Guiyu, la città dei rifiuti elettronici

Guiyu rifiuti elettronici Cina

Un bambino cinese tra i rifiuti a Guiyu, in Cina. La maggior parte delle apparecchiature elettroniche moderne contiene sostanze tossiche. Grandi quantità di rifiuti elettronici vengono regolarmente e spesso illegalmente spediti da Europa, Usa e Giappone ai paesi asiatici, dove gestirli è più facile e meno costoso. Questa pratica espone i lavoratori e le comunità coinvolte nello smantellamento dei rifiuti elettronici a gravi problemi ambientali e rischi per la salute.

Dove vanno a finire i cellulari? Sappiamo da dove provengono (davvero?), ma dove finiscono quando li buttiamo via? In Cina finiscono a Guiyu, la discarica di rifiuti tech più grande del mondo

(Asiablog.it)  Buttiamo i nostri cellulari perché vecchi, obsoleti o rotti, ma anche soltanto perché non ci piacciono più, perché non rispecchiano più la nostra idea di “tecnologia”, di “novità” o di “stile”. O magari perché ce ne offrono di nuovissimi a prezzi convenienti, diciamo dopo circa uno o due anni. Dove vanno a finire tutti questi apparecchi elettronici?

Lo smaltimento dei rifiuti elettronici nel mondo rappresenta un problema di dimensioni enormi se pensiamo a quanto materiale tecnologico utilizziamo, non utilizziamo, fagocitiamo e gettiamo via nell’arco di pochissimo tempo. E la maggior parte dei componenti che formano i dispositivi elettronici sono spesso tossici o difficili da riciclare.

Molto prima che arrivino nei negozi, i dispositivi elettronici hanno un impatto pesantissimo sul mondo: la loro produzione influenza l’economia, l’ambiente, la società, la politica di moltissimi Paesi. Allo stesso modo, quando vengono gettati via, il loro smaltimento (o mancato smaltimento) continua ad avere ricadute gravose sul pianeta e sulla nostra società, e alimenta un settore economico di proporzioni gigantesche.

Guiyu, Cina: la più grande discarica di rifiuti elettronici nel mondo

Il distretto industriale di Guiyu, un tempo zona rurale nella provincia meridionale del Guangdong, oggi accorpa cinque città. È considerato la più grande discarica a cielo aperto di rifiuti elettronici nel mondo. Lo sversamento di rifiuti tossici da ogni parte del mondo ha attirato un’economia “grigia”, in parte illecita in parte legale, alla quale attingono diversi gruppi criminali mondiali, dalla Camorra alle mafie cinesi, passando per la politica. La fama sinistra di questo luogo è tale che ne ha parlato anche Roberto Saviano in Gomorra.

I container di rifiuti passano dalle mani di diversi mediatori, che guadagnano la propria fetta e classificano la merce come “riutilizzabile” (ufficialmente, la legge cinese proibisce l’importazione di scarti elettronici). Alla fine di questa catena infinita, ogni legame del rifiuto con l’azienda responsabile è stato tagliato: in questo modo i gruppi industriali possono addirittura dimostrare filiere di smaltimento esemplari.

L’alto prezzo dei metalli pregiati, utilizzati dall’industria elettronica, continua ad attirare speculazioni in tutto il mondo, dall’Uganda, al Congo, alla Cina: Guiyu è una miniera, anche se al contrario. Ogni singolo pezzo dei device viene separato, fuso, sciolto con acidi, stoccato, il tutto utilizzando tecniche arretrate e quasi sempre senza protezioni, per essere poi rivenduto all’ingrosso. Ciò che non si può smaltire viene abbandonato o bruciato, con conseguenze pesanti sull’ambiente. Sono stati registrati altissimi livelli di diossina e metalli inquinanti nell’ambiente circostante e una pesante incidenza di malattie correlate: se l’attività ha creato ricchezza (per pochi) e posti di lavoro (a poco prezzo), ha anche segnato in maniera drastica la salute degli abitanti.

Dove noi vediamo immondizia, i criminali ambientali vedono materiale da sversare e mazzette da pagare, mentre chi ricicla vede lavoro. In ogni caso, ricchezza da produrre. E la ricchezza può avere molti volti diversi.

Secondo alcune fonti, il guadagno medio di un operaio, adulto o minorenne, si aggira attorno a 1,5 dollari al giorno (17 centesimi all’ora). La percentuale di piombo nel sangue dei bambini di Guiyu è il 54% più alta di quella dei loro vicini di Chendian.

Ma forse la cosa più assurda è che proprio gli operai (e le loro famiglie), persone che quotidianamente producono e smantellano i nostri rifiuti elettronici, spesso non hanno mai usato un computer. Il digital divide tra produttori e utilizzatori non è mai stato così profondo.

Fonte immagine: Ecologia Ahoy

Lorenzo Moro
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Laureato in relazioni internazionali, scrive su Formatoberliner.
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