Libri di viaggio (a mia insaputa)

claude levi-straus

Tristi tropici – Claude Lévi-Strauss

Inizia così un dei più bei libri di viaggio che siano mai stati scritti, forse il più bello che sia mai stato scritto.

«Odio i viaggi e gli esploratori, ed ecco che mi accingo a raccontare le mie spedizioni. Ma quanto tempo per decidermi! Sono passati quindici anni da quando ho lasciato per l’ultima volta il Brasile e durante tutto questo tempo ho progettato spesso di mettere mano a questo libro; ogni volta una specie di vergogna e di disgusto me lo ha impedito. Suvvia! Occorre proprio narrare per disteso tanti particolari insipidi e avvenimenti insignificanti? Nella professione dell’etnografo non c’è posto per l’avventura: questa non costituisce che un impaccio (…) Tuttavia questo genere di racconti riscuote un successo che per me rimane incomprensibile. L’Amazzonia, il Tibet e l’Africa invadono le vetrine sotto forma di libri di viaggio, resoconti di spedizioni e album fotografici, dove la preoccupazione dell’effetto è troppo preponderante perché il lettore possa valutare la testimonianza che gli è offerta. Anziché sollecitato nel suo spirito critico, il lettore richiede sempre più questo genere di cibo e ne ingurgita quantità prodigiose. È un mestiere, oggi, essere esploratori: mestiere che non consiste, come si potrebbe credere, nello scoprire, dopo uno studio prolungato, fatti rimasti ignoti, ma nel percorrere un numero considerevole di chilometri raccogliendo immagini fisse o animate, preferibilmente a colori, grazie ai quali si possa, per parecchi giorni di seguito affollare una sala di ascoltatori, a cui le cose più ovvie e banali sembreranno tramutarsi miracolosamente in rivelazioni per il solo motivo che l’autore, invece di compilarle senza muoversi, le avrà santificate con un percorso di 20.000 chilometri…». (Claude Lévi-Strauss – Tristi tropici)

Il libro di Levi-Strauss lo comprai per caso, uno di quei colpi di fulmine che mi capitavano in libreria e di cui ho già scritto, e divenne il mio primo viaggio  senza uscire di casa ma, per me, anche questo è viaggiare. “Tristi tropici” non è solo un resoconto reale ma è anche un viaggio per la mente, un racconto fatto di avventure ma anche riflessioni che vengono fatte in un momento storico che sotto molti aspetti assomiglia all’attuale, era in corso quella che era stata la più grave crisi economica mondiale della storia prima che si verificasse quella attualmente in corso e molte democrazie erano già crollate o erano in pericolo. Un viaggio verso altre culture ma anche altre certezze, uscire dall’illusorio Eden occidentale e scoprire che esistono altri illusori Eden dove le regole sono diverse.

Comunque, questo post nasce per colpa di Pietro che cercando un editore per il suo libro, dove raccoglie il diario di un viaggio, si è sentito rispondere dall’addetta di una casa editrice: “secondo me (interessato) ai diari di viaggio non trovi nessuno, devi farne dei romanzi”.

odissea

Odissea – di Omero nella traduzione di Ippolito Pindemonte

Per me la categoria “libri di viaggio” non esiste veramente, è solo una comoda classificazione che serve agli editori per disporre di una collana in più od alle librerie per uno scaffale dedicato ad un ennesimo tema.

Scusi. In che scaffale trovo L’Odissea?

Siccome per me un libro di viaggio è fondamentalmente “la guida turistica”, con tutti i suoi pregi e difetti, ho fatto mente locale per cercare di ricordare i libri di viaggio che avevo letto a mia insaputa ed il primo libro che mi è venuto in mente non poteva che essere  l’Odissea che, se non è un viaggio, allora ditemi voi cos’è un viaggio.

Certo Omero ci racconta una storia probabilmente inventata o meglio, come si dice e come han chiesto a Pietro, romanzata.  Ma questo non è forse quel che fanno tutti quelli che scrivono racconti?

Uno dei (peggiori) romanzi di Gabriel García Márquez si intitola “Vivir para contarla“, mi pare emblematico: vivere per raccontare e la vita in fondo è un unico viaggio ed anche chi non è mai uscito dai limitati confini del proprio giardino ha qualcosa da raccontare.  Se non mi credete leggetevi “Oltre il giardino” di Jerzy Kosinski e poi ne parliamo.

Un altro libro di viaggio letto a scuola è la Divina commedia per la quale valgono le cose dette per l’Odissea e mi parrebbe adatta da riporre nel ripiano dedicato al trekking (chiedo scusa ai dantisti per questa stupida battuta).

on the road

Sulla strada – Jack Kerouac – 1a ed. Oscar Mondadori

«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»

«Dove andiamo?»

«Non lo so, ma dobbiamo andare»

(Jack Kerouac – On the Road)

 

Alice:  Volevo soltanto chiederle che strada devo prendere!

Stregatto:  Be’, tutto dipende da dove vuoi andare!

