La Scimmia d’Oriente: intervista a Marco Ferrarese (Parte 2)

Seconda parte dell’intervista a Marco Ferrarese (qui la prima parte)

Intervista di Alessio Fratticcioli – Fotografie di Kit Yeng Chan

Ti ho conosciuto grazie al tuo sito www.monkeyrockworld.com, hai voglia di descrivercelo un po?

L’ho aperto perche volevo scrivere della mia vita in Cina, e unire il tutto a recensioni musicali e cinematografiche (da qui rock world, ma anche perché io rocko il mondo, ahahah). Alla fine il primo aspetto ha prevalso, e ho trasformato il sito in un blog personale/portale di viaggi indipendenti. Ho avuto l’ispirazione dalla comunita’ di viaggiatori italiani organizzata da Tripluca e mi sono poi evoluto nella mia direzione piu’ particolare e meno comunitaria… sono sempre stato un mostro solitario. Mancava un profilo di viaggi asiatici onesto, vetriolico e scritto piuttosto bene nel web italico, e ho cercato di mettere la penna a frutto di quella mancanza, con risultati detti da molti “ad effetto sicuro”.

Potresti elencarmi i paesi in cui hai viaggiato?

Certo. Te li metto in ordine alfabetico (alfabeto inglese) come appaiono nel mio profilo su Couchsurfing.org: Australia, Austria, Belgio, Brunei Darussalam, Cambodia, Cina, Croazia, Reppubblica Ceca, Inghilterra, Finlandia, Francia, Germaniaa, India, Indonesia, Irlanda, Italia, Laos, Lussemburgo, Malesia, Mongolia, Myanmar (Birmania), Olanda, Scozia, Serbia, Montenegro, Singapore, Slovenia, Spagna, Sri Lanka, Svezia, Svizzera, Thailandia, Stati Uniti, Vaticano, Vietnam e Galles. Posso dire di aver visitato quasi tutti questi paesi in maniera molto esaustiva: per esempio, gli Stati Uniti contano come un paese, ma ne ho visitati ben 45 su 50. Come la Cina, di cui ho visitato 22 delle 33 province. Ho viaggiato per un anno di seguito, quindi questo ha aiutato molto a completare i miei percorsi sulle mappe mentali che mi piace crearmi.

E in quali paesi hai vissuto?
Ho vissuto in Australia, Cina, Stati Uniti, e ora sono in Malesia.Per “vissuto”, intendo posti in cui sono stato più o meno a lungo, dove ho lavorato e/o studiato, e dove ho intessuto rapporti personali o sentimentali profondi.

Con che criterio scegli i paesi dove viaggiare?

In genere, se non ci sono ancora stato, ci vorrei andare. E possibilmente quando ho tempo di viaggiare a lungo, paesi limitrofi, per continuare e saggiare le distanze geografiche, senza volarci sopra in poche ore. Ho visitato gia’ molti paesi asiatici, ed essere ancora qui mi da’ la possibilita’ di continuare a farlo. A me piace esplorare i paesi in lungo e in largo, vedere tanto, e ritornare dopo qualche tempo negli stessi posti per vedere come sono cambiati.

In quale paese che hai gia visitato vorresti assolutamente tornare?

La Mongolia. In Cina ci sono gia’ ritornato. Torno in India a gennaio per continuarne l’esplorazione… e’ un posto fantastico. Vorrei rivedere la Birmania ora che San SuKyi e’ stata liberata… l’Indonesia, nelle regioni che non ho visitato… la Serbia anche, uno stupendo e strano posto. In verita’ vorrei tornare in ogni paese che ho visitato per vedere come e’ cambiato e rallegrarmi o incazzarmi, e fare il saputello “si stava meglio prima che adesso”, ahahahah.

Qual è il paese che hai amato di meno?

