Non ho fatto ricerche ma la mia impressione è che i thailandesi si rechino alle urne con una frequenza maggiore rispetto a noi italiani. Qui si vota per il Capo del villaggio ed in progressione, secondo la suddivisione territoriale, sino al Governo e quindi ho accompagnato spesso la mia compagna al paesello natio perché doveva votare.
Di solito già due settimane prima del voto mi si avvisava che saremmo dovuti andare al paese per il voto.
Il resto del “programma” si è ripetuto identico tutte le volte: ci fermavamo a casa sua, suo padre le diceva chi doveva votare, andavamo al Wat (che al paese funziona anche da seggio elettorale), lei votava e si tornava a casa.
Ora ci sono due cose da dire e le dirò restando ai “fatti” evitando di approfondire i “perché”.
La mia compagna si disinteressa di politica e, come tutti gli altri famigliari, segue passivamente le indicazioni dettate da suo padre.
Questa volta: nulla. Nessun preavviso ed a 15 giorni dal voto, nel corso di una visita al paese, noto l’assenza di manifesti elettorali.
Ma “questa volta” le elezioni nazionali hanno risvolti quantomeno “rumorosi”. Possibile disinteressarsi dei risvolti prettamente politici ma impossibile non sapere delle proteste, dei disordini e dei morti a Bangkok.
Ad una settimana dal voto ho iniziato a chiedere lumi: Allora il 2 andiamo a votare?
La risposta immediata è stata: In Thailandia non si vota tutti nello stesso giorno.
Il voto nazionale viene espresso in una unica giornata da tutti gli elettori salvo: residenti all’estero, che ricevono con largo anticipo le schede per votare e residenti con domicilio diverso dalla residenza che votano la settimana precedente.
Mi è parso che la risposta nascesse dal fatto che in TV avevano appena dato notizie dei blocchi dei seggi elettorali in molte province.
Ho insistito sul fatto che tutti votavano il 2 febbraio.
Comportamento che sarebbe da evitare. Le relazioni interpersonali prevedono quantomeno un approccio diciamo: meno aggressivo, le affermazioni altrui non si mettono mai in dubbio diretto riproponendo la medesima domanda. Quindi la risposta è stata : In Thailandia non si vota tutti il medesimo giorno, sei sicuro di aver letto bene il “giornale”.
Arriviamo, in questo stallo, alla sera del 31 gennaio, antivigilia delle elezioni.
Approfittando di una telefonata di suo padre l’ho pregata di chiedere quando si votava: Se non il 2, quando?
Ma suo padre non sapeva nulla del voto, avvalorando indirettamente la tesi del voto in date diverse. Ma, poco dopo, ha telefonato una cugina ed ho fatto ripetere la medesima domanda. Risposta: Il giorno delle elezioni è il 2 febbraio.
Contemporaneamente in TV danno notizia che molte schede elettorali sono ferme a Bangkok , in molte province non si potrà votare. Lei si affretta a tradurmela, in un thai semplice per me, quasi a voler dimostrare che il non arrivo delle schede è la causa del “vuoto” che c’è al paese. Ed al mattino del primo febbraio, sempre dietro mia richiesta, apprendiamo che: al paese non sono arrivate le schede, questo il motivo per cui non si vota. Quando si dice: il caso.
Sera della vigilia, notiziario TV edizione delle 22,30. Pare che il governo abbia minacciato sanzioni per chi non si reca al voto. L’eventualità di una sanzione genera dubbi, domani si telefona, se le schede sono arrivate si va a votare.
Oggi, domenica ore 9. Non si vota.
Il governo brutto e cattivo, che non paga i soldi del riso come promesso, deve andarsene. Le minacce di sanzioni sono vane, inapplicabili, troppa gente non andrà a votare e qui nessuno andrà a votare.
“Il contadino usava dire: Sì, ho occhi che non vedono, orecchi che non sentono ed una bocca che non parla. Vedo più di quanto dovrei, ascolto più di quanto sia bene che uno ascolti, ma poi non parlo di quello che so. So già troppo”
(Il contadino e sua moglie, Racconti thailandesi – Pira Sudham – Ed.Besa)
fonte immagine: thai tv 7
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