L’informazione, la cultura, la pubblica istruzione

"Questi sito web ha contenuti inadeguati", la schermata che compare in Thailandia quando si vuol aprire un sito che è stato censurato

“Questo sito web propone contenuti inadeguati …”, questa la schermata che compare in Thailandia quando si vuol aprire un sito sottoposto a censura. Avviso non nuovo, da sempre la rete è filtrata, ma recentemente il numero dei siti oscurati dalla giunta militare è aumentato esponenzialmente.

In un contesto democratico che diviene dittatoriale, la seconda preda di chi detiene il potere è la libertà di stampa, la prima preda è stata la democrazia.

Controlli duramente l’informazione e puoi dominare il flusso non solo delle notizie ma, oltre ad imprigionare le critiche al potere, crei “un sapere” ed “una cultura” a tua immagine e somiglianza.

WPF indexMa oggi l’informazione, a differenza del passato, trova sicuramente una maggiore libertà di diffusione. Questo grazie soprattutto ad internet, anche se, in buona parte del globo, internet subisce condizionamenti – più o meno forti – da parte dei governi.

Condizionamenti che si vanno a sommare alle difficoltà della libera informazione (Libertà di stampa nel mondo), ma…

«Oggi è la rete – come l’officina di duecento anni fa – quella che “nessuno può far tacere o far sciogliere”. Certo, in tempi di crisi gli stati possono chiudere Facebook, Twitter e perfino internet o l’intera rete mobile, paralizzando l’economia. E possono conservare e controllare ogni kilobyte di informazioni che produciamo. Ma non possono tornare a imporre la società gerarchica, propagandistica e ignorante di cinquant’anni fa, a meno di escludersi volontariamente da pezzi fondamentali della vita moderna, come succede in Cina, in Corea del Nord o in Iran. Come dice il sociologo Manuel Castells, sarebbe come provare a de-elettrificare un paese.

Mettendo in rete milioni di persone, economicamente sfruttate ma con l’intera intelligenza umana a portata di dito, l’infocapitalismo ha creato un nuovo agente del cambiamento nella storia: l’essere umano istruito e connesso.» (Paul Mason, PostCapitalism: A Guide to Our Future, dall’anteprima del libro, che uscirà in Italia nel 2016, pubblicata su Internazionale n.1121)

Trovo coinvolgente la tesi di Mason ma, come scrive Evgeny Morozov, nel commentare il libro:

« … Mason, tuttavia, ha ragione solo a metà. È vero che stiamo entrando in una nuova era, ma è probabile che invece del capitalismo ci stiamo lasciando alle spalle la socialdemocrazia. Fin dai suoi albori, la socialdemocrazia è stata una questione di compromesso: i governi e il mondo degli affari hanno finito per accordarsi su una posizione conveniente per entrambi. I governi s’impegnavano a non mettere in discussione il primato del mercato, mentre le aziende accettavano di sottoporsi a un forte controllo normativo.

Per un po’ il sistema ha funzionato, ma non tutti avevano compreso i suoi fragili meccanismi interni. Prima di tutto, presupponeva che le economie avrebbero continuato a crescere praticamente all’infinito, fornendo così allo stato le risorse per un generoso welfare. Inoltre prevedeva che lo stato intervenisse per tutelare la dignità del lavoro, ma le privatizzazioni hanno limitato il margine di manovra dei governi. Infine, lo spirito della socialdemocrazia presupponeva un’alta considerazione di valori come la solidarietà e la giustizia.» (Il nuovo capitalismo somiglia a quello di ieri, Evgeny Morozov, Internazionale n.1121)

Di conseguenza “l’essere umano… connesso” esiste (o può esistere) e si connette “con l’intera intelligenza umana a portata di dito”, solo se possiede l'”istruzione” per farlo. Per “istruzione”, termine usato da Manson, intendo la “cultura”, il “sapere” di un individuo, quel complesso sistema di conoscenze che si assorbono dall’ambiente in cui casualmente si nasce e si cresce e che si acquisiscono attraverso l’esposizione alle informazioni.

Se la libertà di stampa è la seconda vittima del potere dittatoriale, la terza preda è la pubblica istruzione che, in ogni epoca, corre il rischio di essere null’altro che uno strumento di riflesso del potere.

Vivere in Thailandia mi ha fatto riscoprire l’importanza dell’insegnamento, della pubblica istruzione, e quindi la fondamentale importanza di chi governa, di chi amministra la “cosa pubblica” e può indirizzare (nel bene ma anche nel male) la coscienza civile dei cittadini.

La pubblica istruzione viene conquistata, dal potere di turno, in un lasso di tempo relativamente lungo rispetto a quello che impiega ad occupare l’informazione. Ma, a differenza dell’informazione, la cattività della pubblica istruzione lascia un segno più profondo e duraturo in una società assoggetta per un lungo periodo. Diciamo: un ventennio?

