La situazione della libertà di stampa: il report 2019 del Consiglio d’Europa

Liberta di stampa

Democrazia a rischio: minacce e attacchi contro la libertà dei media in Europa

Attacchi e minacce ai media in crescita in Italia e nel resto del continente. La libertà di stampa in Europa è oggi più fragile che in qualsiasi momento dalla fine della Guerra Fredda: democrazia in pericolo

(Asiablog.it) — La libertà di stampa in Europa è oggi più fragile che in qualsiasi momento dalla fine della Guerra Fredda: lo sostiene il report annuale sull’informazione pubblicato martedì dal Consiglio d’Europa, organismo che si occupa di tutela dei diritti umani in tutto il continente, dal Portogallo alla Russia.

Nel report, intitolato Democrazia a rischio: minacce e attacchi contro la libertà dei media in Europa, una dozzina di organizzazioni partner della “Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo e della sicurezza dei giornalisti” hanno evidenziato il deterioramento dello stato della libertà di stampa in tutta Europa e hanno elencato le cause.

Giornalisti uccisi e imprigionati

Secondo il report «la crescente violenza contro i giornalisti è particolarmente preoccupante». Due giornalisti sono stati uccisi nel 2018 per il loro lavoro: il giornalista investigativo slovacco Jan Kuciak, che ha portato alle dimissioni del primo ministro Robert Fico, e il dissidente saudita Jamal Khashoggi, il cuo omicidio nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul è ancora sotto inchiesta.

Secondo la Piattaforma, al 31 dicembre erano 130 i giornalisti ancora in detenzione nelle galere europee, la maggior parte in Turchia, che nel report è analizzato come un Paese europeo. Nel Paese di Recep Erdogan, più di 200 giornalisti sono stati arrestati o detenuti in seguito ad un tentativo di colpo di stato a metà 2016.

Giornalisti minacciati e insultati

Ma gli attacchi contro i giornalisti non sono solo di natura fisica. Il report afferma che «il 2018 ha visto una chiara tendenza verso l’abuso verbale e la stigmatizzazione pubblica dei media e dei singoli giornalisti in molti stati membri».

«Esempi di abusi verbali da parte dei leader politici nel 2018 includono il rammarico che i giornalisti non sono ancora “una specie estinta” (in Repubblica Ceca), la pubblicazione di elenchi di giornalisti che osano essere critici nei confronti del governo descrivendoli come “traditori” (in Serbia), e le minacce di ridurre le fonti di finanziamenti pubblici alla stampa sulla base del fatto che “inquina il dibattito pubblico… con denaro pubblico”» (in Italia). Situazione parzialmente diversa in Ungheria, dove il pluralismo dell’informazione è menomato dalla «altissima concentrazione di media nelle mani di oligarchi filogovernativi».

In Italia marcato peggioramento

In questo quadro generale negativo, l’Italia l’anno scorso è stato il Paese che più è peggiorato in Europa, avendo registrato l’aumento più marcato di segnalazioni di infrazioni alla libertà dei media. Per i media italiani i pericoli arrivano da più fronti, ed in particolare da Mafia, criminalità, gruppi neo-fascisti, Governo e partiti di maggioranza.

Secondo i giornalisti italiani, «il costante rischio di violenza è alimentato dalla retorica ostile dei membri del governo e dei partiti della coalizione di governo». In particolare, i due vicepremier italiani, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, sono tra i politici più ostili ai media nel Vecchio Continente, si legge nel report.

Il peggioramento della situazione italiana è coinciso con il cambio dell’esecutivo, in quanto «la maggior parte degli allarmi registrati si sono verificati dopo l’insediamento del nuovo governo, il 1 giugno 2018». In Italia «i due vicepremier esprimono regolarmente sui social una retorica particolarmente ostile ai media e ai giornalisti». Ad esempio, «tra le altre cose Salvini ha minacciato di togliere la scorta al giornalista Roberto Saviano, nonostante siano note le minacce di morte che ha ricevuto da parte delle organizzazioni criminali». Mentre «Di Maio ha insultato i giornalisti dopo il processo al sindaco di Roma, Virginia Raggi, e ha dato inizio a una misura per abolire i fondi pubblici alla stampa», una riforma che rischia di mettere in difficoltà non tanto i grandi gruppi editoriali, quanto le radio e i quotidiani più poveri, piccoli e locali.

Libertà di espressione fondamentale per ogni altro diritto umano 

Thorbjørn Jagland, segretario generale del Consiglio d’Europa, ha affermato che la relazione può «servire come base per il dialogo con gli Stati membri sui modi per migliorare l’ambiente della libertà dei media». «La libertà di espressione è fondamentale per la realizzazione di ogni altro diritto umano», ha detto Jagland, «e merita la massima attenzione dei nostri stati membri». Cosa che però non è sempre accaduta in passato. Ad esempio lo scorso anno Azerbaijan, Bosnia, Italia, Russia e Turchia non hanno risposto a nessuna allerta dei media, si legge nel report a pagina 13.

La Piattaforma è stata lanciata nell’aprile 2015 per facilitare la cooperazione tra i membri del Consiglio d’Europa sulle possibili azioni a difesa della libertà e dell’indipendenza dei media.

Le 12 organizzazioni partner della “Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo e della sicurezza dei giornalisti” sono: la Federazione europea dei giornalisti (EFJ), l’Associazione dei giornalisti europei (AEJ), Reporters senza frontiere (RSF), Articolo 19, il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), Index of Censorship, International Press Institute, International News Safety Institute, The Rory Peck Trust, Unione europea di radiodiffusione (EBU) e Pen International.

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Alessio Fratticcioli

About Alessio Fratticcioli

Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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3 Responses to La situazione della libertà di stampa: il report 2019 del Consiglio d’Europa

  1. Lampino says:

    Anche ieri giornalaio kattivo al $oldo della kasta picchiato a Pescara. Viva Peppe.

  2. Non c’è mai stata la libertà di stampa

  3. Mi piace il populismo è il sovranismo chiamano in causa un movimento che ha portato a una dittatura sé già da parecchio tempo la stampa non è mai stata libera adesso è proprio schiacciata da questo governo

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