Thailandia: la crisi colpa della “troppa democrazia”, dice il dittatore

Thailandia Prayuth 2015

Thailandia: Prayuth parla alla conferenza degli industriali thailandese, 23 marzo 2015. Foto Khaosod

E aggiunge: “siamo democratici al 99 per cento. Se davvero avessi potere assoluto, avrei consegnato i dissidenti ad un plotone di esecuzione”

(Asiablog.it) – La crisi politica che ha scosso la Thailandia negli ultimi dieci anni è il risultato della “troppa democrazia”. Lo pensa il golpista Prayuth Chan-ocha, che ha preso il potere con il colpo di stato militare nel maggio 2014 divenendo capo della giunta militare. Prayuth, che è stato poi nominato primo ministro con il 100% dei voti dal parlamento che a sua volta era stato nominato dal regime stesso, ha illustrato la sua opinione davanti ad un gruppo di uomini d’affari in occasione di una conferenza svoltasi a Bangkok il 23 marzo. Ecco le sue parole: 

“Il nostro paese ha avuto così tanti problemi perché abbiamo avuto troppa democrazia, a differenza di altri paesi in cui il governo ha più potere di limitare le libertà. […] Anche i media non possono criticare [quei leader], come invece fanno qui. Insisto che oggi siamo democratici al 99 per cento, perché io non ho rovesciato la democrazia. […] In questo momento non posso nemmeno impedire alla gente di opporsi a me. Se davvero avessi potere assoluto, avrei imprigionato i dissidenti o li avrei consegnati ad un plotone di esecuzione. […] Oggi ci sono alcune persone che mi vogliono bene, ma ci sono anche molte persone che mi odiano. Ma sappiate che non sto facendo questo per me stesso. Io sono qui a lavorare per il Paese.”

Da notare come dopo la condanna del presunto eccesso di democrazia che avrebbe piagato il Regno della Thailandia in passato, prima del suo ‘salvifico’ golpe militare, il generale in pensione Prayuth si affretta a ribadire che il suo regime militare è in realtà democratico “al 99 per cento”.  Tra l’altro, una valutazione amcora più rosea rispetto a quella della settimana scorsa, quando il golpista disse che il Paese è attualmente “democratico al 90 per cento.”

In realtà a dieci mesi dal colpo di stato del Maggio 2014 la democrazia thailandese rimane sospesa, la legge marziale non è stata ancora revocata e i più elementari diritti civili non sono riconosciuti. Intanto l’assemblea, composta in maggioranza da militari, lavora ad una riforma del sistema politico e ad una nuova Costituzione – la 19esima dal rovesciamento della monarchia assoluta nel 1932. La prossima Carta costituzionale sarà probabilmente la meno democratica tra quelle più recenti, creerà un Senato non elettivo ma con poteri identici a quelli della Camera Bassa, e riserverà ampi poteri ad organismi non elettivi e nominati, cooptati e controllati dall’Establishment.

Nel mese di gennaio, Freedom House ha declassato la Thailandia da Paese “parzialmente libero” a “non libero”, relegando quello che le brochure turistiche chiamano “Paese dei Sorrisi” al gradino più basso dell’indice stilato annualmente dall’istituto di Washington, in compagnia di altre nazioni dell’Asia Orientale quali Myanmar, Cambogia, Laos, Vietnam, Cina e Corea del Nord. Freedom House ha argomentato che in Thailandia le libertà civili sono state sospese in seguito al “colpo di Stato di 22 maggio, i cui leader hanno abolito la costituzione del 2007 ed hanno imposto severe restrizioni alla libertà di parola e di riunione.”

Alessio Fratticcioli

About Alessio Fratticcioli

Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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