Viste da lontano le imminenti elezioni europee paiono insignificanti, come fossero prive di un qualche valore sociale, solo un argomento collaterale alla ben più discussa “diatriba partitica nazionale”.
Questa è l’impressione guardando le problematiche proposte dai quotidiani italiani, dai talk show televisivi, dall’informazione in genere.
Non che non se ne parli in assoluto, ma ho l’impressione che l’argomento non venga trattato in modo diffuso ed approfondito a causa della sua particolare incidenza sulla vita di tutti i giorni. Sospetto che questo accada perché la maggioranza dei partiti lo ritiene un argomento peloso.
Talmente peloso che quella parte di società civile interessata all’argomento e che si riconosce nell’europeismo, ha dovuto trovare il suo rappresentante in una nazione particolarmente colpita dalla crisi economica quale la Grecia (Lista Tsipras), riducendo di molto la propria visibilità.
L’Europa in trappola di Claus Offe (Ed. Il Mulino) non è un libro voluminoso ma l’autore, un economista tedesco, mette sotto la lente d’ingrandimento tutte le problematiche attinenti alla crisi politico/economica europea.
Offe ci presenta la sua visione delle soluzioni idonee al riequilibrio delle diverse economie nazionali oggi in larga parte stressate dalla moneta unica e, come prima opzione, rifiuta l’uscita dall’euro. Lo scioglimento dell’eurozona, per lui, “..equivarrebbe a uno tsunami di regressione politica ed economica”.
Temi già letti da più parti, ma le soluzioni proposte, pur in un’ottica profondamente diversa da quella dei negazionisti dell’euro, sono talmente violente da spaventare sicuramente molti politici, perfettamente a conoscenza di come un ulteriore abbassamento dei salari (costo del lavoro) ed aumento delle esportazioni o diminuzione delle importazioni (riequilibrio della bilancia dei pagamenti) esorbitano dal loro potere nazionale e superano anche la loro forza di contenere la protesta dei cittadini (questo a meno di un ulteriore rapido degrado della democrazia). Le soluzioni proposte evidenziano, innanzitutto, che non esistono alternative morbide per uscire dalla crisi. Anche se la sua è una scelta europeista, resta una dura strada da percorrere. Con l’aggiunta che deve essere una scelta condivisa da tutti gli Stati della zona euro ed alla quale serve il sostegno della parte democratica dell’elettorato per contenere il montante populismo di destra.
In estrema sintesi si tratterebbe di:
– creare una politica fiscale europea riducendo, se non annullando, l’autonoma dai singoli Stati, con una tassazione progressiva dei redditi più alti quale alternativa al solo taglio dei salari,
– regolamentare la finanza, in contrapposizione al libero movimento di capitali, in sostanza evitare la fuori uscita di capitali da Paesi che ne hanno bisogno (una crisi di liquidità non deve trasformarsi in insolvenza),
– finalizzare le singole politiche economiche alla ripresa di tutti gli Stati membri.
Io la vedo dura ma anche Offe, mi par di poter dire, non pare molto ottimista. Sino ad oggi, da parte dei politici italiani (europeisti), le uniche parole spese sono state: “Più Europa”. Una insignificante sintesi delle critiche allo stato attuale delle cose ed un quasi silenzio sulle soluzioni proposte.
Signori, “Più Europa” è questa, quella delineata da Claus Offe. Un percorso verso il risanamento delle istituzioni e dell’economia che porterà i primi benefici ad una generazione che forse non è ancora nata … e questo vale anche per chi sostiene “l’uscita dall’Euro”.
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