Thailandia, gli attivisti non-violenti e la lotta per la democrazia

I cittadini stanno usando atti di sfida non-violenti per esprimere il loro malcontento contro l’attuale regime - Image credit: Victor Dumesny

I cittadini stanno usando atti di sfida non-violenti per esprimere il loro malcontento contro l’attuale regime – Image credit: Victor Dumesny

L’articolo che segue, scritto da Janjira Sombatpoonsiri, Lecturer di International Relations and Conflict Studies alla Bangkok’s Thammasat University di Bankok, e pubblicato su Insight on Conflict, oltre a proporre una panoramica delle proteste contro la giunta militare attualmente al potere in Thailandia offre, senza sconti, una strada difficile e lunga ma anche l’unica possibile per arrivare alla democrazia: “una nuova immaginazione politica dove non-violenza, libertà e tolleranza costituiscono il fondamento della cultura politica”, un inno di speranza sul futuro della Thailandia.  

«Thailandia, gli attivisti non-violenti e la lotta per la democrazia
Il 22 maggio 2014, la Thailandia è stata testimone del suo 12 ° colpo di stato militare. Sullo sfondo c’è un decennio di conflitti, codificati a colori, che ha contrapposto l’élite tradizionalista feudale (soprannominata “camicie gialle”) composta da aristocratici, fazioni militari, gruppi di militari affermati e la borghesia di Bangkok, contro autocrati eletti e classe media emergente dalle province (soprannominati “camicie rosse”), guidati da Thaksin Shinawatra e dai suoi partiti politici.
Le cause di questa polarizzazione vanno dall’apertura politica nel 1990, ad un’economia in crescita che ha abilitato attori politici divergenti a contestare l’ideologia nazionale, con conseguente erosione dell’egemonia delle élites.
Questi fattori sono culminati in una escalation del conflitto protratto oltre la legittimità del governo. In questo conflitto, le manifestazioni di massa sono state strumentali al rovesciamento ‘botta e risposta’ dei governi sostenuti dalle camicie rosse o gialle come evidente nel 2007, 2008, 2009, 2010 e 2013-14.
Palesemente, i manifestanti in camicia gialla solitamente richiedono un colpo di stato militare per porre fine al dominio dell’avversario e nel 2006 e 2014 l’esercito ha risposto a questa chiamata con l’intervento. Nel 2014 in particolare, l’esercito ha giustificato il suo intervento codificando gli attacchi violenti contro i manifestanti in camicia gialla come un imminente focolaio di guerra civile.

L’attivismo anti-giunta: panini, saluti e lettura di ‘1984’
Nonostante le leggi draconiane imposte, la repressione sistematica e l’ozio politico dei leader delle camicie rosse, la sfida non-violenta alla giunta thailandese prospera ancora.
La gente – soprattutto studenti universitari – ha costantemente messo in scena proteste simboliche. Un gesto importante tra gli studenti è il semplice mangiare panini durante i loro incontro. Gli studenti hanno anche magistralmente adattato il simbolo di The Hunger Games utilizzando il saluto a 3 dita in pubblico. Quando il film è stato proiettato in Thailandia, gli studenti hanno organizzato un evento distribuendo biglietti gratuiti per i cinema, nel centro di Bangkok, e in gruppo salutavano alla The Hunger Games davanti ad un grande poster pubblicitario del film.
Gli studenti hanno anche formato una coalizione con gli avvocati per i diritti umani, artisti e scrittori, sotto il nome di “Citizen Resistant“. A San Valentino, hanno messo in scena la performance di strada “My Dear / Stolen Election” in cui un attivista metteva un’urna elettorale per strada. Come previsto, la polizia segreta di stanza nella zona ha rapidamente portato via tutto, un riflesso della grande ansia della giunta militare su tutto ciò che riguarda la democrazia. Dopo essere stati accusati di mettere in scena questa attività non-violenta, i membri di “Citizen Resistant” hanno marciato verso una stazione di polizia ed allo stesso tempo hanno intentato una causa contro i golpisti che hanno confiscato il potere costituzionale.
A volte coraggiosi atti di sfida individuali ispirano ulteriori attività anti-regime da parte degli studenti. Le loro proteste simboliche includono l’esporre un banner che recita “No Coup“, urlando “Sono molto imbarazzato dal fatto che la Thailandia subisca ancora un colpo di stato militare !“, e indossare maschere con scritto “essere umano“. Un gruppo di persone ebbe l’idea di leggere il capolavoro di George Orwell 1984 nelle stazioni della monorotaia per dimostrare l’attuale stato della censura e della sorveglianza in Thailandia.
Oltre agli studenti, gli abitanti dei villaggi, le cui risorse naturali sono sottratte da società in collaborazione con le unità militari locali, hanno espresso le loro rimostranze. I giornalisti li hanno aiutati pubblicizzando gli abusi dei militari. Allo stesso tempo, accademici, attivisti e artisti – attraverso editoriali, seminari pubblici e spettacoli teatrali – hanno sottolineato il deficit di legittimità della giunta ed hanno chiesto il ritorno alla democrazia.