Alice:  Oh veramente importa poco…

Stregatto:  Be’, allora importa poco che strada prendi!

(Lewis Carroll – Alice nel paese delle meraviglie)

 

Il dialogo tra Sal Paradise (Jack Kerouac) e l’amico Dean Moriarty (Neal Cassady)  e quello tra Alice e lo Stregatto, lo spirito umano destinato al viaggio non importa dove e non importa se reale o fantastico, l’importante è partire.

Kerouac scrive il suo libro negli anni del dopo guerra o meglio durante la Guerra Fredda, un periodo in cui il comunismo era il cattivo di turno da cui le democrazie occidentali tendevano a difendersi a qualsiasi costo. Ed è in quel clima che nasce la Beat Generation , una generazione che si opponeva ad una  omologazione capitalistico – consumistica  e cercava di difendere la propria identità ponendosi interrogativi  e cercando risposte non conformiste.

La strada. Diari di un vagabondo - London Jack

La strada. Diari di un vagabondo – London Jack -Ed.Castelvecchi

Ma cinquant’anni prima di Kerouac è Jack London che in La strada – Diari di un vagabondo,  descrive ed anticipa, con  il suo viaggio per gli Stati Uniti, il malessere di  disadattati, vagabondi, disoccupati, miserabili abitanti di una Nazione che,  astro nascente dell’imperialismo industriale,  inizia in quegli anni a spargere il seme della dorata democrazia consumistica.

Tutto qua? Vuoi mettere l’imponente Mississippi?” dice Mark Twain dinnanzi all’Arno, scrittore irridente ma viaggiatore sensibile ed attento, nel suo Gli innocenti all’estero. Viaggio in Italia dei nuovi pellegrini, dove non rinuncia ad abbandonare la sua visione critica delle piccole e grandi finzioni del mondo e delle convenzioni del viaggiatore. Vita dura invece è opera del Twain giovane, autore ancora sconosciuto, e racconta dei suoi viaggi col piglio del vagabondo esperto nel sopravvivere che una sera si siede attorno ad un fuoco a decantare le sue avventure.

“Le notizie sembrano uscire da me per natura, come vino dalla botte. Spesso mi è sembrato che avrei dato la mano destra, se avessi potuto trattenere i miei ricordi; ma non è stato possibile” (Mark Twain – Vita dura) 

john steinbeck

In viaggio con Charley – John Steinbeck -Ed.Rizzoli

L’ on the road  di John Steinbeck è in compagnia di Charley il suo barboncino a cui lo scrittore espone le proprie osservazioni ma anche ricordi, speranze e sogni. Un monologo non monologo tra Steinbeck ed i suoi dubbi.

Festa mobile di Ernest Hemingway fu pubblicato dopo il suo suicidio. “…  Parigi fu semplicemente il miglior posto al mondo per lavorare, e rimase per sempre la città più amata. .. non è necessario che andiate a Parigi; semplicemente, leggete Festa mobile e sarà il libro a portarvi là” (commento del nipote Sean Hemingway).

Latinoamericana. Un diario per un viaggio in motocicletta di Ernesto “Che” Guevara. Leggere questo libro, in cui il Comandante non è ancora il “Che” ma un qualsiasi giovane che come tutti i giovani si crede immortale, dopo che la sua vita era già compiuta e sapendo quindi che il lieto fine era escluso, è stato per me un avanzare di pagina in pagina in attesa della sconfitta… anche se: le Battaglie non si perdono, si vincono sempre (Jean Cormier – La storia di Ernesto «Che» Guevara  – Ed.Rizzoli).

Ernesto Guevara

Latinoamericana. Un diario per un viaggio in motocicletta -Ernesto Guevara – Ed.Feltrinelli

Mi accorgo che la lista dei libri di viaggio che ho letto a mia insaputa si allunga a dismisura mano a mano che ricordo un titolo o un autore ed il mio viaggio corre il rischio di diventare senza ritorno e, se non ritorno, a chi lo racconto?  Ne riparliamo.

“Viaggiare è una scuola di umiltà, fa toccare con mano i limiti della propria comprensione, la precarietà degli schemi e degli strumenti con cui una persona o una cultura presumono di capire o giudicano un’altra. Non c’è viaggio senza che si attraversino frontiere – politiche, linguistiche, sociali, culturali, psicologiche, anche quelle invisibili che separano un quartiere da un altro nella stessa città, quelle tra le persone, quelle tortuose che nei nostri inferi sbarrano la strada a noi stessi. ” (Claudio Magris – L’infinito viaggiare)

 

 

Tiziano Matteucci
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About Tiziano Matteucci

"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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2 Responses to Libri di viaggio (a mia insaputa)

  1. Fabio says:

    A me è piaciuto molto il racconto di viaggio in Marocco di De Amicis, descrizioni stupende!! Ho trovato un’edizione con i nomi attuali delle città e mappa interattiva… http://goo.gl/8jIEJ6

  2. Pingback: I canti per viaggiare | Asiablog.it

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