Testamento

alessio

 Carissima madre, carissimo padre, carissimi parenti e amici tutti,

come ho scritto giorni addietro nell’articolo in cui spiegavo la mia concezione della Vita e della Morte, nella nostra società occidentale non si parla più abbastanza della Morte, e perciò non ci si organizza in tempo.

Eccomi allora a scrivere queste due pagine, mosso soprattutto dalla straziante vicenda di Eluana Englaro e dalle polemiche scatenate da quegli schifosi avvoltoi che pretenderebbero di decidere come un altro essere umano dovrebbere vivere o morire e che, forti della loro arroganza, vorrebbero che tutti seguissero le loro credenze e la loro morale, il loro opportunismo o il loro pericoloso bigottismo.

Che sia chiaro, non ho intenzione di crepare a breve. Preferirei vivere centoventanni, se possibile. E’ che ho ancora parecchie cose da fare, studiare e capire. Ma non si sa mai. E allora mi voglio organizzare per tempo e scrivere un testamento, biologico e non. Cos’è un testamento biologico?

Il Testamento Biologico (detto anche: testamento di vita, dichiarazione anticipata di trattamento) è l’espressione della volontà da parte di una persona (testatore), fornita in condizioni di lucidità mentale, in merito alle terapie che intende o non intende accettare nell’eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte (consenso informato) per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti, malattie che costringano a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione.

E io “il mio testamento biologico lo scrivo senza problemi di pudore o di superstizione”, come ha scritto quel gradasso di Giuliano Ferrara. Lo scrivo e lo rendo pubblico per tutelare il mio diritto a vivere, soffrire e morire come più mi pare e piace, e perché nessun ministro di nessun culto e di nessuno Stato o partito si permetta, un giorno, di rivolgersi alle persone che più mi hanno amato in questa vita chiamandole “assassini”.

Che si vergognino, questi opportunisti che altro non sono che mascalzoni e beceri bigotti.

Premessa: la Vita è mia

Premetto, la vita è mia e me ne sbatto altamente della morale o dell’opportunismo di un Berlusconi o di un Ratzinger. O di qualunque altra associazione, congrega, chiesa o setta politica o religiosa.

Questa è la mia morale di vita: non sono un vegetale ma un animale complesso. Molto.

Sono l’insieme complesso e inseparabile del mio corpo e della mia mente, sono la mia cultura e le mie esperienze, idee, passioni, ideali, rabbia, ironia. Sono la mia voce, le mie relazioni e i miei sogni. I miei progetti. Sono quello che mangio, bevo, dico, scrivo, comunico. Sono i miei errori. Tutta la mia vita mi rappresenta.

Testamento biologico: a difesa del valore della Vita e della dignità della Persona

Nel pieno delle mie facoltà mentali, e allo scopo di salvaguardare la dignità della mia persona, dispongo solennemente quanto segue:

voglio che questo documento sia considerato come una vera e propria dichiarazione di volontà, preso nel pieno delle mie capacità d’intendere e di volere.

Intendo inoltre che le dichiarazioni contenute in questo documento abbiano valore anche nell’ipotesi in cui in futuro mi accada di perdere la capacità di decidere o di comunicare le mie decisioni ai miei medici curanti sulle scelte da fare riguardo ad una malattia.

Considero prive di valore e lesive della mia dignità di persona tutte le situazioni in cui non fossi capace di un’esistenza razionale e/o fossi impossibilitato da una malattia irreversibile a condurre una vita di relazioni; e quindi considero non dignitose tutte le situazioni in cui le cure mediche non avessero altro scopo che quello di un mero prolungamento della mia “vita” vegetativa.

Perciò, dato che in tali circostanze la Vita sarebbe per me molto peggiore della Morte, voglio che tutti i trattamenti destinati a protrarla siano sospesi o cessati, in modo che il mio corpo possa ricongungersi col tutto.

Dunque, tanto per essere chiari, voglio, fortissimamente voglio, e perciò dispongo che:

interventi oggi comunemente definiti “provvedimenti di sostegno vitale” e che consistono in misure urgenti quali, ad esempio, la rianimazione cardiopolmonare, la ventilazione assistita, la dialisi, la chirurgia d’urgenza, le trasfusioni di sangue, l’alimentazione artificiale, terapie antibiotiche, NON siano messi in atto, qualora il loro risultato fosse, a giudizio di cinque medici, dei quali due specialisti:

– il prolungamento del mio morire;
– il mantenimento di uno stato d’incoscienza permanente
– il mantenimento di uno stato di demenza;
– totale paralisi con incapacità di comunicare.

