Thailandia, la difficile transizione verso la democrazia

Il primo ministro thailandese generale Prayuth Chan-OCHA, prende la mira

Il primo ministro thailandese generale Prayuth Chan-Ocha prende la mira

di Matthew Tempest, 14 marzo 2016, EurActiv.com

Alla fine dello scorso anno, i presidenti del Comitato del Parlamento europeo per gli affari esteri e il capo della delegazione europea all’ASEAN, hanno rivolto l’invito al deposto primo ministro thailandese, Yingluck Shinawatra, di andare al Parlamento europeo di Bruxelles per informare i deputati sullo stato della democrazia nel suo paese.

Con loro sorpresa, non solo la richiesta venne rifiutata [dal regime militare], ma il nuovo primo ministro, il generale Prayuth Chan-Ocha capo della giunta militare, mise pubblicamente in dubbio la genuinità dell’invito.

Shinawatra non è andata a Bruxelles, è agli arresti domiciliari a Bangkok, in attesa di giudizio per un caso di corruzione relativo ad un sistema di sovvenzioni ai coltivatori di riso. I suoi difensori considerano le accuse politicamente motivate.

Di conseguenza i parlamentari europei Elmar Brock e Werner Langen hanno sporto una denuncia congiunta attestante la “sorpresa e profonda delusione […] per la decisione delle autorità thailandesi di bloccare la sua partecipazione ad un dibattito aperto al Parlamento europeo”, un segno di quanto le relazioni UE-Thailandia siano cadute in basso dal momento del colpo di stato militare del maggio 2014.

Al momento del colpo di stato del 2014 l’UE era pronta a firmare un accordo di libero scambio con la Thailandia. Accordo ora sospeso a tempo indeterminato, mentre la Commissione riflette su un divieto totale alle importazioni di pesce thailandese verso l’Europa – un settore dal valore di circa 3 miliardi di $ l’anno, un potenziale duro colpo per l’economia thailandese.

Nel frattempo le violazioni dei diritti umani e le misure repressive sulla libertà di stampa, sotto la giunta militare, sono aumentate in modo allarmante, spronando la condanna da parte dei membri dell’europarlamento e dei gruppi per i diritti umani.

Inoltre le scadenze promesse della giunta per un ritorno alla democrazia continuano a slittare. A dare ascolto alle parole del Primo Ministro Generale Prayuth Chan-Ocha, il paese è a più di metà strada in un agevole percorso di ritorno alla democrazia. Il referendum sulla nuova costituzione è in corso di elaborazione e si terrà probabilmente nel luglio di quest’anno, seguito dalle elezioni nazionali “entro la metà del 2017“.

Se tutto va secondo questi piani, vuol dire che passeranno comunque più di tre anni da quando il generale ha dichiarato la legge marziale, nel maggio 2014, ha rovesciato il governo democraticamente eletto di Yingluck Shinawatra con un colpo di stato militare e si è installato come premier, sostenendo di essere la salvezza della Thailandia da mesi di proteste di piazza che minacciavano la stabilità del paese.

Ma la nuova Costituzione — o almeno l’ultima bozza rilasciata a gennaio — è stato bollata, da uno dei più importanti studiosi al mondo della storia costituzionale thailandese, come un deliberato tentativo di ingannare il mondo esterno. Il professor Peter Leyland, autore de Il sistema costituzionale della Thailandia: un’analisi contestuale, ci ha detto:

«Personalmente, ho pochissima fiducia nel processo costituzionale. Sono convinto che questa bozza non tiene in considerazione gli interessi di tutti … è tutta manipolata per la loro convenienza.

Penso che [nella giunta] ci sia la speranza di poter legare a sè la gente a lungo. Stanno calcolando che, fintanto che fanno promesse di una sorta di referendum sulla costituzione, nazioni come Stati Unit, Gran Bretagna e altri concederanno il beneficio del dubbio al regime. Credo che questo sia, da un punto di vista internazionale, il loro calcolo.