Non lo so, ogni paese da’ emozioni diverse e all’interno dello stesso paese si provano sempre emozioni contrastanti. Su due piedi ti direi il Vietnam per l’insistenza e la maleducazione delle sue persone, ma l’ho probabilmente vissuto troppo da turista outsider. Bisognerebbe ritornare, e forse lo faro’. La Thailandia anche, ogni volta che torno la amo di meno perche’ vedo come cambia e come cambiano le generazioni di giovincelli scialbi around the world in 200 days… noioso. E i thailandesi son sempre piu’ piegati a novanta, perche’ la moneta canta.

Qual è stata la tua esperienza di viaggio più pazza ?

Non ho ancora fatto viaggi estesi in bicicletta, moto o a piedi/autostop, ma direi che l’aver viaggiato in un anno da Ulan Batar in Mongolia a Sumbawa in indonesia via terra (con Borneo malese compreso), ritorno a Bali, un solo volo per Melbourne, e il giro di mezza Australia si possa classificare come un insieme di esperienze abbastanza pazzesche.  Ah, con alcuni amici ho cucinato e mangiato un canguro appena ucciso con la nostra auto in Australia… giusto per dirtene una che fara’ arrabbiare  i piu’ politicamente corretti tra i tuoi lettori, ahahahahah….

Beh, una volta che il canguro era morto… penso che nessuna religione preveda riti funebri per i canguri. Ma torniamo al nostro amato tema del viaggio. Una volta ho scritto di non credere piu alla differenza tra viaggiatori e turisti, tu cosa ne pensi?

Penso che sia vero, se ci limitiamo a viaggiare con una Lonely Planet in mano e seguendo gli itinerari battuti dai viaggiatori e dai saccopelisti di tutto il mondo. Se ti fai prendere da questa descrizione, perdi tutto il senso del tuo viaggiare. Siamo tutti umani, e molti provenienti dall’Occidente dove ci facciamo questi problemi esistenziali da mezze seghe in cerca della luce… “chi siamo? Dove andiamo? Cosa facciamo? Siamo o non siamo dei puri?” Mi sono posto tante domande simili durante un anno di viaggi perpendicolari all’asse dell’ equatore dalla Mongolia all’Australia. Passi da posti dove ci sei solo tu, e le capre, a posti dove ci sei solo tu, e le capre con gli zaini. Cosa e’ meglio? Non lo so, non lo sappiamo. Ci lamentiamo del fatto che viaggiare sia diventato un percorso tracciato come nel Risiko, ma allo stesso tempo quando ci troviamo in posti abbastanza “out of the beaten path” come che so, Sumbawa in Indonesia, e ci diciamo che palle, non c’e’ l’internet point, oppure le guesthouse non esistono e quindi paghiamo l’albergo dieci o venti euro a notte. La mia chiavetta USB qua non prende, atz, il mio business online!!  Ci sentiamo a disagio quando la gente del posto ci invita a casa loro, pensando a uno degli insidiosi “drug & robbery scams” segnalati su tutte le Rough Guides, Lonely Planet, Frommer e anche Footprints!! Quindi dove sta la differenza tra un viaggiatore, e un turista? Siamo arrivati al punto in cui la gente utilizza anche le esperienze di viaggio per tracciare dei percorsi egoturistici, del tipo che si, se vai solo nel sudest asiatico sei uno sfigato mentre se vai in India no, ma poi in India ci trovi i freaks e gli hippies e allora no, non va piu’ bene. Per quel che ne so io, i viaggiatori non erano gli esploratori dei secoli passati, ma un branco di freakettoni che cercavano spiagge e montagne dove fumarsi le loro canne in pace e armonia con le comunita’ locali. La gente che a fine ‘70/meta ’80 si schiantava di eroina a Kathmandu, o arrivava in Malesia dall’Europa, con meta finale l’Australia, e si beccava quel timbro che fa ridere, SHIT, che non vuol dire “merda” ma “Suspected Hippy in Transit”, sebbene si, faccia ridere che il governo malese non abbia pensato alla merda, e si, molti di voi mi diranno “gli hippies sono una merda!”.