Repressione e doppio linguaggio
L’attuale giunta non tollera eversione o critiche eversione alla sua autorità. Il disaccordo pubblico è stato messo fuori legge e punito con la legge marziale, lesa maestà (presunto reato contro la monarchia) e con la sez. 44 della Costituzione ad interim. Questo ha portato alla militarizzazione del processo giuridico in cui i singoli sospetti possono essere detenuti arbitrariamente, i civili processati in tribunali militari e un’unità militare è stata istituita per indagare i crimini per conto della polizia. Dopo il colpo di stato circa 751 persone sono state convocate tra maggio 2014 e maggio 2015. Almeno 22 di loro, dopo la convocazione, sono state pressate con accuse e sei di loro sono stati perseguiti per lesa maestà. Nel frattempo, almeno 71 eventi accademici pubblici, spettacoli teatrali e proiezioni di film si sono trovati di fronte all’intervento o alla censura da parte dei militari.
Il doppio linguaggio è diventata una pratica comune per camuffare la durezza della repressione. La giunta usa termini come “Attitude Adjustment” per indicare la detenzione arbitraria, “national harmony” per fare riferimento alla soppressione della dissidenza e “returning happiness to the people” per riferirsi alla presa di potere incostituzionale. Questa propaganda mira a ritrarre la giunta come difensore della sicurezza nazionale in contrasto con l’immagine dei sostenitori della democrazia mostrati come disturbatori nel processo per salvare una Thailandia sull’orlo della guerra civile.

Successo dell’azione non-violenta?
La giunta militare thailandese ha governato per un anno e mezzo, promettendo di lasciare dopo 2 anni, al termine della “sua pulizia della casa”. Molti si sono chiesti se l’attivismo non-violento, sopra descritto, possa generare qualche successo. Se il criterio di valutazione riguarda la rimozione della giunta militare, evidentemente non si avrà alcun successo.
Ma se il criterio è la misura in cui queste reti pro-democrazia hanno sostenuto la speranza di giorni migliori in Thailandia, direi di sì.

Sì, sono riusciti a ricordarci giorno dopo giorno che la lotta per la democrazia continua senza sosta. Perché la democrazia è dura da guadagnare, data la struttura politica esistente in Thailandia, noi – il popolo – stiamo acquisendo una nuova immaginazione politica in cui la non-violenza, la libertà e la tolleranza verso le differenze costituiranno le fondamenta della nostra cultura politica. L’attivismo anti-regime in Thailandia denota non solo la resistenza contro la giunta in carica, ma si sta proiettando in una traiettoria di futuro politico per la prossima generazione a venire.»

Testo ed immagine: Insight of Conflict

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Tiziano Matteucci
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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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