In particolare, nel caso io fossi affetto da una malattia allo stadio terminale, da una malattia o una lesione cerebrale invalidante e irreversibile, da una malattia implicante l’utilizzo permanente di macchine o altri sistemi artificiali, incluso ogni forma di alimentazione artificiale, e tale da impedirmi una normale vita di relazione, rifiuto qualsiasi forma di rianimazione o continuazione dell’esistenza dipendente da macchine e non voglio più essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico, che nei casi suddetti sarebbe solamente una forma di accanimento senza alcuna speranza di completa guarigione.

Chiedo inoltre formalmente che nel caso fossi affetto da una delle malattie sopra indicate siano intrapresi tutti i provvedimenti atti ad alleviare le mie sofferenze, compreso in particolare l’uso di farmaci oppiacei, anche se essi rischiassero di anticipare la fine della mia vita. Somministratemeli in abbondanza perchè voglio patire il minor dolore possibile. (Anche in questo caso, me ne frego dei preconcetti morali degli altri).

Nella prospettiva, inoltre, di un’auspicata depenalizzazione, anche in Italia, dell’eutanasia, nel caso in cui anche la sospensione di ogni trattamento terapeutico non determini la morte, chiedo che mi sia praticato il trattamento eutanasico, nel modo che sarà ritenuto più opportuno per la conclusione serena della mia esistenza. Mi ripeto, voglio una morte dolce e me ne sbatto altamente dell’opinione degli uomini vestiti di nero stipendiati dal ricco staterello teocratico del Vaticano.

Nel caso in cui ci sia qualunque tipo di polemica, delego i miei familiari, amici e conoscenti a mandare solennemente “affanculo”, in ogni forma e modo (a voce, con volantini, con manifesti, via posta, via e-mail, via Facebook, per mezzo stampa, in blog e siti internet e in ogni altro modo possibile e ritenuto opportuno), chiunque si permetta di definire “omicidio” quello che è unicamente un gesto di pietà, una soluzione liberatoria. Tutto vorrei tranne che il mio corpo in stato vegetativo andasse a colmare la mancanza di programmi di un prete o di un politicante disonesto, populista e corrotto che disprezza la Costituzione italiana. D’altronde, “la morte è un destino migliore e più mite della tirannia,” diceva Eschilo.

Altre disposizioni: il mio cadavere

Detto inoltre le seguenti disposizioni:

  1. non richiedo alcuna assistenza religiosa. Che nessun ministro di qualsivoglia religione si avvicini al mio corpo morente o al mio cadavere. In particolare, nulla potrebbe farmi più incazzare dell’avere preti o suore affiliati alla religione denominata Chiesa Cattolica Apostolica Romana gironzolare intorno al mio corpo malato, morente o senza vita;
  2. che ogni mio organo, se possibile, sia donato a chi ne ha bisogno;
  3. che non vengano appesi per strada quei bruttissimi necrologi. Al giorno d’oggi le notizie girano in altri modi;
  4. Che la gente non mi stia troppo a guardare da morto ma mi ricordi da vivo. Visto che la decomposizione di un cadavere inizia immediatamente dopo l’arresto della circolazione sanguigna (e quindi dell’ossigenazione), che i miei parenti o chi per loro si liberino del mio corpo in fretta. Che il mio corpo venga bruciato o cremato (secondo il regolamento di polizia mortuaria, p. 23 e seguenti) e la mia cenere restituita alla Natura. Il corpo umano è formato in maggioranza da acqua, per cui penso che la miglior soluzione sia rigettare le ceneri nelle acque di un fiume, di un lago, del mare o di un oceano (in particolare ho amato il fiume Nera, le spiaggie di Portonovo, Rapallo, Sirolo e Numana in Italia, le isole di fronte a Nha Trang e i laghetti intorno a Da Lat in Vietnam, il fiume Irrawaddy in Myanmar e il placido Mekong in Laos durante la stagione secca). L’idea mi piace e oltretutto così facendo i miei cari, una volta sbarazzatisi delle mie ceneri, risparmierebbero i soldi della benzina (e non emetterebbero CO2) per andare da casa al cimitero. Ad ogni modo, non voglio che la mia cenere finisca in un cimitero, tantomeno uno cattolico. Che nessuno spenda mai un euro per un fiore o una pianta, la cosa mi amareggerebbe. Chi ha voglia di spendere dei soldi, li devolga in beneficenza a Emergency di Gino Strada e/o si faccia un bel viaggio zaino in spalla. Chi ama fiori e piante, si prenda cura di un bel giardino o orto. Oppure pianti un bell’albero da qualche parte. Magari, se volete, una parte delle mie ceneri può essere conservata in delle urne cinerarie (dei vasi) e tenuta in casa dei miei cari. Non c’è niente di macabro in ciò, si fa così in mezzo mondo. Se un amico/a volesse avere un pò delle mie ceneri, per tenersele a casa o per disperderle da qualche parte, che gliene sia fatto dono. Non voglio assolutamente che nessuna foto o riproduzione di Cristo, Madonna, santo, divinità, padrepio, angelo, demone, profeta o diavoleria varia sia avvicinato all’urna contenente le mie ceneri. Che ci siano solo mie foto, magari quelle in cui sorrido. Al massimo, che si accenda un incenso di tanto in tanto. Mi è sempre piaciuto l’odore dell’incenso.
  5. Che il mio cadavere o le mie ceneri non siano portati all’interno di templi religiosi. Se per religione si intende la credenza in uno o più essere soprannaturali o divinità (che hanno creato il mondo e/o hanno fissato le regole su come si dovrebbero comportare gli uomini), in angeli, diavoli, spiriti, demoni, fantasmi e/o diavolerie e idolatrie varie, non richiedo alcuna celebrazione religiosa per il mio funerale. Anzi, non voglio nessun “funerale” come comunemente inteso in Italia. “Si è sempre fatto così” non è una scusa valida.
  6. che il mio cadavere o le mie ceneri non siano bagnate con acque ritenute (dalla credulità popolare) sante o miracolose, che vorrebbero rendere sacro qualcosa di estremamente normale, naturale e banale come la morte;
  7. se la mia famiglia e i miei amici più cari volessero riunirsi per ricordarmi, spero lo facciano in un luogo allegro – un bel parco andrebbe bene, o un lago o un prato verde o una villetta in campagna con un bel giardino. Che indossino vestiti colorati (in particolare il colore rosso, simbolo del sangue e della vita, del fuoco e della passione, dell’amore e del coraggio, della lotta e della riscossa) e che ci sia musica e non silenzio. Inoltre, mi piacerebbe che venissero letti dei bei passi di qualche libro e che qualcuno suonasse L’Internazionale e le canzoni partigiane, magari con un ritmo un pò balcanico/gitano. Si potrebbero ascoltare anche Govinda Hare di Krishna Das, What a wonderful world di Louis Armstrong, Imagine di J. Lennon, Perfect Day di Lou Red, Pink Floyd, Charles Aznavour, il Requiem Aeternam e l’adagio KV 622 del concerto per clarinetto in si bemolle di Mozart e via dicendo. Magari la gente potrebbe portarsi qualcosa da mangiare ed ecco che ne verrebbe fuori una giornata tutto sommato simpatica. Chi ha una bella voce, canti.
  8. che ogni anno io non sia ricordato all’interno di nessuna funzione religiosa.
  9. che si cerchi di ridurre al massimo le spese.

Testamento materiale: i miei “averi”

Per finire, passiamo al testamento materiale. Non ho una lira per cui questa parte sarà breve. In generale però, e per quanto riguarda le poche cose che vengono generalmente definite “mie” o “di mia proprietà”, vi ricordo che la mia filosofia su “La Roba”:

Le mie poche proprietà non le ho mai reputate mie, in quanto ho ritenuto pienamente mio solo ciò che mi è servito per il sostentamento e per una vita dignitosa, e queste cose le ho mangiate o le ho usate per coprirmi il corpo. Ho sempre amato più la mia Libertà che le mie “cose”. Nel caso in cui nei miei vari conti in banca siano trovate quattro lire, che siano restituite ai miei familiari, che per me di lire ne hanno spese tante. Che la collezione di monete e banconote venga tenuta in mia memoria. Ad ogni modo le collezioni non si vendono mai. Che i miei libri siano sfogliati, di tanto in tanto, da chiunque ne sia interessato, nel rispetto che io ho sempre avuto per i libri. Sono stato la persona che sono stato anche per via dei libri che ho letto. In caso, i libri possono essere donati ad una biblioteca pubblica. Che i miei vestiti non vengano tenuti come reliquie, se non vengono indossati. Che vengano regalati a qualche amico che se li può mettere oppure ad una famiglia bisognosa. Se doveste trovare qualche scritto nel mio laptop, tenetelo come ricordo di me o condividetelo con chi ne fosse interessato.

Ho cercato di essere una persona buona e di migliorarmi, anche se ho un caratteraccio. Spero di avervi lasciato qualcosa e di non scomparire insieme al mio corpo. Arrivederci, buon proseguimento e buon divertimento.

Alessio, Città Ho Chi Minh, febbraio 2009

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Alba a Bagan, Birmania. Foto Alessio Fratticcioli.

Alessio Fratticcioli

About Alessio Fratticcioli

Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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