Io vedo turisti ovunque. Le comunita’ viaggianti hanno aiutato, ma anche livellato, l’esperienza di un viaggio/viaggiatore.  Per me ora e’ meno importante cercare la definizione, e piu’ interessante immergersi in quel che si sta facendo. Tentare delle vie di uscita dai cliche’. Studiare una lingua, un’arte marziale, un lavoro, studiare una cultura o mettersi a vivere in queste comunita’.  Non so se io sto ancora viaggiando, ma il mio dura da quasi quattro anni, e sta ora contemplando un periodo di 18 mesi passato a studiare in una universita’ pubblica malaysiana… un’esperienza totalizzante, nel suo orrore accademico, ormai concluso… ora si mi potrei sedere e parlarti di questo paese con la cognizione di causa di un esploratore. Il viaggio, quello lo lascio a chi vuol riempirsene la bocca. Non mi interessa piu’ a questo punto, non devo dimostrare piu’ niente a nessuno, se non continuare a conoscere i miei limiti e andare dentro a me stesso attraverso la riscoperta dell’altro.

Al mondo ci sono ancora dei luoghi da scoprire e esplorare ?

Assolutamente si. Si puo’ scoprire anche il Duomo di Milano o Piazza san Marco durante una invasione di giapponesi ultracorpi se lo si vuole. Le cose sono dietro l’angolo, nascoste, presenti, ovunque.  Gli stimoli fanno cambiare le prospettive e scoprire cose che prima non si conoscevano. Google Earth non riprodurra’ mai il calore del sorriso di un bambino col moccio al naso e sporco, l’odore delle carrozze dei treni nella Mongolia Interna, o il colore della sabbia del deserto nel New Mexico. Gli stimoli aprono le porte. Le porte si aprono anche girando la maniglia verso lo stipite, lo fanno solo in modo diverso. In un villaggio, ogni abitante nasconde una storia. Ci sono decine di storie e scoperte diverse, che portano a luoghi diversi che possono essere esplorati diversamente da menti diverse. In una citta’, queste persone sono migliaia. A volte migliaia di migliaia. Immagina le possibilità… bisogna aprire gli occhi, e guardare bene alla base di queste storie. Siete mai stati nella casa di un gruppo di lavoratori immigrati bengalesi in Malesia? Quali sono le loro storie, i segreti, i loro desideri? Ecco, questi luoghi sono ancora magici, e per questi luoghi, e molti altri, vale la pena viaggiare.

Utilizzi guide di viaggio?

Si, mi piace avere un libro dove poter guardare le mappe e seguire degli itinerari, unirli, stravolgerli, girarli, andare dove non mi dicono di andare. E mi piace avere in mano qualosa che io possa criticare, positivamente o meno. A volte sono fatte bene, a volte male, ma spesso aiutano ad arrivare piu’ facilmente a quel punto in un viaggio dove smetti di pensare a dove devi appoggiare i bagagli, e inizi a guardarti attorno e a capire cosa puoi iniziare a fare. Mi piace leggere e preparare i miei itinerari, lo faccio con gusto e piacere, e imparo molte cose della geografia del mondo, che mi rimangono sempre in testa dopo. Uso moltissimo anche le informazioni piu’ aggiornate che si trovano su internet. Nessun posto dove andare mi spaventa logisticamente, ma sapere quali sono i posti piu’ belli per altri spesso significa sapere dove sono dei gran bei posti.

Cosa pensi dei turisti anglosassoni?

Non si puo’ generalizzare, ma in genere, piu’ giovani sono, piu’ cerco di starne alla larga. Mi interessa meno di prima bere e spaccarmi la faccia tutte le sere, tanto meno quando sono in giro, in piu’ se proprio volessi esplorare questa antropologia, tornerei in Inghilterra, non la cercherei in Laos o in Cambogia. Ho viaggiato comunque con tanti buoni amici anglosassoni, quindi non potrei fare di tutta l’erba un fascio e appicargli fuoco.

E degli italiani?