Vocabolario della lingua italiana Zingarelli, IV Edizione (1924)

Vocabolario della lingua italiana Zingarelli, IV Edizione (1924)

Nel Vocabolario Zanichelli IV edizione del 1924, alla voce Fasci di combattimento, si legge: «Grande partito sorto in Italia dopo la guerra per reprimere le agitazioni dei sovversivi e sostenere i diritti della vittoria; pervenuto al governo il 4 XI 1922 con la marcia su Roma, duce Benito Mussolini, trasforma la Costituzione dello Stato, sottraendolo alle fortune elettorali»

Questa palese interferenza nella cultura, nel sapere dei cittadini, dimostra chiaramente quante e quali siano le forze che una qualsiasi dittatura può mettere in campo per creare sudditi servi e non cittadini consapevoli e oggi non è certo internet, che anzi moltiplica le occasioni per tutti, a poterci salvare dai cattivi maestri.

La definizione data dal vocabolario dell’epoca, forse oggi fa sorridere, ma allora forse faceva rabbrividire gente come Antonio Gramsci, Sandro Pertini, Carlo Levi, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e tutti gli altri. Ma non erano certo questi grandi uomini le vittime designate del potere fascista dell’epoca (nel 1924 siamo ai suoi inizi). Le vittime designate erano le nuove generazioni, quelle che avrebbero frequentato la scuola dalla metà degli anni venti sino alla metà degli anni quaranta del secolo scorso.

1927/8 - In questa vecchia e sfocata fotografia, il caro amico che me l'ha fatta avere, dice che sono ripresi sua madre e mio padre. Bambini a scuola in divisa, Balilla e Figlie della Lupa.

1927/8 – In questa vecchia e sfocata fotografia, il caro amico che me l’ha fatta avere, dice che sono ripresi sua madre e mio padre. Bambini a scuola in divisa, Balilla e Figlie della Lupa.

Mio padre, nato nel 1920, completò la sua (breve) vita scolastica nella scuola fascista e, sotto certi aspetti, questa cultura fascista l’ha accompagnato per tanti anni della sua vita, ben oltre la scuola ed il ventennio. D’altra parte la sua non era una famiglia politicizzata, si pensava al lavoro, alla vita di tutti i giorni. Insomma, l’ambiente famigliare, se non favoriva il fascismo, lasciava comunque spazio all’insegnamento del momento, e il momento che dominava allora la pubblica istruzione italiana, era il fascismo. Ed esibirsi in divisa da Balilla o da Piccola Lupa non capitava solo a mio padre ed ai suoi compagni di scuola, ma a tutti gli studenti italiani della sua generazione.

«Il nuovo libro di Tommaso Cerno, A noi!, è un’inchiesta storica su biografie e stile di comunicazione dei leader di ieri e di oggi: dal Duce a Craxi fino al premier. Così si scopre che non solo il Paese non ha fa mai fatto i conti con il fascismo. Ma anche che mutano i sistemi (dittature, monopoli, democrazie più o meno partecipate) ma non i modi di gestire il potere e il rapporto con i cittadini. E la colpa non è tutta di chi comanda.» (dalla recensione di Diego Pretini, Il Fatto Quotidiano.it)

A noi!, Tommaso Cerno, Ed.Rizzoli

A noi!, Tommaso Cerno, Ed.Rizzoli

“La colpa non è tutta di chi comanda”. Se l’informazione e la cultura diventano solo riflessi del potere, per andare oltre questo specchio serve l’innato senso critico umano. Senso critico che però si può esaltare verso il meglio solo in un ambiente sociale libero, democratico e culturalmente aperto. Sembra di essere in un vicolo, se non cieco, molto buio.

Da una parte le riforme governative: al lavoro, alla scuola, alla Costituzione ed in generale i tagli economici ai servizi pubblici, di uno Stato che ha un controllo (fortunatamente non totale) dell’informazione. Par quasi di vivere in una nazione in cui l’unico addendo socialdemocratco sopravvissuto è l’imposizione fiscale.

Dall’altra parte noi, cittadini che, detentori di un insignificante potere, per ritrovare  la luce, dobbiamo mettere in campo un forte impegno personale per evitare quegli ostacoli che sembrano non esserci, invisibili. Ostacoli che i gestori di turno del potere politico seminano lungo il percorso di crescita della nostra istruzione, del nostro senso critico e vanno ad incidere profondamente anche sul nostro senso civico.

Nel leggere attentamente la definizione italiana di Fasci di combattimento del 1924, ci leggo qualcosa che mi riporta all’attualità, al tentativo d’instaurare un’epoca nuova che vuole sostituire le proteste sociali, che sono sempre opera di “sovversivi”, con un’era di (ritrovato) benessere.

Ma, soprattutto, nel leggere che «… con la marcia su Roma, duce Benito Mussolini, trasforma la Costituzione dello Stato, sottraendolo alle fortune elettorali» a me vengono in mente: la riscrittura della Costituzione thailandese e la riforma, in corso di approvazione definitiva, della nostra Costituzione. Ne riparliamo.

Tiziano Matteucci
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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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