La grande incertezza al momento è lo stato di salute del Re e la sua succession. Su questo punto la politica è in una specie di attesa. Perché su questo argomento la libertà di parola è vietata. Questa è una delle cose che la giunta e il vecchio establishment – che i militari rappresentano – stanno cercando disperatamente di fare: rifiutare il fatto che la politica in Thailandia è cambiata in modo permanente.

Anche se è vero che il culto dei singoli conta molto nei termini di come funziona la politica in Thailandia, è anche vero che le cose sono cambiate perché le aspettative sono cambiate, perché c’è stata, per così dire, l’”esperienza Thaksin [Shinawatra]”, quando la politica ha mantenuto le promesse. Adesso vogliono riportare indietro l’orologio. Ma non può tornare indietro. Questa è la cosa che non capiscono.»

Questioni di fondo: la nuova Costituzione

Questo, in sintesi, il succo delle critiche al recente progetto di Costituzione uscito a gennaio. La bozza di una nuova costituzione – la 20esima dell’era moderna – redatta da una commissione nominata dai militari è stata criticata come troppo repressiva.

Il progetto di Costituzione prevede una Camera Alta di 200 membri non eletti ma nominati dai militari. All’inizio di marzo, il generale Prayuth ha aggiunto che saranno nominati per un minimo di cinque anni, in modo che ci sia un “piano per garantire l’equilibrio durante il periodo di transizione.”

Il potere assoluto risiederebbe – assieme al Re – nel NCPO (Consiglio nazionale per la pace e l’ordine) fino alle elezioni e alla nomina di un governo. Tuttavia, l’NCPO potrebbe annullare le elezioni, consentire alla giunta di mantenere il potere o impedire che singoli partiti vincenti possano formare un governo.

All’esercito è concessa l’immunità costituzionale per tutti gli ordini, annunci e le azioni fino a dopo la formazione di un nuovo governo, potenziale legalizzazione dei programmi “Attitude Adjustment” per giornalisti e dissidenti praticati dalla attuale giunta.

Altri “problemi” riguardano l’inserimento del programma dei militari per il sistema educativo nel programma di studi nazionale, il rendere più difficile in futuro la modifica della Costituzione, e la necessità di rendere piu deboli in Parlamento i partiti più grandi — come il partito Pheu Thai dei Shinawatra — in modo da favorire i partiti più piccoli e rendere necessari i governi di coalizione.

Divieto di fare campagna elettorale

La scorsa settimana, il Bangkok Post ha riferito che tutte le iniziative di campagna elettorale contro il progetto di Costituzione saranno vietate – a meno che con siano state esplicitamente autorizzate della Commissione Elettorale. Il Vice Primo Ministro Wissanu Krea-Ngam ha avvertito, «Gli organizzatori di dibattiti non autorizzati lo faranno a proprio rischio. Ci sono diverse leggi a riguardo, come quelle sulla diffamazione e sulle riunioni in luogo pubblico.» Wissanu ha anche annunciato che basta la maggioranza semplice dei votanti per far passare il referendum – non una maggioranza di elettori registrati – riducendo così le barriere al voto del Sì. Ha anche rivelato che il governo stava facendo in modo che almeno l’80% degli elettori possano ricevere una copia della Costituzione, sostenendo che sarebbe stata disponibile on-line, “con infografica facile da capire … pubblicità e annunci“.

Forse la cosa più inquietante Wissanu l’ha detta rispondendo alla domanda su cosa accadrà se la Costituzione viene respinta dagli elettori thailandesi: «Se sarà respinta, sapremo cosa fare. Parlarne adesso potrebbe essere controproducente. Inoltre, non abbiamo ancora deciso quale può essere il miglior modo di agire ».

Thaksin denuncia come “pazzesco” il processo costituzionale

Il mese scorso, in un’intervista al Financial Times, il latitante ex primo ministro Thaksin Shinawatra – deposto, come sua sorella Yingluck, da un colpo di stato militare – ha denunciato il progetto della nuova Costituzione come “pazzesco“. Sostenendo che questa Costituzione servirebbe solo a far mettere le radici al presente regime autoritario, Thaksin ha aggiunto: «non riesco a credere che nel 21° secolo possa essere scritta una Costituzione del genere. È come se fossimo nel 18° secolo. Invece di scrivere questa follia, sarebbe stato meglio discutere su ciò che [la gente] si aspetta di vedere. Nel 21° secolo nessuno rispetta un paese guidato da una giunta militare».