Piu’ o meno lo stesso discorso, anche se tristemente devo dire che di italiani giovani in giro ce ne sono sempre stati pochi, e ora anche meno forse? Tanta gente sopra i 30, o di mezza eta’. Tanti in fuga da qualcosa, o alla ricerca di qualcos’altro. Non li biasimo, vivere in Italia oggi deve essere dura, credo. Una cosa che non mi piace di questi Italiani viaggianti, e non solo italiani, e’ l’idolatrazione che hanno dell’Asia quando sono in Asia. Come se in Asia non fossero le stesse nullita’ che sono a casa loro. Di certo questo non te lo dice l’asiatico, che fa fatica ad esprimere una sua opinione in pubblico, figuriamoci se viene a smontare la tua costruzione mentale. Non posso biasimare una persona che si vuole godere una vacanza in posti economici, caldi e dove la gente e’ generalmente servizievole, ma gli stronzi puzzano dappertutto, ricordiamocelo. Si, sta al sole sull’amaca e scrivi a casa su Facebook che oggi hai speso 8 euro in totale per vivere, poi torna  a casa tra un mese, e continua a ricordare quello che hai fatto qua per 30 giorni. Cosa hai portato alla societa’ locale? Dei soldi, ricordalo bene. Solo dei luridi soldi. E fammi il piacere, quando dici “e, mollare tutto e vivere qua”… la difficolta’ sta solo nella tua testa. In tanti lo abbiamo fatto, quindi smetti di essere ridicolo e rincorri i tuoi sogni. Se poi stai bene in Italia, ok, allora basta lamentarsi.

Hai qualche consiglio da dare ai viaggitori meno esperti?

Non girate con la Lonely Planet in mano tutto il tempo. Non solo vi rende dei babbi agli occhi dei viaggiatori o turisti piu’ esperti (evitando cosi’ potenziali incontri interessanti), ma vi limita a dei percorsi che stanno diventando sempre piu’ battuti in paesi che ormai sono esotici solo perche’ stanno ai tropici. Lasciatevi andare, non andate a Krabi perche’ qualcuno vi dice “it’s nice”. “It’s nice” vuol dire bar sulla spiaggia, birra, inglesi, francesi, tedeschi, guesthouse coi cuscinoni e le puntate di Friends trasmesse sino al vomito… dove sono gli asiatici? Nascosti in cucina a fare panini o coi rasta a suonare Bob Marley sulla spiaggia o a giocare col fuoco? Cazzo, quello non e’ nice!!! Trovate il vostro “nice” in mezzo al niente, siate i leader di voi stessi.

Viaggiando in Asia, uno degli aspetti in cui un occidentale non puo non imbattersi e’ la povertà. Quale sono le tue impressioni?

Da occidentale quasi povero in Asia, la poverta’ non mi impressiona piu’. A riguardo, quando posso tento di aiutare facendo del volontariato o documentando l’esistenza di NGO, associazioni e fondazioni varie. Ho visto tanta poverta’, ma anche molta dignita’. Insomma, si fa quel che si puo’ per aiutare e sensibilizzare, ma il problema e’ grosso. Di certo, non vado a dare soldi ai bambini, incrementando cosi’ il loro sfruttamento da parte di genitori affamati o avidi, e spero che vedendoli tornare a mani vuote, li mandino invece a scuola a imparare una professione.

Parli di povertà, ma io menzionerei anche la ricchezza, che si vede ogni giorno in misura maggiore, soprattutto nelle citta’. I piu’ poveri devono adattarsi alle situazioni, spesso sviluppando degli atteggiamenti disgustosi, tutti in ricerca del denaro. Credo sia un problema globale, e che ci vorrebbe un cambio radicale nel pensiero comune per appianare i livelli. Dato che questo non e’ successo negli ultimi duemila anni, credo che la poverta’ nel “Sud del Mondo” continuera’ ad esistere.

Continua: La Scimmia d’Oriente: intervista a Marco Ferrarese (Parte 3)

Alessio Fratticcioli

About Alessio Fratticcioli

Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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2 Responses to La Scimmia d’Oriente: intervista a Marco Ferrarese (Parte 2)

  1. marco says:

    il viaggiatore che fa il finto povero e da giudizi sugli altri “turisti” è piu’ penoso di loro.

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