Il 2015 della Thailandia: un anno di giri a vuoto

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Thailand in 2015: a year of spinning its wheels

Il 2015 è stato un anno di immobilità in Thailandia, almeno in campo politico. In seguito al colpo di stato militare del maggio 2014, che ha spodestato il governo eletto di Yingluck Shinawatra, il regime militare di Prayuth Chan-ocha, che è anche primo ministro, ha promesso diversi progetti affermando di voler mettere la Thailandia sulla via della democrazia. Tutte promesse che si sono rivelate vuote.

Ci sono stati due importanti eventi, nel 2015, che hanno messo in discussione la sincerità della giunta sul suo sforzo di riformare la Thailandia. Il primo è il fallimento del processo di stesura della costituzione. La Constitutional Drafting Committee, la commissione incaricata di scrivere una nuova costituzione, ha presentato la nuova carta ai parlamentari scelti dai militari, ma la proposta è stata bocciata.  La sostanza stessa della nuova Costituzione era controversa, progettata sostanzialmente per prevenire che i potenti partiti politici come quello di Thaksin e Yingluck Shinawatra potessero tornare facilmente al potere. Si incoraggiava, infatti, la corsa per un seggio parlamentare di candidati indipendenti. L’intenzione era quella di sottrarre una buona quantità di seggi ai Shinawatra.

Il rigetto della bozza di Costituzione, pur evidenziando l’incompetenza della giunta nel compito di stesura, ha aiutato a prolungare la vita del governo militare. È partito il forte messaggio di una giunta che pianifica di stare al potere almeno fino a dopo la transizione reale. Re Bhumibol è molto malato e l’ansia per la successione reale ha spinto i militari a farsi carico del potere politico per difendere gli interessi dell’istituzione reale e di sé stessi.

Di certo non è facile redigere una nuova costituzione. Il governo militare, dopo tutto, mira a sfruttare la costituzione come un’infrastruttura che permetta a loro di controllare la politica anche quando hanno lasciato il potere.

Da questo punto di vista la nuova costituzione, che ora sarà riscritta da comitati nominati dai militari, avrà poco a che far con la promozione di riforme politiche quanto piuttosto col rafforzamento delle istituzioni al di fuori della costituzione.

Quindi, mentre il governo militare ha promesso di indire le elezioni nel 2016, c’è ben poca speranza che queste potranno effettivamente togliere il panorama politico della Thailandia dalle mani dei poteri tradizionali. Questa circostanza metterà a dura prova la fiducia degli investitori esteri che temono che la crisi politica thailandese, nel periodo post-elettorale, spinga ancora di più il paese nel baratro.

L’altro evento che ha creato un clima di paura in Thailandia è stato la serie di arresti con l’accusa di corruzione di persone che avevano lavorato per la famiglia reale. La morte del famoso indovino Mor Yong ha confermato l’esistenza di un mondo oscuro.

Mor Yong, prima della sua misteriosa morte durante la detenzione, partecipò a pubblicizzare “Bike for mom”, manifestazione che ha celebrato il compleanno della regina lo scorso agosto, un evento di promozione della monarchia. Ma poi è stato accusato di corruzione e di aver sfruttato il nome della monarchia per fini personali. Quest’ultima accusa si basa sulla legge di lesa maestà.

L’arresto di Mor Yong era solo la punta dell’iceberg ed il suo caso era legato agli arresti di vari militari di alto rango e di ufficiali di polizia.

Alcuni analisti suggeriscono che la purga sistematica di figure importanti sia indice di una divisione interna tra i monarchici. In effetti l’arresto di alcuni militari sembrava confermare la lotta di potere nell’esercito. Questo clima di paura porta all’abuso della legge di lesa maestà per scopi politici: un segnale triste per i diritti umani in Thailandia.

Guardando avanti, al 2016, emerge il pessimismo. Prayuth ha già detto ai media che le elezioni potrebbero essere ritardate e la nuova data potrebbe essere il 2017. La costituzione sarà approvata l’anno prossimo ma al momento attuale il suo contenuto è ancora oscuro. Nel frattempo le violazioni di diritti umani continueranno ad aver luogo dal momento che lo spazio della libera espressione è stato seriamente limitato.

Sul fronte economico, nel 2015 la giunta non è riuscita proporre con successo le riforme business-friendly che aveva annunciato. Nel primo trimestre, sotto la guida di Pridiyathorn Devakula, non si è riusciti a riportare la fiducia tra i potenziali investitori. Non si sono risolti i guai economici causati dalla cattiva gestione del governo precedente né si è stimolato il consumo interno. Sebbene la giunta abbia paradossalmente adottato alcune delle politiche “populiste” di Thaksin in modo da promuovere l’economia, i risultati sono stati inferiori rispetto a quelli raggiunti dalle amministrazioni di Thaksin.

Sembra quindi che non ci siano le premesse affinché, nel 2016, la Thailandia possa diventare il “posto felice” di cui parla Prayuth. Con tutti i problemi, tra cui l’incertezza della successione reale, i thailandesi non sembrano essere troppo entusiasti nel dare il benvenuto al nuovo anno.

Di Pavin Chachavalpongpun, professore associato presso il Kyoto University’s Center per gli studi sul sud-est asiatico, dove insegna politica del sud-est asiatico e relazioni internazionali in Asia. Pubblicato da The Japan Times.

(Libera traduzione dell’originale e foto di Tiziano Matteucci)

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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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