere in teoria, perché molto spesso gli insegnanti di lingua si dedicano alla comunità migrante su base volontaria e per senso civico. Ma scandali ben peggiori hanno recentemente messo in dubbio l’impegno umanitario che dovrebbe essere proprio di un sistema come quello dell’accoglienza.

Le investigazioni relative a “Mafia capitale” hanno tolto il velo su quello che pare un vero e proprio business dei rifugiati, basato sull’assegnazione dei posti (rigorosamente gonfiati) per l’alloggio dei migranti e sui relativi finanziamenti che lo Stato concede a quelle strutture dedicate all’accoglienza. …
Lo Stato italiano garantisce inoltre il diritto all’istruzione: i minori richiedenti asilo o i figli di richiedenti asilo possono frequentare la scuola pubblica, mentre i maggiorenni possono accedere ai corsi di formazione professionali. Un richiedente asilo, tuttavia, non è legalmente autorizzato a lavorare; durante i primi sei mesi di permanenza non può svolgere nessuna attività lavorativa.
Questo può essere fonte di grossi disagi, sia per la comunità d’accoglienza sia per il migrante stesso, che si trova in un contesto totalmente nuovo (e spesso estraneo) senza la possibilità di rendersi utile in qualche modo.

Trascorsi sei mesi, se il soggetto ha mantenuto un comportamento rispettoso della legge, gli verrà rinnovato il permesso di soggiorno temporaneo e potrà lavorare fino all’esito definitivo della procedura per la richiesta di asilo. A seguito dei continui sbarchi e delle difficoltà cui devono far fronte le strutture di accoglienza, la questione relativa al lavoro dei richiedenti asilo è balzata di recente agli onori della cronaca.

Cosa far fare ai molti migranti presenti nelle strutture di accoglienza di tutta Italia? Una soluzione è arrivata direttamente dal Ministro dell’Interno Angelino Alfano, il quale ha manifestato intenzione di chiedere ai comuni italiani che ospitano richiedenti asilo di applicare una circolare che permetta loro di farli lavorare gratuitamente.

La proposta si scontra con una lacuna impossibile da ignorare e di cui il titolare del Viminale avrebbe dovuto tenere conto prima di lanciarsi in discutibili affermazioni: qualsiasi lavoro subordinato deve essere retribuito, altrimenti è da considerarsi lavoro nero e dunque illegale.

L’unica alternativa sarebbe il volontariato e infatti la circolare riporta il titolo “Volontariato per l’integrazione dei richiedenti asilo”, ma risulta difficile credere che tutti i richiedenti asilo accettino di lavorare senza compenso in cambio di una presunta integrazione.

Questa soluzione lascia intendere inoltre come viene affrontata la questione immigrazione da una parte della politica italiana: gli stranieri nel nostro Paese sono visti come un problema cui far fronte e non come una risorsa (non solo in mero senso economico, ma anche culturale).

È anche interessante notare come l’impegno dell’Italia per i rifugiati sia limitato rispetto a quello di altri Paesi europei: l’Italia accoglie un rifugiato ogni mille persone, appena al di sotto della media europea (1,1 ogni mille) e decisamente meno rispetto a Paesi come Svezia (più di 11 rifugiati ogni mille) e Francia (3,5‰).

Anche per quanto riguarda il numero dei richiedenti asilo, l’Italia riporta gli stessi dati (1‰ per una media europea di 1,1‰), di molto inferiori a quelli dei Paesi scandinavi (7,8‰ in Svezia, 2,5‰ in Norvegia) o dell’Ungheria (4,1‰). L’Italia sembra dunque essere un Paese di transito e di sbarco piuttosto che un luogo dove i migranti vorrebbero risiedere e fare domanda di asilo. …

Altri dati dovrebbero, invece, far scattare più di un segnale d’allarme sulla gestione degli arrivi di extracomunitari entro i confini dell’Unione Europea: un rapporto ufficiale di Bruxelles riporta che il 60% dei migranti che entrano in Europa sfugge ai controlli della polizia. Solo 4 migranti su 10 vengono effettivamente bloccati dalla polizia per poi essere identificati e trattenuti in apposite strutture.

Per quanto riguarda l’Italia, la stima è ancora più impietosa: i controlli italiani riescono a localizzare e identificare 3 migranti su 10, mentre i restanti 7 eludono i controlli e possono spostarsi con relativa libertà in Europa. Essendo l’Italia un Paese chiave in 3 delle 8 rotte migratorie verso l’Unione Europea, è comprensibile come il pessimo dato nazionale influenzi negativamente anche il dato europeo.

L’emergenza migranti nel Mediterraneo è sicuramente una questione che l’Italia e ogni Stato membro dell’Unione Europea deve porre al centro della propria agenda se vuole affrontare con successo quella che il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon ha definito “la più seria crisi umanitaria dai tempi della seconda Guerra Mondiale”. Sempre più migranti si lanciano in viaggi disperati alla ricerca di condizioni di vita più dignitose o nella speranza di sfuggire da fame e morte; sempre più migranti, però, periscono in questo tentativo.

Chi sopravvive è testimone di tremende vicissitudini durante e dopo la fuga e vive l’angoscia che solo chi è stato strappato a forza dalla propria terra natia può comprendere. La situazione richiede necessariamente una grande attenzione e un maggiore supporto per evitare che il numero delle vittime e degli sfollati cresca come è accaduto negli ultimi due anni.

Occorre affrontare con i mezzi e la giusta coscienza l’intero processo migratorio e ricordare prima di ogni altra cosa che i migranti non possono essere riducibili a quote da spartire tra regioni o tra Stati, ma sono innanzitutto persone che spesso hanno vissuto (o stanno vivendo) esperienze traumatiche.

Considerato l’alto numero di migranti in arrivo in tutta Europa, è opportuno riconsiderare le priorità previste dal diritto internazionale in materia di rifugiati (sebbene sia difficile trovare risposte condivise sia a livello nazionale sia comunitario), ma occorre anche trovare una soluzione per evitare che questa crisi umanitaria si ripeta in futuro. I quasi 60 milioni di persone costretti a migrazioni forzate sono le vittime di un mondo sempre più instabile, segnato da 15 sanguinosi conflitti.

È opportuno riflettere su come la questione immigrazione non può essere affrontata separatamente da un concreto impegno nel far cessare tensioni e guerre, nonché considerare quanto ogni singolo Stato sia impegnato nel mercato globale degli armamenti prima di condannare chi fugge da morte e devastazione in cerca di un domani migliore.»

 Fonte immagine: Limes

Tiziano Matteucci
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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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