Il parere comune tra i diplomatici, accademici e ONG contattate da EurActiv, è che la giunta manterrà il potere fino a quando re Bhumibol Adulyadej  verrà a mancare. poi ci sarà quello che il professor Leyland definisce “il grande imponderabile“. Il professore crede che questo «sia lo scenario peggiore. Siamo tutti preparati alla morte del re, ma se il principe ereditario è in grado di avere il medesimo successo, e come la cosa sarà gestita, nessuno lo sa. Questo è il grande imponderabile».

Pochissimi thailandesi hanno memoria della vita prima di re Bhumibol. Oggi 88enne e, dopo 70 anni sul trono, il monarca più longevo al mondo, Bhumibol è protetto da alcune delle leggi di “lesa maestà” più repressive del mondo che rendono reato il “ledere la dignità” del monarca.

Nel frattempo, il generale Prayuth ha confermato che le elezioni sono previste per l’anno prossimo: “Qualunque cosa accada, le elezioni si svolgeranno nel 2017.” Tuttavia, il capo militare, notoriamente irascibile con la stampa, alla domanda di alcuni giornalisti che chiedevano la data delle elezioni dopo il suo colpo di stato militare, ha risposto, «Non ho un lasso di tempo. Dipende dalla situazione. Le faremo al più presto possibile. Basta così». Poi è sceso dal palco e se n’è andato rifiutando altre domande.

È questa la risposta che molti, nella comunità internazionale, temono possa essere quella più vicina alla verità.

Contesto

La moderna politica thailandese è stata forgiata nelle rivolte studentesche degli anni 70 del secolo scorso, prima nel 1973 contro il dittatore militare anti-comunista Thanom Kittikachorn, un alleato degli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam. Il suo ritorno nel paese nel 1976 ha visto il rinnovarsi delle proteste studentesche, che si conclusero col massacro alla Thamassat University, un attacco ai manifestanti pacifici da parte di formazioni paramilitari che ha visto decine di studenti uccisi, forse più di 100. Gli esperti ora ritengono che i militari intendono rimanere al potere per gestire la successione al trono, una situazione potenzialmente esplosiva perché la maggior parte dei thailandesi non ha mai vissuto con un altro capo di stato [Re] né ha memoria dell’ultimo cambio di re, nel 1948.

La politica thailandese contemporanea è divisa tra la famiglia Shinawatra e frequenti ritorni a governi militari. Due esponenti del clan Shinawatra sono stati eletti ed entrambi spodestati dai militari: prima il miliardario magnate delle telecomunicazioni Thaksin (2001-2006), poi sua sorella Yingluck (2011-2014) .

Thaksin è ora latitante a Dubai e con molti punti interrogativi circa il suo ruolo nelle uccisioni extragiudiziali di circa 2.000 presunti spacciatori di droga avvenute durante il suo governo. [L’attuale posizione di Yingluck è sopra riportata]

I sostenitori degli Shinawatra, in gran parte agricoltori e classi lavoratrici del nord [e in parte la nuova borghesia di Bangkok e della Thailandia in genere], indossano camicie rosse, in opposizione alle camicie gialle [sostenitori dei movimenti anti-Shinawatra e del Phak Prachatipat], che sostengono l’esercito e la monarchia.

(Libera traduzione, immagine e video da: Thailand’s rocky road back to democracy)

Questo articolo è parte di Unione Europea – Thailandia, le relazioni dopo il colpo di stato, un report speciale di Eur Activ.com

Tiziano Matteucci
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"Siede la terra dove nata fui / su la marina dove ’l Po discende / per aver pace co’ seguaci sui." (Dante Alighieri - Inferno, V). Per il resto non c'e' molto da dire. Pensionato italiano che ora risiede in una cittadina del nord ovest della Thailandia per un assieme di causalità e convenienze ... c'è solo una cosa certa: "faccio cerchi sull'acqua ... per far divertire i sassi" (Premdas)
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