Il tamburino magico

Il tamburino - Marc Chagall

Il tamburino – Marc Chagall

Il tamburino magico di Gianni Rodari

Un sentiero nel bosco. Un tamburino cammina. Una voce introduce la sua storia.

Voce – C’era una volta un tamburino che tornava dalla guerra… Povero, piccolo tamburino, tutto solo sulla terra: non ha nessuno che lo conforta, la casa è vuota, è chiusa la porta… Il tamburino cammina, cammina e un giorno incontra una vecchina.

Vecchina – Buon giorno, buon viaggio, bel tamburino. Ho tanta fame, dammi un soldino! Un soldo solo, brutto, di rame… Ho tanta fame…


Tamburino – Fame? Conosco questa signora. Non mi lascia tranquillo un’ora. Si nasconde di sicuro nel mio tamburo. Ma un soldo, forse, ancora ce l’ho: ecco, prendi, te lo do.

Vecchina – Grazie! Mi basta e ne ho d’avanzo per la cena e per il pranzo. Ma per premiare il tuo buon cuore voglio renderti un favore: il tuo strumento sarà fatato e chi l’ascolta rimane incantato. Appena il tamburo comincia a rullare, chi lo sente dovrà ballare e fermarsi non potrà fin che il tamburo non tacerà.

Tamburino – Avessi avuto questa magia quando stavo in fanteria, a suon di ballo, e senza sparare, il nemico avrei fatto scappare. Ti ringrazio, cara nonnina…

La vecchina si allontana o sparisce,
chi sa. Ora c’è di nuovo soltanto il
tamburino che va per il bosco e ogni
tanto, se ha voglia di ballare, picchia
sul suo tamburo.

Voce – E il tamburino cammina, cammina… Sul far della sera incontra per strada di briganti una masnada.

Balzano fuori dai cespugli, dove
stavano in agguato, i briganti, con la
maschera nera sugli occhi, agitando i
loro tromboni (quelli per sparare,
non quelli per suonare).

Briganti – Mani in alto, signor tamburino! Fuori la borsa! Fuori il bottino!

Tamburino – Signori briganti, male cascate: le mie tasche sono bucate e i miei zecchini, a dire il vero, li ho seminati per il sentiero.

Briganti – Che malora!
– Che disdetta!
– Che sfortuna maledetta!
– Ma ti rimane il tamburello: ci darai quello.

Tamburino – Volentieri ve lo darò. Ma prima a suonarlo v’insegnerò: altrimenti, che ve ne fate?

Briganti – Avanti, suona!

Tamburino – E voi…ballate!

Il tamburino picchia e picchia sul
tamburo e i briganti sono costretti a
ballare. Ma non per allegria…

Tamburino – Allora, vi piace il concertino?

Briganti – Maledetto tamburino!

Tamburino – Avanti, signori, un altro giretto!

Briganti – Tamburino maledetto!

Tamburino – Ballate, bricconi, saltate, ladroni, scegliete la dama, fate due inchini, questo è il valzer dei malandrini!

Briganti – Basta, basta, per pietà!
– Siamo banditi di mezza età, abbiamo l’artrite, il soffio al cuore…
– Lasciaci andare, per favore!

Tamburino – E allora…di corsa! Fuggite, sparite, mai più davanti mi comparite, altrimenti, ve lo giuro, vi seppellisco a suon di tamburo!

I briganti, terrorizzati, senza fiato, si
trascinano via come possono. Uno
perde il cappello. Un altro perde una
scarpa. Tutti hanno perso la testa. Il
tamburino ride e riprende il viaggio.

Voce – Il tamburino cammina e va e finalmente arriva in città. Sulla piazza del mercato trova un popolo addolorato…

Piangono donne, bambini, vecchi.
Sfilano soldati silenziosi, con passo
pesante. Il tamburino è sbalordito.

Tamburino – Signore, signori e buone genti, sento dei pianti, dei lamenti. Perché? Spiegatemi…

Vecchio – Bel forestiero, è un giorno triste, un giorno nero, perché il sovrano di questa terra i nostri figli manda alla guerra. Eccolo, giunge…

Tamburino – Chi, per favore?

Vecchio – Il nostro padrone, l’imperatore.

Tamburino (senza farsi sentire) – Tamburello, tamburello dammi il tuo aiuto e verrà il bello.

Imperatore – Sudditi miei, la guerra è una festa! Io marcerò alla vostra testa! presto, in riga! …Avanti per tre! Fate onore al vostro re! Un tamburino? Benone, perbacco: della marcia darai l’attacco.

Tamburino – Ai vostri ordini, Maestà!

Imperatore – Rulli il tamburo!

Tamburino – E rullerà!

Comincia a picchiare sul suo
tamburo e tutti cominciano a ballare:
l’imperatore, i cortigiani, i generali,
i capitani, i soldati, le donne,
i vecchi, i bambini, i cani e i gatti.
C’è chi balla ridendo e chi balla piangendo.
C’è chi protesta e chi grida evviva.
Insomma, c’è una bellissima confusione.

Imperatore – Che cos’è questo portento? Attentato! Tradimento! Aiuto, aiuto! Date una mano, tenete fermo il vostro sovrano.

Ciambellano – Maestà, la cosa è strana, anch’io sto ballando la furlana!

Generale – Maestà, la cosa è stramba, come ho imparato a ballare la samba?

Imperatore – Ma che fanno i miei soldati? Tutti arrestati! Tutti impiccati!

Popolo – Tamburino, suona il trescone, la furlana, il rigodone, suona la polka, la tarantella, suona la rumba, il cha-cha-cha, la pace è bella e vincerà!

Tamburino – Rulla tamburo fino a scoppiare: questa guerra non s’ha da fare!

Imperatore – Misericordia! Pace! Prometto! Mi dimetto! Vado in pensione!

Popolo – Bravo, benone! Vattene dunque con eleganza, a passo di danza!

E a passo di danza il re va in esilio.
Tutti continuano a ballare. Le
ragazze, una alla volta, dànno un bacio
al tamburino, che non smette di
suonare il ballo della pace. Poi
sposa la più intelligente. Siete tutti
invitati a mangiare la torta di gelato.

Fine

Tiziano Matteucci
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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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