Il ricco mercato nero della giada birmana

La miniera di Hpakant dove il 23 novembre almeno 113 minatori sono morti sotto una frana - Getty image

La miniera di Hpakant dove il 23 novembre almeno 113 minatori
sono morti sotto una frana – Getty image

Un rapporto pubblicato alla fine di ottobre da Global witness, un’organizzazione britannica che si occupa di diritti umani e lotta alla corruzione, rivela che le decine di miliardi di dollari provenienti dal commercio della giada estratta in Birmania sono regolarmente intascati da una rete di militari, grandi finanzieri e signori della droga che da tempo controllano l’economia birmana legale e sommersa.

cartina birmaniaGran parte della giada birmana viene venduta in Cina, ma una quantità stimata tra il 50 e l’80 per cento attraversa il confine illegalmente. Di fatto, quindi, nelle casse dello stato finisce tra un terzo e metà dell’intero ricavato delle vendite, pari a circa 12,3 miliardi di dollari. I restanti 20 miliardi invece finiscono nelle tasche di chi controlla la rete criminale, che in questo modo riesce a mantenere la pro-pria posizione di potere nel paese.

Spesso le principali aziende del settore sono protette da personaggi molto potenti come l’ex dittatore Than Shwe, l’ex ministro dell’allevamento Ohn Myint e il signore della droga Wei Hsueh-Kang, che finanzia l’esercito unito dello stato Wa. nel 2014 le loro imprese in totale hanno guadagnato centinaia di milioni di dollari lordi, a cui bisogna aggiungere le entrate non dichiarate, che sono molto più alte. La possibilità di trarre profitto dal commercio della giada garantisce a queste persone influenza politica e ricchezza personale.
È quindi nel loro interesse assicurarsi che sul settore rimanga quel velo di oscurità che gli ha permesso finora di sottrarre in silenzio miliardi di dollari dalle casse dello stato.

Inoltre, le miniere di giada più redditizie si trovano in zone dove l’esercito birmano e le milizie armate locali sono in guerra da molto tempo. Ogni anno da una miniera nello stato del Kachin, dove il 23 novembre almeno 113 minatori sono morti sotto una frana, viene estratta giada per un valore di miliardi di dollari contesi dal governo, dai militari e dall’esercito indipendente del Kachin (Kia) in una guerra ricominciata nel 2011 dopo 17 anni di cessate il fuoco.

In quegli anni il governo (e le aziende cinesi) hanno preso il controllo di gran parte delle risorse naturali del paese, inclusa la giada, senza devolvere nemmeno una parte del ricavato alla popolazione locale.

La tregua che non conviene.

Mentre da due anni il governo tenta di negoziare un nuovo cessate il fuoco, il ritmo di estrazione della giada è drasticamente aumentato, con picchi record nel 2014. Una tregua infatti implicherebbe l’inclusione dei kachin nella ripartizione dei ricavi, così chi ha interessi nel settore ha aumentato l’attività per estrarre più giada possibile prima che questo accada.

Ma non sono solo i poteri forti dell’industria della giada a trarre vantaggio dalla guerra. anche gli ufficiali di grado inferiore dell’esercito di stanza nel Kachin estorcono grandi somme di denaro ai minatori che attraversano i checkpoint diretti verso i mercati cinesi.

La negazione dei diritti civili per milioni di persone a beneficio di una ristretta élite rimarrà in gran parte inalterata nonostante la vittoria dell’opposizione alle elezioni dell’8
novembre.

I proventi del commercio della giada, che nel 2014 si stima siano stati pari a 31 miliardi di dollari, equivalgono a circa il 48 per cento del pil birmano. ma solo l’1 per cento della spesa pubblica è finanziata dal settore minerario. Se si considera che il 37,5 per cento del paese vive sotto la soglia di povertà, il costo umano della corruzione di stato in Birmania è enorme.

(articolo originale The great jade heist and the quiet theft of Burma’s billions, Francis Wade, Asian Correspondent, Australia – traduzione ed immagini da Internazionale n.1130)
Tiziano Matteucci
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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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